Festival di fotografia contemporanea, Todi dal 16 al 25 ottobre

FESTIVAL DI FOTOGRAFIA CONTEMPORANEA

Palazzo del Vignola, Todi – 16 – 25 ottobre 2020  /  Seconda edizione

Web

todimmagina.it

staff@todimmagina.it

Direttore artistico

Marcello Mencarini

mm@todimmagina.it

IT Manager

Cristian Pozzer

cp@todimmagina.it

Marketing & Advertising

Lucia Gardin

lucia.gardin@rosebud2.it

tel. 339 4776521

Organizzatori

Agenzia fotogiornalistica Rosebud2The Language Center, Todi – MaMoGallery, Arles

Con il patrocinio del Comune di  Todi e dell’ente La Consolazione E.T.A.B

Dopo il lockdown da pandemia, documentato da una mostra collettiva ed esorcizzato dagli scatti ironici di Danilo D’Auria e Stefano Dell’Accio, Todimmagina quest’anno getta uno sguardo sul nuovo presente post-Covid-19 e sul futuro prossimo che ci aspetta. La mostra What’s next di Alberto Giuliani ci rivela le frontiere estreme della scienza alle prese con la sopravvivenza stessa dell’umanità, tra cambiamenti climatici e insidie biologiche. Un viaggio intorno al mondo con personaggi e scenari da science-fiction, come gli astronauti che su un vulcano delle Hawaii sperimentano la vita su Marte o gli esperti in crioconservazione umana che sembrano usciti da un romanzo di Philip Dick. Di questo futuro che è già presente diventa metafora visiva Sophia, il robot umanoide fotografato da Giulio Di Sturco frutto degli studi più avanzati nel campo dell’intelligenza artificiale. Sempre nel mondo della ricerca, le scienziate ritratte da Gerald Bruneau testimoniano l’impegno delle donne, come simbolo di eccellenza e di reazione contro la disparità di genere. E donne sono anche le sette fotografe protagoniste della mostra collettiva curata dalla BAM di Antonio Manta (2020 la fotografia è donna), che con altri esperti sarà protagonista di una conferenza sulla fotografia al femminile.

Il discorso sulla ricerca di un futuro sostenibile continua con la mostra di Zoe Vincenti che ha fotografato una comunità e il suo modello di società libera e pacifica basato non sulla scienza, ma su pratiche antiche come lo yoga integrale. Che il passato possa ispirare il futuro ce lo mostrano anche le foto di Carlo Riccardi che ci raccontano l’Italia del dopoguerra, del miracolo economico e della Dolce Vita e che, in un presente incerto come questo, sono un esempio ottimista di ripartenza felice.

Altre mostre, conferenze, performance e workshop animano il programma, tra vecchi amici del festival – come Fabio Lovino, Angelo Turetta, Luciano Corvaglia, la TAG Tevere Art Gallery – e novità, come il Bookshop curato dalla casa editrice Postcart di Claudio Corrivetti o l’angolo Amarcord con le foto trouvée della galleria “il museo del louvre” di Giuseppe Casetti.

Apertura del Festival con la proiezione del film-documentario Let’s go di Antonietta De Lillo. In chiusura, una performance degli allievi dell’Accademia del Teatro alla Scala.

Tutti gli eventi, oltre a interviste, special e reportage, saranno visibili sulla Web-TV attiva sul sito di Todimmagina 24h su 24, in diretta e on demand.

L’INGRESSO ALLE MOSTRE, ALLE PERFORMANCE E ALLE CONFERENZE È GRATUITO.

Alberto Giuliani / What’s Next

I volti esausti, gli sguardi impotenti, i segni delle mascherine sul volto dei medici in prima linea per combattere la recente pandemia. Questo è stato il chilometro zero di una nuova umanità, indifesa davanti a un futuro che per la prima volta nella storia, mette in discussione anche la sua stessa sopravvivenza.

Partendo da questo momento che ha segnato tutti noi, WHAT’S NEXT esplora ciò che la scienza sta facendo per affrontare le sfide globali, incontra coloro che decidono del nostro destino e racconta i luoghi nei quali insieme progettiamo la nostra resilienza.

WHAT’S NEXT ha incontrato gli astronauti della NASA, che sulle pendici di un vulcano alle Hawaii, stanno sperimentando la vita su Marte. Nel piccolo villaggio Artico di Ny-Alesund, alle Svalbard, ha raccontato la vita di cinquanta scienziati che studiano il cambiamento climatico e lo scioglimento dei ghiacci. E poco più a sud, nella capitale Longyearbien, è sceso nel Global Seed Vault, il bunker sotto i ghiacci costruito per proteggere la biodiversità globale da qualunque perdita, accidentale o catastrofica.

A Phoenix e Detroit, WHAT’S NEXT ha incontrato i padri fondatori della crioconservazione umana, scoprendo che seicento persone nel mondo hanno già deciso di farsi congelare nell’attesa di una vita immortale. In Cina e Korea ha raccontato la clonazione e la modificazione genetica dell’uomo, arrivando a sfiorare i confini dell’eugenetica. Ha conosciuto i robot umanoidi che in Giappone sono già parte della società. È entrato nelle più grandi biosfere al mondo, in Cornovaglia, simbolo della sfida vinta di un uomo contro l’impossibile e ha camminato sotto un sole artificiale più potente di quello vero, che gli scienziati hanno costruito in Germania.

