Giorgia Meloni e Bruno Vespa per ‘Il rancore e la speranza’

“Mi dicono ‘mi manchi’, e io rispondo ‘anch’io mi manco’. Questo è un ruolo che ti toglie tutto, e puoi farlo solo se ci credi veramente. Puoi farlo, certo, se sei molto vanitosa — e non è il mio caso — o se sei troppo responsabile. In questo caso non riesci a vedere i vantaggi personali di quello che fai”. Così Giorgia Meloni raccontandosi a Bruno Vespa nel suo ultimo libro  Il rancore e la speranza. Ritratto di una nazione dal dopoguerra a Giorgia Meloni, in un mondo macchiato di sangue» in uscita oggi.

“Assumendo questo incarico – dice – non avevo capito che avrei dovuto fare i conti con due problemi enormi. Il primo: qualunque imprevisto accada nel mondo, riguarda anche te. Il secondo: non esiste programmazione. Mi sono sorpresa di me stessa. Senza l’ansia di un tempo. Ha presente – dice – gli atleti quando si mettono ai blocchi? Il cervello li isola: pensano unicamente alla gara. Allo sparo, partono concentrati solo su quella”.

 “Margaret Thatcher si faceva portare soltanto i giornali che parlavano bene di lei. Io nemmeno quelli. Non leggo niente per non essere condizionata.  Mi fido solo della mia coscienza e mi interessa solo il giudizio degli italiani. Anche qui sono la stessa persona. E la cosa che mi rende orgogliosa è di essermi mossa a livello internazionale esattamente come mi sono sempre mossa. Mai paludata per il ruolo. La franchezza di sempre. Sono schietta nel trasferire le mie convinzioni. Provo a fare dell’Italia una nazione leader, da inseguire. Prenda il vertice arabo del Cairo del 21 ottobre, un incontro cruciale con la crisi in Israele. Ho spiazzato tutti e sono stata l’unico leader del G7 a essere presente. Qualcuno lo sconsigliava. Gli altri hanno preferito essere presenti con i loro ministri degli Esteri. Ma i paesi arabi, a cominciare dal presidente egiziano al-Sisi, hanno apprezzato moltissimo questo coraggio”.

Conferma il buon rapporto con von der Leyen, con il premier britannico Sunak e quello indiano Modi. “In India è scoppiata la “Melodimania””, sorride.

 “Non è anomalo che un premier eletto non possa revocare un ministro che non funziona?”, incalza Meloni rispondendo indirettamente alle critiche delle sinistre. “Abbiamo voluto lasciare inalterati i poteri del presidente della Repubblica come elemento di garanzia assoluta. Se oggi andassi da lui chiedendogli di revocare un ministro che dà problemi, credo che non incontrerei resistenze. A maggior ragione non le incontrerebbe un presidente del Consiglio eletto direttamente dal popolo”.

Mi aspettavo di più sull’immigrazione – ammette Meloni – anche se “siamo di fronte a un contesto estremamente difficile, direi senza precedenti. Ho promesso che avrei bloccato l’immigrazione irregolare, ci ho lavorato e ci lavoro molto. E posso dire, in cuor mio, che sono certa che se non avessi fatto l’enorme lavoro che ho fatto, soprattutto a livello diplomatico, i numeri degli ingressi sarebbero stati molto più alti”.  Poi spiega la sospensione di Schengen al confine con la Slovenia: “Sappiamo che in questo momento i foreign fighters, i cani sciolti, i più pericolosi, vengono da Est”.

“Mi dicono ‘mi manchi’, e io rispondo ‘anch’io mi manco’. Questo è un ruolo che ti toglie tutto, e puoi farlo solo se ci credi veramente. Puoi farlo, certo, se sei molto vanitosa — e non è il mio caso — o se sei troppo responsabile. In questo caso non riesci a vedere i vantaggi personali di quello che fai”, confida  Giorgia Meloni  a Bruno Vespa nel suo ultimo libro  ‘Il rancore e la speranza. Ritratto di una nazione dal dopoguerra a Giorgia Meloni, in un mondo macchiato di sangue’,  in uscita oggi.

“Assumendo questo incarico – dice – non avevo capito che avrei dovuto fare i conti con due problemi enormi. Il primo: qualunque imprevisto accada nel mondo, riguarda anche te. Il secondo: non esiste programmazione. Mi sono sorpresa di me stessa. Senza l’ansia di un tempo. Ha presente – dice – gli atleti quando si mettono ai blocchi? Il cervello li isola: pensano unicamente alla gara. Allo sparo, partono concentrati solo su quella”.

 “Margaret Thatcher si faceva portare soltanto i giornali che parlavano bene di lei. Io nemmeno quelli. Non leggo niente per non essere condizionata.  Mi fido solo della mia coscienza e mi interessa solo il giudizio degli italiani. Anche qui sono la stessa persona. E la cosa che mi rende orgogliosa è di essermi mossa a livello internazionale esattamente come mi sono sempre mossa. Mai paludata per il ruolo. La franchezza di sempre. Sono schietta nel trasferire le mie convinzioni. Provo a fare dell’Italia una nazione leader, da inseguire. Prenda il vertice arabo del Cairo del 21 ottobre, un incontro cruciale con la crisi in Israele. Ho spiazzato tutti e sono stata l’unico leader del G7 a essere presente. Qualcuno lo sconsigliava. Gli altri hanno preferito essere presenti con i loro ministri degli Esteri. Ma i paesi arabi, a cominciare dal presidente egiziano al-Sisi, hanno apprezzato moltissimo questo coraggio”.

Conferma il buon rapporto con von der Leyen, con il premier britannico Sunak e quello indiano Modi. “In India è scoppiata la “Melodimania””, sorride.

 “Non è anomalo che un premier eletto non possa revocare un ministro che non funziona?”, incalza Meloni rispondendo indirettamente alle critiche delle sinistre. “Abbiamo voluto lasciare inalterati i poteri del presidente della Repubblica come elemento di garanzia assoluta. Se oggi andassi da lui chiedendogli di revocare un ministro che dà problemi, credo che non incontrerei resistenze. A maggior ragione non le incontrerebbe un presidente del Consiglio eletto direttamente dal popolo”.

Mi aspettavo di più sull’immigrazione – ammette Meloni – anche se “siamo di fronte a un contesto estremamente difficile, direi senza precedenti. Ho promesso che avrei bloccato l’immigrazione irregolare, ci ho lavorato e ci lavoro molto. E posso dire, in cuor mio, che sono certa che se non avessi fatto l’enorme lavoro che ho fatto, soprattutto a livello diplomatico, i numeri degli ingressi sarebbero stati molto più alti”.  Poi spiega la sospensione di Schengen al confine con la Slovenia: “Sappiamo che in questo momento i foreign fighters, i cani sciolti, i più pericolosi, vengono da Est”.

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