Il caso Santanchè: dalla bancarotta all’ipotesi di truffa aggravata

Si complica la posizione della Ministra al Turismo Daniela Santanché, sotto indagine della Procura di Milano, per la gestione “allegra” delle sue società. Si affaccia ora anche l’ipotesi di truffa aggravata ai danni dello Stato, su cui la Procura ha aperto un fascicolo, al momento senza indagati, e che rischia di portare alle dimissioni della titolare del Turismo, con eventuali ripercussioni sulla continuità del governo Meloni.

L’ipotesi di truffa aggravata ai danni dello Stato

Il nuovo corso delle indagini è stato aperto dopo la testimonianza resa a giugno da Federica Bottiglione, ex manager di Visibilia, che ha confermato di aver lavorato anche nel periodo Covid, nonostante percepisse la cassa integrazione a zero ore riconosciuta a coloro che erano impossibilitati a svolgere la propria attività.

“Non sapevo di essere in cassa integrazione a zero ore, non mi è stato comunicato”, aveva detto l’ex dirigente intervistata da Report, spiegando che che lo stipendio, che avrebbe dovuto essere più basso per il pagamento della CIG Covid, rimaneva uguale a causa di rimborsi spese chilometrici versati dall’azienda, che andavano a compensare la minore entrata del contributo statale.

Affermazioni che smentiscono quanto dichiarato da Santanchè in Parlamento, dove ha escluso che l’ex dipendente di Visibilia abbia messo piede in azienda da marzo 2020 a novembre 2021.

Fatti che andranno verificati, anche se pare che l’ex dirigente abbia prodotto una corposa documentazione a sostegno delle sue affermazioni, e che coinvolgono una ventina di dipendenti, per i quali si prospetta lo stesso modus operandi.

Il falso in bilancio

Il fascicolo per truffa aggravata è collegato all’indagine per falso in bilancio e bancarotta, che coinvolge la Ministra, la sorella ed compagno Dimitri Kunz d’Asburgo.

Fra i movimenti sospetti anche la rivendita di una villa in Versilia, acquistata per 2,45 milioni da Laura De Cicco, moglie di Ignazio La Russa, e dal compagno della Santanché, e rivenduta dopo quasi un’ora all’imprenditore Antonio Rapisarda 3,45 milioni.

La mozione di sfiducia del M5S

“Ferme restando le eventuali responsabilità che verranno in caso accertate nelle sedi opportune, i fatti esposti minano fortemente la credibilità della Ministra e pongono un grave pregiudizio sulle sue capacità di svolgere le delicate funzioni alle quali è chiamata, nonché sull’opportunità della sua permanenza a ricoprire una carica governativa di primo piano e di piena rappresentanza politica”

Nel testo si fa riferimento alle inchieste giornalistiche e si ricostruiscono le vicende che hanno coinvolto la società editoriale Visibilia, i cui bilanci in costante passivo sono stati sistematicamente bocciati dalla società di revisione, e la sua controllata Ki Group, che dopo soli due anni di attività aveva dovuto accollarsi debiti per oltre 3 milioni di euro verso fornitori ed aveva una esposizione nei confronti degli ex dipendenti di circa 800 mila euro. Si citano anche le “irregolarità e operazioni finanziarie fumose” di Visibilia Editore, al centro di una grave crisi di liquidità, soccorsa da Negma, società d’investimento degli emirati arabi, da cui ottenne un prestito di circa 3 milioni di euro a fronte del pagamento di plusvalenze “sproporzionate rispetto al prestito erogato”.

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