Il caso Ciro Grillo e la sordina mediatica

Il giorno successivo al video  di Beppe Grillo in difesa del figlio Ciro il  direttore responsabile del quotidiano ‘Il Giornale’,  Alessandro Sallusti puntò il  dito contro un’anomalia di fatto visto che la realtà di ‘un’inchiesta per stupro’,  che coinvolge il figlio di un leader di governo,  sia stata tenuta nel cassetto a differenza di qualsiasi altra e che l’accelerazione sia arrivata poche settimane dopo che i grillini hanno perso il controllo del ministero della Giustizia.

Ovviamente si parla di una mera e semplice ipotesi ma è indubbio che il mondo dei media e dei commentatori utilizzava, nella comunicazione,  la ‘sordina’.

Nicola Porro nota che la ‘gogna mediatica’  denunciata dal comico nel filmato non era mai stata presente.  Della vicenda ne hanno parlato in pochissimi. Dopo il video dell’Elevato si sollevano tante voci di sdegno e di protesta dal mondo femminista di sinistra, ma prima del video tutte le voci erano state silenti. Perchè? Su vicende analoghe, su altri stupri presunti, le voci erano sempre state forti, prim’ancora che si arrivasse al rinvio a giudizio.

Nel caso di Genovese,  che tanto diverso da quello di Ciro Grillo non è, lo sdegno fu unanime.  L’occasione era ghiotta e stimolante vista la presenza del padre, moralista e giustizialista, con le vicende giudiziarie che riguardavano altri.  La scrittrice Camilla  Baresani ipotizza: ‘Abbiamo forse temuto che, parlandone, potessero incrinarsi le basi dell’alleanza di governo tra Cinque stelle e Pd, dando così un contributo al ritorno del centrodestra al governo?’

Il caso Ciro Grillo continua a tenere animata la discussione relativa a una vicenda su cui bisogna ancora fare chiarezza. È stato uno stupro o il rapporto era consenziente? Nel mirino degli avvocati delle parti civili sono finiti il figlio del comico genovese e tre suoi amici, che hanno passato una notte in compagnia di Silvia e Roberta nella villetta a Cala di Volpe. Un rapporto sessuale di tutti e quattro con la studentessa vi è stato, così come confermato da un componente della comitiva.

Intanto alcuni familiari dei ragazzi coinvolti avrebbero chiesto di cambiare strategia comunicativa. I legali stanno riflettendo su un possibile contrattacco: come scritto da Il Fatto Quotidiano, non si esclude la possibilità di rendere noto il video per chiudere mediaticamente la vicenda e mettere a tacere le accuse della giovane studentessa. Ma la posizione degli avvocati difensori dei quattro ragazzi – che potrebbero riunirsi per fare il punto anche sull’aspetto comunicativo – resta la stessa: “Per noi il processo va condotto in aula, non sulla stampa o in tv. Certo, siamo consapevoli che in questo momento questa scelta possa significare esporsi a un massacro mediatico“.

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