WHAT’S NEXT non giudica il futuro che stiamo costruendo, ma testimonia le strade che la curiosità umana e il rigore scientifico stanno aprendo al nostro avvenire. Nella speranza che conoscere il futuro possa spingerci a considerare più attentamente quello che facciamo nel nostro presente.

Alberto Giuliani è fotografo, scrittore, videomaker. Raccontare storie è il suo mestiere.

Lo fa con la fotografia per i più importanti giornali del mondo. Con le parole per Vanity Fair, Vogue, MarieClaire, Il Sole 24 Ore, AD e altri giornali stranieri. Attraverso il video e la realizzazione di campagne ADV digital, per grandi aziende e ONG internazionali.

Negli ultimi anni ha esplorato ciò che la scienza sta facendo per vincere le grandi sfide globali.

Su questi temi ha scritto un libro, pubblicato nel 2019: “Gli immortali” (ed. Il Saggiatore), già tradotto in Germania e Finlandia. I suoi lavori hanno ricevuto i principali riconoscimenti internazionali per la fotografia e il giornalismo. Ha insegnato storytelling e marketing in diverse scuole di fotografia e cinema, tra Milano, Firenze e Roma.

 

 

Giulio Di Sturco / Sophia

Nel 2017 l’Arabia Saudita le ha conferito lo status di cittadina – primo robot al mondo a potersi fregiare di questo titolo – mentre le Nazioni Unite l’hanno nominata “Innovation Ambassador” del loro Development Programme.

Combinazione unica di arte, scienza, ingegneria, Sophia è un avanzatissimo strumento di ricerca nei campi della robotica avanzata e dell’intelligenza artificiale, in particolare per quanto riguarda le interazioni uomo-robot e le loro potenziali applicazioni. Per esempio, Sophia è stata utilizzata all’interno del progetto Loving AI, che studia come i robot possano interfacciarsi e adattarsi alle esigenze di noi umani.

Sophia può vedere, ascoltare e parlare grazie ai sofisticati moduli AI sviluppati in modalità open-source da scienziati e programmatori di SingularityNET, la piattaforma che si pone l’obiettivo di rendere accessibili a tutti le potenzialità dell’intelligenza artificiale.

Nel dicembre del 2017, Giulio Di Sturco ha ottenuto l’accesso esclusivo ai laboratori di Hanson Robotics a Hong Kong,  “la casa di Sophia”, per realizzare questa serie fotografica senza precedenti nel luogo dove Sophia viene prodotta.

Dopo aver frequentato il corso di fotografia dell’Istituto Europeo di Design di Roma, Giulio Di Sturco fa le sue prime esperienze in Canada, collaborando con l’agenzia Grazia Neri, ed entra poi nel programma Mentor dell’agenzia statunitense Seven (VII Photo Agency). A soli 29 anni, si aggiudica numerosi prestigiosi premi del panorama internazionale: il World Press Photo 09, nella categoria scatti singoli Arts & Entertainment, il Sony World Photography Awards 2009, primo premio nella categoria Contemporary Issues e il premio del British Journal of Photography. Con oltre 15 anni di esperienze lavorative internazionali nella professione, Giulio Di Sturco è oggi maggiormente impegnato nei continenti asiatico e africano e continua a sfidare i confini della fotografia documentaristica, perfezionando la sua estetica e espandendo il proprio vocabolario visuale attraverso nuovi e vecchi mezzi di comunicazione. Molti dei suoi lavori toccano importanti tematiche sociali, mettendo in luce le difficoltà incontrate dall’essere umano di fronte alle grandi trasformazioni tecnologiche e ambientali che stiamo vivendo.

Gerald Bruneau / Una vita da scienziata

 

I ritratti di alcune delle più importanti scienziate italiane realizzati per la Fondazione Bracco nell’ambito del progetto “100 donne contro gli stereotipi”, nato per valorizzare l’expertise femminile in settori percepiti ancora come dominio maschile e decisivi per determinare il nostro futuro.

EVENTO COLLATERALE: Conferenza dell’astrofisica Patrizia Caraveo.

Gerald Bruneau è nato a Montecarlo nel 1947. Dopo gli inizi nel cinema e nella musica, come attore e come tecnico delle luci per concerti, si dedica alla fotografia. Nel 1974 si trasferisce a New York dove lavora come fotografo nelle mostre di pittura della Factory di Warhol. Nel 1978 torna in Italia dove continua la sua attività di ritrattista, e comincia anche a dedicarsi al reportage sociale. Dal 1989 è uno dei fotografi dell’Agenzia Grazia Neri con cui collabora fino alla sua chiusura, nel 2009, realizzando copertine e servizi per le più importanti testate italiane e internazionali. Oggi continua a collaborare con i giornali ed è tornato alla fotografia d’arte.

Mostra collettiva / Fotografi in quarantena

 

Una selezione delle oltre duemila foto inviate a Todimmagina via Instagram o direttamente al sito todimmagina.it da fotografi professionisti e non, per documentare il periodo della quarantena trascorsa all’interno delle loro case.

Danilo D’Auria / Living in a Lockdown

La quarantena vista attraverso l’ironia di un fotografo di rock.

Danilo D’Auria inizia la sua avventura di fotografo nel mondo della musica. Dal 2014 è il fotografo di Classic Rock Italia, dove è anche responsabile della rubrica Live Reviews.

Collabora inoltre con la Repubblica XL e diverse altre testate del settore.

Dal 2017 è il fotografo ufficiale del Concertone del Primo Maggio e del Rock in Roma.

