Il piano di Matteo Salvini per cambiare la Lega. Vertice del centrodestra a Roma

Matteo Salvini, leader della Lega, guarda senza logica d’inganno i deludentissimi risultati nella grandi città in questa tornata di amministrative. Ma più di tutto guarda l’alta percentuale di astensioni e i risultati ottenuti dal centrodestra.  A valle della presa di coscienza politica, forse, prende atto che si è persa una logica comunicativa con gli iscritti al partito e con gli elettori provando a delineare  la strategia della Lega per il futuro prossimo.  Futuro che dovrà essere  diverso dal recente passato. Primo punto sarà intervenire sulla logica del territorio partendo dalla riorganizzazione del partito attraverso congressi cittadini, utili per sostituire e rinnovare i dirigenti. Salvini, dopo aver visto e sistemata  la struttura del partito, ripartirà dal Paese reale con una nuova agenda politica. Di seguito  si lancerà poi nell’apertura di ‘un confronto serrato’ con categorie produttive e sociali, amministratori locali, famiglie e imprese. Da Nord a Sud – si legge ancora nella sua nota. Obiettivo:  interpretare al meglio la voglia di ripresa e di rilancio dell’Italia nel post-Covid.

Parliamo da una campagna d’ascolto necessaria visto che negli ultimi mesi si è persa in vaccini, green pass e altro. Molti  dirigenti del Carroccio osservano che ‘non possono essere le priorità di un partito come il nostro’. ‘Le urne hanno consegnato alla Lega 69 primi cittadini in più dopo il primo turno del 3-4 ottobre- spiega sempre la nota ufficiale-, a cui se ne sono aggiunti altri 13 dopo i ballottaggi che vedevano sindaci uscenti di centrodestra in otto Comuni’.

Salvini, a Catanzaro,  a ridosso della chiusura delle urne, aveva parlato brevemente di elezioni: ‘Gli elettori hanno sempre ragione quindi se a Roma ha vinto Gualtieri, buon lavoro a Gualtieri e se a Trieste ha vinto Di Piazza buon lavoro a Di Piazza. A Cosenza c’erano due Caruso quindi buon lavoro a prescindere. Penso al ruolo dei politici ma anche a quello dei giornalisti quando nell’ultimo mese di campagna elettorale si parla di vicende private, di abitudini sessuali e di assalti fascisti. Visto che votano tanti Comuni italiani nella prossima primavera, entro Natale io voglio i nomi dei candidati sindaci. L’errore che abbiamo fatto in alcune grandi città è di arrivare troppo tardi, con il nome solo alla fine specie in un momento come questo dopo il Covid, in cui la gente ha tanti problemi e poco tempo’.

La realtà ineludibile, mettendo a parte i candidati non adatti, gli ingannevoli sondaggi, il problema reale della coalizione del centrodestra è dato dai continui bisticci tra FdI da una parte e Lega e Forza Italia dall’altra, che hanno indebolito la coalizione.

Ieri nella dimora romana di Silvio Berlusconi, Matteo Salvini e Giorgia Meloni, si sono incontrati per un pranzo di lavoro, intrattenendosi per circa due ore, dove hanno fissato   l’impegno a vedersi almeno ogni settimana e a muoversi compatti in vista dei prossimi appuntamenti, elaborando una linea univoca, a partire dall’elezione del presidente della Repubblica e dalla  riforma del sistema elettorale ‘non in senso proporzionale’.

‘In un clima di massima collaborazione, dopo un attento esame dei risultati elettorali e delle cause che li hanno determinati, i leader del centrodestra hanno stabilito che, d’ora in avanti, avranno incontri periodici – con frequenza settimanale – per concordare azioni parlamentari condivise. Con questo stesso spirito, il centrodestra intende muoversi compatto e per tempo per preparare i prossimi appuntamenti elettorali e politici, con particolare attenzione all’elezione del prossimo presidente della Repubblica’. Questo è  quanto si legge in una nota comune diramata alla fine dell’incontro: ‘Il centrodestra intende continuare a lavorare come coalizione e ha confermato conseguentemente la propria indisponibilità a sostenere un cambiamento della legge elettorale in senso proporzionale’.

‘Non è importante chi lo chiede ma che ci si veda…’. Così Giorgia Meloni arrivando a ‘Villa Grande’ per incontrare Silvio Berlusconi e Matteo Salvini, ha risposto a chi gli chiedeva se è stata lei a chiedere per prima un vertice di centrodestra dopo il voto sulle amministrative.

‘I candidati li hanno scelti prevalentemente gli alleati e non candidare Lupi a Milano come chiedeva Berlusconi è stato un errore, candidare Michetti a Roma è stato un gigantesco errore però, dobbiamo dirci anche, che potevamo essere più forti con Berlusconi nel chiedere candidature più forti’, osserva Mariastella Gelmini nel corso della riunione del gruppo di Fi: ‘Il rapporto con gli alleati dovrebbe contemplare anche le delegazioni che sono al governo. L’ho detto anche a Salvini. Pd e M5s sono ormai una coalizione, noi ci troviamo in Cdm con la Lega che arriva all’ultimo minuto e non sa se deve uscire, se partecipa al voto, quale sarà la posizione e non c’è una sintesi dentro il centrodestra perché quando Forza Italia era il primo partito Berlusconi sapeva fare il federatore, oggi non c’è e ci sono delle divisioni enormi. In Forza Italia ci sono sempre stati i falchi e le colombe e francamente oggi non è la stagione dei falchi. Se non vogliamo che Fi si riduca ad un cortile in cui sono elette 10 persone la linea politica è più quella di Mara Carfagna che di altri, è una linea di centrodestra, moderata e che ha cultura di governo’.

In realtà la Gelmini centra il problema della linea politica, che non sarà della Carfagna ma di Silvio Berlusconi, che rifugge linee sovraniste e meglio si attaglia alle scelte degli elettori. Il punto reale si trova nella linea politica che dovrà essere assorbita nella pelle e nei pori di Giorgia Meloni e Matteo Salvini. Tutto qui…

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