Realizza servizi fotografici di ritratto per artisti, band e attori.

Stefano Dell’Accio / #Io sto a caso. Scatti d’attore

Le foto di un attore che si è scoperto fotografo per vincere la noia da lockdown e ha mostrato il suo talento su Instagram. Autoritratti che rivelano nella loro surreale follia un senso di oppressione claustrofobica e insieme il potere liberatorio dello humor attraverso la messa in scena.

Stefano Dell’Accio è attore, autore e regista teatrale.

È uno dei fondatori della Compagnia CPEM-Teatro di Torino, con cui scrive, interpreta e dirige diversi spettacoli. Collabora da anni come attore e autore per numerose compagnie teatrali.

Come attore ha lavorato in importanti produzioni italiane. È autore di diversi programmi e format televisivi.

 

Giuseppe Casetti / Splendori e miserie dell’arredamento. Trecento ritratti in interno ai tempi del coronavirus

 

Tante fotografie dello schermo nel corso dei collegamenti da casa di esperti, giornalisti,  virologi, regine… che hanno popolato la televisione durante il confinamento per il Covid-19. Dietro ai protagonisti, una lunga teoria di librerie, soprammobili e ammennicoli di vario gusto, indizi di vita dall’interno di case altrimenti inaccessibili allo sguardo dei più.

Giuseppe Casetti nasce a Roma nel 1949. Nel 1977 apre la libreria Maldoror, dove l’anno successivo Francesca Woodman terrà la sua prima personale: “Francesca Woodman Immagini”. Nel 1995 inaugura a Roma la “libreria-galleria il museo del louvre”, dove idea e cura nel 1995 “Francesca Woodman a Maldoror 1977-1978”. Su Francesca Woodman cura anche nel 2011 “Francesca Stern Woodman Photographs” e nel 2015 “Winter cooking” , dopo aver ideato e coordinato nel 2000, al Palazzo delle Esposizioni di Roma, la grande retrospettiva “Francesca Woodman, Providence Roma New York”, con un suo testo presente nel catalogo edito da Castelvecchi. Sempre presso “il museo del louvre” espone: “Mario Dondero: Una certa Roma” nel 2004, “Le fotografie di Giosetta Fioroni” nel 2005, “Omaggio a Emilio Villa”, accompagnata dal video “Il cappello di Emilio” nel 2014, “Paolo Di Paolo: il mio Mondo” nel 2016.

Del 2017 è la mostra di Christo “The wall, wrapped roman Wall”, con fotografie di Vittorio Biffani. Nel 2019 pubblica: “Il re Libraio e i Desaparecidos”, Campanotto Narrativa, Paisan Di Prato, oltre ad aver curato varie pubblicazioni tra cui: “Antoni Artaud il suicidato della società”, La camera del Sud, Roma 1981 (con la regia dello spettacolo teatrale, Autorimessa Bonini, Roma 1981), “Movimento Immaginista a Roma nel V anno del R.F.”, Stampa Alternativa, Roma 1985, “Francesca Stern Woodman Photographs Roma 1977-1981”, Agma 2011.

 

 

Zoe Vincenti / Mirapuri. The City of Peace and Future Man

 

La comunità di Mirapuri si trova a Coiromonte (Novara) ed è stata fondata da Michel Montecrossa, un seguace di Sri Aurobindo e Mira Alfassa, nell’agosto del 1978.

Fu proprio Mira Alfassa ad indicare questa città al seguace Michel, come luogo energicamente buono per creare il nuovo insediamento.

Mirapuri è una comunità non religiosa e non politica, è la “città della pace e dell’uomo futuro” ed è stata fondata per realizzare l’ideale di uno “yoga integrale”. Lo scopo di questa disciplina è quello di diventare coscienti dell’autentico Sé, del divino all’interno di noi stessi e del mondo. Mirapuri si propone quattro scopi: l’appartenenza all’Amore Divino; la comprensione della Consapevolezza; il progresso, l’unità e l’illuminazione del mondo; e l’unità di tutti coloro che si propongono una “perfetta evoluzione”.

Non vi sono leggi né regole, a parte quelle in vigore nei rispettivi paesi (Italia, Germania). Non vi sono obblighi finanziari o altri obblighi materiali.

Se vuoi vivere a Mirapuri, puoi farlo su base privata o contributiva. A Mirapuri ciascuno lavora e impara su base libera e indipendente senza necessariamente frequentare scuole. Questo progetto racconta di un differente modo di stare al mondo: di valori e ricerca di sé che mettono in primo piano il rapporto di equilibrio tra uomini e natura.

Zoe Vincenti è una fotografa documentarista e videomaker. Il suo lavoro è ispirato da una costante ricerca sull’identità femminile e di genere, dal racconto multiforme della società contemporanea e dalle sue sottoculture. Laureata in Pittura, all’accademia di Belle Arti, si dedica alla musica per quasi 7 anni. Dal 2008 torna alla fotografia, viaggiando tra Messico, India, Europa e Nord Africa, dando vita a progetti personali ed editoriali e collaborando con riviste nazionali ed internazionali, aziende e ONG. Dal 2016 fa parte del network internazionale.

Carlo Riccardi / Quando la vita era dolce

Fotografo, artista, pittore, Carlo Riccardi ha documentato tra l’altro gli anni fondamentali del dopoguerra, la rinascita del Paese dopo il periodo buio del conflitto mondiale: il boom economico, la Dolce Vita… In mostra una selezione di sue immagini che documentano una ripartenza felice, uno stimolo per ripartire di nuovo, oggi.

Carlo Riccardi, 94 anni, è il primo paparazzo della Dolce Vita che ha iniziato a fotografare a via Veneto già negli anni 40. Ha avuto da sempre una grande passione per le immagini e la sua vita è stata legata al mondo dell’arte, prima come ritoccatore di foto, che colorava anche, poi amico dei grandi pittori dell’epoca: Guttuso, De Chirico, Monachesi… Negli anni 50 ha aperto la galleria Scalette rosse (oggi Spazio 5) e ha creato la rivista Vip. È stato segretario generale del Sindacato Artisti della CISL e fondatore del movimento artistico “Quinta Dimensione”.

Pittore lui stesso, è autore delle Maxitele, stoffe dipinte che superano i cento metri di lunghezza.

 

Davide Coltro / Plenum. Nuove forme dell’umano consorzio

 

PLENUM è un’installazione site specific che, attraverso l’interpretazione contemporanea del ritratto, pone la persona umana nella sua completezza al centro dell’opera d’arte.
Si tratta di un lavoro in progress: l’artista produce continuamente nuovi ritratti con il libero consenso delle persone che incontra, creando un’opera ad alto potenziale relazionale che si arricchisce nel tempo con le impronte dei viventi.

Tutti i ritratti vengono visualizzati attraverso moduli elettronici interamente progettati e realizzati dall’artista e sono ottenuti utilizzando un fotocopiatore opportunamente preparato ma senza possibili regolazioni, perché Coltro cerca di avvicinarsi al “grado zero” della prassi fotografica.

A tutti gli effetti sono “impronte” dirette, calchi di luce che attestano l’esistenza di queste persone, bagliori dell’essere nel magma del suo mistero, che attraverso l’atto di autoritrarsi iniziano un viaggio dentro se stesse a partire dall’infinita varietà delle espressioni che fanno di un volto infinite maschere.

Con cadenza stabilita dall’artista, questa sequenza si interrompe per iniziare una serie di dissolvenze incrociate tra gli stessi volti che vengono anche sottoposti ad una rimappatura cromatica random. Il risultato è una continua metamorfosi delle fisionomie che si sovrappongono generando meta-ritratti spesso inquietanti.

Durante questa modalità di funzionamento, l’opera genera queste metamorfosi attraverso un algoritmo e quindi ogni momento della visione dell’opera è assolutamente unico ed irripetibile.

EVENTO COLLATERALE: Performance dell’artista che realizzerà alcuni ritratti in continuità con il progetto.

Davide Coltro, Verona 1967, vive e lavora a Milano. La sua ricerca utilizza le tecnologie di massa con inedite architetture che modificano i criteri di creazione, diffusione e fruizione dell’arte. Il suo Quadro Elettronico, risponde ad una visione storica e culturale attuale, sprigionando il potere evocativo del quadro tradizionale ma elevandolo ad autentico nuovo media. Negli ultimi anni ha iniziato un percorso di studi teologici, affrontando da questa prospettiva i temi fondamentali della storia dell’arte. Le sue opere fanno parte di importanti collezioni pubbliche e private. Ha partecipato alla 54a Biennale di Venezia nel Padiglione dell’Arsenale. Attualmente sta lavorando a un saggio sulla “Sintonia modale”.

 

 

Angelo Raffaele Turetta / Atterraggio Fantastico

Un viaggio immaginario in cinque foto.

Diplomato all’Accademia di Belle Arti, Angelo Turetta inizia fotografando l’avanguardia teatrale negli anni ’70-’80. Dal 1982 lavora con l’Agenzia Contrasto come ritrattista e reporter, seguendo in prevalenza temi sociali e di attualità nazionali e internazionali. Nel ’94 ha iniziato un viaggio, terminato dopo un anno e mezzo, nelle terre della camorra. Lavora dal ’93 al progetto di un ampio reportage sul cinema italiano. Insegna fotogiornalismo Europeo di Design.

Collabora, tramite Contrasto, con periodici italiani e stranieri e come fotografo di scena nel cinema. Nel 2001 ha vinto il 1° premio al World Press Photo (art section) e varie volte il CliCiak per il suo lavoro sul cinema. 

 

Fabio Lovino / La luce degli occhi

Una selezione di immagini dall’archivio di uno dei più importanti ritrattisti italiani.

EVENTO COLLATERALE : Ritratti d’autore – In un set fotografico allestito per l’occcasione dall’artista, il pubblico potrà osservare il suo metodo di lavoro e avrà la possibilità di farsi fare un ritratto.

Fabio Lovino ha lavorato come tour photographer con jazzisti e rockstar di tutto il mondo.

Tra gli altri, in Inghilterra con Mark Knopfler dei DireStraits e Morrissey degli Smiths, in Italia con Elisa, Renato Zero, Fiorella Mannoia, Caparezza, Giovanni Allevi, Max Gazzè.

La fotografia, il rapporto con la luce e i documentari sono sempre stati per lui una necessità espressiva, artistica e di denuncia. Ha fotografato i più grandi registi e attori italiani e internazionali, come Robert De Niro, Al Pacino, Benicio del Toro, Terry Gilliam, Martin Scorsese, Sophia e Francis Ford Coppola, David Cronemberg, Ridley Scott, David Linch, Marco Bellocchio, Bernardo Bertolucci, Nanni Moretti… Molti di questi ritratti sono diventati oltre 100 copertine dei più famosi magazine italiani ed esteri. Ha diretto e prodotto diversi video e documentari.

 

Luciano Corvaglia / Mostra di uno stampatore

Di solito lo stampatore se ne sta dietro le quinte, intento a rendere al meglio il lavoro del fotografo per poi sparire lasciandogli la scena. In questa mostra Luciano Corvaglia, grande stampatore di camera oscura, esce alla ribalta. Le sue stampe analogiche e digitali di autori come Richard Avedon, Francesco Zizola, Lee Jeffries, Toni Gentile, Gianni Giansanti, Giovanni Cozzi e altri, rivelano quanta personalità ci sia nel suo intervento, solo apparentemente neutro.

Luciano Corvaglia è nato a Roma nel 1966. Dopo aver frequentato l’Istituto Superiore di Cinema e TV “Roberto Rossellini”, ha iniziato stampando nel laboratorio di Franco Bugionovi per i più grandi fotografi italiani e internazionali. Ha poi  proseguito aprendo un proprio laboratorio di stampa in bianco e nero, tra i più prestigiosi in Italia. Nel 2014 ha fondato, sempre a Roma, la TAG-Tevere Art Gallery dove ha trasferito il suo laboratorio di stampa analogica e digitale e dove organizza mostre di cui spesso è curatore.

Sonia Berardi | Anna Ferraro | Giulia Massai | Catia Mencacci | Elisa Notarnicola | Vanessa Rusci | Valeria Sanna / 2020 la fotografia è donna

 

I lavori di sette fotografe scelti da Antonio Manta per la potenzialità del messaggio, senza considerare la tecnica di realizzazione. Tra di loro ci sono artiste affermate, come Vanessa Rusci, e fotografe dell’ultima ora come Giulia Massai, che ha cominciato a fotografare dall’inizio di quest’anno.

Sonia Berardi / Io sono metallo

Nel lavoro autobiografico di Sonia Berardi si trovano immagini crude, vere, reali. Il progetto nasce da una urgenza espressiva dell’artista che cerca in questi autoritratti la via per conoscere e accogliere i suoi demoni.
Metallo è materia forte e nello stesso tempo duttile, resistente ma penetrabile, dura ma pronta a fondersi. Io sono metallo è il bisogno di Sonia di esprimere lati di sé che pochi metterebbero in mostra. Chi di noi non ha trascorso notti insonni con pensieri indicibili su di sé e sul mondo? Ecco che nel progetto autobiografico è possibile trovare un riflesso di pensieri nascosti, inconfessabili alla mente ma riconoscibili al sentire.

Sonia Berardi (San Marino, 1974) è affascinata dall’umano nelle sue sfaccettature.
Inizia e continua ad esplorarlo nella professione di medico. Nel 2010 riceve in regalo una macchina fotografica. Si spalanca un nuovo modo di osservare l’umano, iniziando dai ritratti per poi rivolgere l’obiettivo verso di sé. Per una esplorazione non filtrata, dove i muri e le catene possono finalmente cadere in un eterno tentativo di arrivare all’essenza.

Anna Ferraro / Vorrei essere…

“(Il mio processo è caotico) Un divenire caotico, pieno di false partenze. Un maremoto che improvvisamente esige il (suo) qui e ora. E succede che quando ci sono troppe cose da raccontare, scarabocchio frammenti d’immagini, nomi di personaggi che esistono oltre l’illusione della carne. Involucri celati che trovano la giusta luce tra le mie ombre”.

Anna Ferraro nasce nell’ agosto del 1982, a Caserta. All’età di 15 anni inizia il suo percorso d’arte, scaturito dalla voglia di creare un diario fatto di materia, senza carta, ma solo di corporeità. Viene ispirata dall’esperienza del fermo teatrale, grazie alla sua capacità di estraniarsi all’ovvietà, ed è così che all’interno di un teatro di quartiere ha la possibilità di capire che non è la regia a misurare la sua natura artistica, ma la fotografia. Nel 2000 partecipa al bando di concorso per l’ammissione all’Università dell’Immagine di Fabrizio Ferri, vincendo una borsa di studio che la porterà a trasferirsi a Milano. Intraprende un percorso artistico-creativo, che la vedrà attiva prima come Stylist e successivamente come scout per videoclip musicali, fotografa per eventi e shooting di moda per giovani stilisti emergenti e infine come come Visual. Collabora con la fotografa Vanessa Rusci a progetti di didattica infantile, “La Fotografia attraverso i 5 sensi”, iniziativa promossa dalla Regione Toscana.

Giulia Massai / You see me?

Pensando allo scrittore Antoine de Saint-Exupéry, con la frase “Si vede bene solo con il cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi” possiamo parlare del lavoro di Giulia, che con estrema delicatezza e in punta di piedi, parla di un suo sentire, molto profondo e della percezione che gli altri hanno di lei. Tutti prendono la parte superficiale di ciò che lei mostra, e non si soffermano mai a guardarla bene o a tentare di capire veramente i suoi stati d’animo con un guardare più profondo, più innamorato, nel senso di amore per la persona che ti sta di fronte. Lei sempre solare, pronta a dare un aiuto a tutti che, inspiegabilmente per lei stessa, si trova sola nei suoi pensieri, nei suoi timori e non vuole chiedere niente a nessuno. Ma basterebbe osservarla bene, dietro la maschera che porta con il suo sorriso smagliante, per rendersi conto di quanto sia fragile. Le sue fotografie sono come un grido sopito di ricerca di amore.

Catia Mencacci / Un metro di distanza – L’amore ai tempi del Coronavirus

“L’idea è nata durante l’emergenza causata dalla diffusione del virus Covid-19.
Stavo guardando vecchie cartoline degli anni 20 e 30 acquistate in una bancarella del mercato delle pulci, raffiguranti coppie di star del cinema in pose di teneri amanti.
Una delle regole imposte fin da subito alla popolazione per limitare la diffusione della pandemia è stata quella di tenere “un metro di distanza” tra gli individui: da qui il mio pensiero su quanto sia stato difficile per le coppie non conviventi (oltre agli altri problemi) adeguarsi a queste direttive, doverose e ineludibili.
Le cartoline sono state elaborate con lo scanner, utilizzando la tecnica (a dir poco certosina) del trascinamento manuale per creare questo effetto di stacco tra i due modelli fotografati proprio in quel punto preciso, dopodiché sono state riproporzionate e stampate.
Successivamente ho invecchiato manualmente le foto e le ho fotografate di nuovo. Con una breve ricerca sono riuscita a rintracciare buona parte dei titoli dei film interpretati dagli attori nelle scene fotografate sulle cartoline”.

Catia Mencacci nasce a Cortona, in provincia di Arezzo, e si avvicina alla fotografia solo nell’età adulta. È infatti nel 2012 che, accettando la proposta di una sua amica, si iscrive per la prima volta ad un corso di fotografia, frequentando le prime lezioni senza avere ancora acquistato una fotocamera. Subito la passione per questo nuovo mondo la travolge; ciò che le interessa, però, non è la rappresentazione fedele di ciò che la circonda, non vuole immortalare “l’attimo”, quello che la intriga è creare immagini oniriche ed impressioniste che, trascendendo la realtà, cercano di evocare un ricordo, un sogno, un’emozione.

Elisa Notarnicola / Bianca

“Ti ho tenuta nascosta dentro di me. Come il dolore che provo. Nascosto, invisibile. Vetri rotti, macerie, ombre continuano a ferirmi. Ho tenuto nascosto il dolore. Per paura di perderlo. Era comunque il ricordo di te. L’unica cosa che mi rimaneva di te. E me la sono tenuta stretta per tanti anni. È arrivato il momento di farti uscire. Di liberarti. Te lo meriti, me lo merito. Alzo lo sguardo al cielo e ti lascio andare. Sei la speranza. Sei ovunque intorno a me. Dentro e fuori. Libera tu. Libera io. Indissolubili. Bambina mia”.

Elisa Notarnicola (Arezzo, 1975) inizia il suo viaggio nella fotografia nel 2011. Dopo un evento traumatico si concentra sulla ricerca del bello in ogni sua forma. Come ad esorcizzare con la fotografia quel momento difficile.
La sua è ricerca del “bello” non come lo Intediamo oggi, ma come lo intendevano i Greci e i Romani. Armonia, equilibrio, di forme e di pensiero. Anche dove apparentemente non c’è.
Si concentra sulla ritrattistica sperimentando il nudo, il glamour e la boudoir photography.
Lo studio del corpo come forma espressiva. Sperimenta anche con la paesaggistica e la ricerca del dettaglio, al quale dà molta rilevanza.
Crede molto nel progetto fotografico come mezzo per raccontare una storia. Che sia la sua, o quella degli altri.

Vanessa Rusci / Fate: Secessione 2020

“Dalla serie di workshop About your body, il mio workshop per le donne sulla bellezza e l’autostima, nasce il ciclo di set fotografici realizzati nel 2018-2019. Da queste foto è iniziata una ricerca sulla bellezza del corpo femminile. Una serie di immagini di donne, donne traduttrici di paure, schiave di tabù, ma anche femmine fatali, vendicative e consolatrici di se stesse, donne sicure della propria identità, affrancate da secoli di oscurità, in viaggio e in trasformazione, evolute. Ognuna con una storia, con dei segni sul corpo e nell’anima, vittime e carnefici nel lungo viaggio della vita.
In questo progetto confluiscono tanti altri miei progetti: il nudo e il corpo che studio dal 1996, Sign del 2000, Fate del 2001, Ana 2004, So Ugly 2006, le Vjtable del 2006, Concrete del 2010, About your body del 2014, Noi social 4 Women del 2016, i ritratti performativi e forse gran parte del mio cammino fotografico.
Il colore e l’estetica diventano temi principali. Le donne e le loro storie diventano guarigione, trasformazione, giustizia, libertà, leggerezza… Frutto di circa 5 anni di studio e ricerca sul tema della bellezza e della rappresentazione della donna nell’arte, questo lavoro mi porta su lidi sconosciuti, da perlustrare, da imparare. Con un chiaro riferimento al pensiero di Klimt sulla donna e sulla sua rappresentazione: Secessione 2020 segna un cambio di passo nella mia ricerca, abbandono i miei cliché e mi spingo nella sperimentazione del bello”.

Vanessa Rusci nasce a Grosseto nel 1971. Inizia a fotografare nel 1989 come autodidatta, frequentando i circoli foto amatoriali. Dal 1996 frequenta Roma e il mondo artistico romano. Si trasferisce  a Milano nel 2001 dove studia presso l’Università dell’Immagine di Fabrizio Ferri. Frequenta il Belgio dal 2002 al 2011. Nel 2006 affitta un appartamento nel bellissimo Castello di Saltemnano nella campagna senese, dove rimane fino al 2018. Attualmente vive a Roma e si sposta tra la Toscana (dove collabora con la Bottega di Antonio Manta) e l’Inghilterra. Dal 1996 frequenta regolarmente Londra dove lavora sia come artista e fotografa professionale, grazie alla collaborazione con Michelangelo Bonitatibus, artista italo-inglese, con il quale realizza lavori artistici e commerciali. I temi principali dei suoi lavori sono sociali. La fotografia, spesso concettuale, è uno strumento per far riflettere, per provocare, da inserire spesso in performance, in installazioni.

Valeria Sanna / Viaggio a Sud di Ortned

Il titolo ci rimanda a un viaggio, all’esplorazione di una terra lontana, Ortned.
Niente di più vero, è un viaggio nell’Io di Valeria, nel suo profondo intimo.
È l’esplorazione di noi stessi. Un viaggio che tutti dovremmo compiere. Valeria affronta questo viaggio in modo molto coraggioso, mostrandoci tutta la sua fragilità e tutte le sue paure, la sua voglia di cambiare e di far capire chi lei sia veramente. In questo suo “viaggio”, usa la fotografia come “mezzo di trasporto”, in modo molto libero. Si lascia andare ai suoi pensieri, abbatte tutti i muri che si è costruita nel tempo e libera solo ciò che sente dal profondo. Tutte le sue immagini rimandano ad una voglia repressa di “volare”, di sognare, e alla sua paura del giudizio degli altri.
La paura di essere rifiutati è un esperienza comune a tutti. È parte del nostro patrimonio genetico e ha una spiegazione evoluzionistica. Gli esseri umani tendono a ricercare accettazione e apprezzamento per non essere rifiutati e allontanati. Per i nostri antenati, essere rifiutati avrebbe messo a rischio la loro vita. Far parte di un gruppo, di una comunità, era fondamentale per garantirsi la sopravvivenza e il nostro cervello si è evoluto percependo il rifiuto come una minaccia. Valeria inizia il suo viaggio proprio dal suo “branco di nascita” e scava nei suoi ricordi, nelle sue emozioni. È un esempio di come la fotografia sia sempre un “selfie”. Le immagini che creiamo riportano sempre di qualcosa molto nostro e intimo che bisognerebbe imparare a conoscere e vedere per farci comprendere dagli altri e relazionarci con loro senza l’uso di maschere.

Valeria Sanna è nata a Mogorella, Oristano, nel 1987. Sin da giovane è appassionata di fotografia, mezzo che usa per esprimere e raccontare con il suo occhio e il suo cuore il mondo che la circonda. La macchina fotografica la usa come penna per descrivere ed interpretate le sue emozioni, mettendo al centro la ricerca di sé. A Milano frequenta la prestigiosa scuola di fotografia Fpschool di Sandro Iovine che nel 2019 la candida come rappresentante della sua scuola ad esporre al BìFoto Fest, festival di fotografia a Mogoro, dove è consulente artistico. Nel 2020 si avvicina a BAM e, con Antonio Manta, inizia un percorso formativo e lavorativo per dare vita ai suoi progetti.

Accademia Teatro alla Scala

Ilaria Elena Borini | Cristina Pergolini | Anna Sincini /

La città come palcoscenico

Nelle immagini di tre allieve del corso di Fotografia di scena dell’Accademia Teatro alla Scala, la città diventa teatro e le performance degli artisti trovano un palcoscenico inedito in suggestive ambientazioni urbane.

TAG – Tevere Art Gallery / Mostra collettiva

 

Gli artisti della TAG, coordinati da Luciano Corvaglia, presentano i loro lavori su come la pandemia ha cambiato le nostre abitudini.

La Tevere Art Gallery nasce nel 2014 dall’unione di uno stampatore di fama internazionale, un musicista e una project manager. Rispettivamente Luciano Corvaglia, Thomas Corvaglia e Stefania Saponaro. Dal 2014 ad oggi la TAG ha prodotto e realizzato circa 70 mostre fotografiche e artistiche, circa 150 concerti, due premi internazionali di fotografia e ha realizzato venti cataloghi d’arte. Il comitato artistico della TAG è composto da Roberto Andò, Francesco Zizola e Luciano Corvaglia.

Mostra collettiva / FIAF Umbria

 

Coordinatrice Nadia Cianelli, delegata regionale FIAF Umbria.

Todimmagina ricorda / Pietro Coccia

 

A un anno dalla sua scomparsa, una mostra celebra Pietro Coccia, il fotografo di cinema che ha seguito per oltre trent’anni i principali festival, da Cannes a Venezia a Berlino, le cerimonie degli Oscar e moltissimi eventi. Gentile, coltissimo, ironico, Pietro è stato un punto di riferimento umano, oltre che professionale, nell’ambiente del Cinema italiano. Innamorato del glamour e della bellezza, con grazia e discrezione ha creato nel tempo un archivio vastissimo di immagini di celebrità italiane e internazionali.

La mostra è curata da Letizia Giambalvo e Vitaliano Napolitano.

EVENTO COLLATERALE: Apre la mostra un incontro-ricordo con personaggi del mondo del Cinema, amici e colleghi  che l’hanno conosciuto e amato.

Pietro Coccia è nato a Roma il 19 luglio 1962. Il padre Michele, latinista all’università di Roma La Sapienza, era uno degli allievi prediletti di Ettore Paratore e la mamma Emilia La Rosa fu allieva di Giuseppe Ungaretti. Laureato in lettere con una specializzazione in Storia dellArte, Pietro si appassiona alla fotografia fin da ragazzo. Poliglotta, ha girato il mondo per oltre trentanni seguendo i principali eventi cinematografici, collaborando a lungo con Rai Cinema e con moltissime testate.

Todimmagina ricorda / Gabriella Mercadini

Cento foto tratte dall’archivio de Il manifesto che raccontano gli ultimi decenni del Novecento attraverso lo sguardo antagonista di Gabriella Mercadini.

EVENTO COLLATERALE: Incontro-dibattito sul suo lavoro, presentato da colleghi e amici.

Gabriella Mercadini ha documentato con le sue foto i mutamenti radicali della società italiana intorno al 1968 e al 1977, il movimento operaio, le lotte sindacali, il movimento studentesco, il disagio delle classi più povere, il degrado dellambiente, dedicandosi in particolare ai temi del femminismo e dellemancipazione femminile. Limpegno sociale, militante, caratterizza tutto il suo lavoro, rigorosamente su pellicola in bianco e nero. Oltre a quello sociale e politico, ha indagato anche altri ambiti come quello dellarte, in particolare in “L’arte è/e chi la guarda”, una ricerca per immagini durata più di trent’anni sul rapporto tra spettatore e opera. Grande viaggiatrice, passione che lei stessa in una breve autobiografia pubblicata su l’Unità disse di aver ereditato dal padre marinaio, ha realizzato anche molti reportage allestero, per esempio in Sudamerica, Russia, India, Afghanistan, privilegiando la fotografia a indirizzo antropologico.

 

EVENTI

Antonietta De Lillo / Let’s go

Il film-documentario Let’s Go di Antonietta De Lillo racconta la storia di Luca Musella, fotografo di successo che dopo la rivoluzione digitale e la crisi epocale dell’editoria si è ritrovato nullatenente, privato della sua professione e costretto a inventarsi una nuova esistenza. Uno dei tanti nuovi poveri,  vittime di una crisi lunga e silenziosa che ha provocato la disgregazione della classe media in Italia.

EVENTO COLLATERALE: Dopo la proiezione seguirà un incontro della regista e del protagonista con il pubblico.

Antonietta De Lillo nasce a Napoli nel 1960. Inizia la sua carriera professionale come fotoreporter. Nel 1985 dirige insieme a Giorgio Magliulo il suo primo lungometraggio, “Una casa in bilico”, vincitore del Nastro dArgento come migliore opera prima. Nel 1990 è al suo secondo film “Matilda”, realizzato sempre in collaborazione con Giorgio Magliulo. Tra il 1992 e il 1999 firma numerosi documentari e videoritratti tra i quali: “Angelo Novi fotografo di scena”, “La notte americana del dr. Lucio Fulci”, “Ogni sedia ha il suo rumore”, “Promessi Sposi”, selezionati e premiati in diversi festival internazionali. Nel 1995 dirige “Racconti di Vittoria”, Premio Fedic e Premio del Sindacato Critici Cinematografici alla 52° Mostra Internazionale dArte Cinematografica di Venezia. Nel 1997 “Maruzzella”, episodio del film collettivo “I Vesuviani”, e nel 2001 “Non è giusto”, presentato al 54° Festival del Cinema di Locarno. Nel 2004 dirige “Il Resto di Niente”, evento speciale alla Mostra Internazionale dArte Cinematografica di Venezia e vincitore di numerosi premi e riconoscimenti tra cui tre candidature ai David di Donatello, il Premio Flaiano come migliore sceneggiatura e cinque candidature ai Nastri dArgento. Nel 2007 fonda marechiarofilm, società di produzione e distribuzione con cui nel 2011 realizza, in qualità di ideatore e curatore del progetto, il primo film partecipato in Italia, “Il Pranzo di Natale”. Nel 2013 realizza il ritratto di Alda Merini “La pazza della porta accanto” presentato al 31° Torino Film Festival e nel 2014 il film documentario “Let’s go” presentato al 32° Torino Film Festival.  

Nel 2015 presenta al 33° Torino Film Festival il secondo film partecipato “Oggi insieme domani anche”, in occasione del quale le viene assegnato il Nastro dArgento speciale 2016 per il suo percorso nel cinema del reale.

 

Accademia Teatro alla Scala / La città come palcoscenico

Interazione tra immagini realizzate dagli allievi della scuola di fotografia di scena dell’Accademia Teatro alla Scala e performance di musicisti della stessa scuola.

EVENTO COLLATERALE alla mostra La città come palcoscenico.

Le radici dell’Accademia Teatro alla Scala affondano nel 1813, quando il Teatro aprì la Scuola di Ballo, oggi riconosciuta fra le più prestigiose istituzioni a livello internazionale per la formazione coreutica; negli anni Cinquanta del ‘900, con la creazione della scuola dei “Cadetti della Scala“, Arturo Toscanini volle dare continuità storica alla tradizione lirica italiana, sempre nell’ottica di favorire la crescita di giovani talenti, vera vocazione scaligera. Negli anni Settanta Tito Varisco, all’epoca direttore degli allestimenti scenici, diede vita al corso per fotografi di teatro, con l’obiettivo di trasmettere, di generazione in generazione, l’eccellenza dell’abilità creativa e manuale degli artisti scaligeri. Intorno a questi nuclei si sono sviluppati nuovi percorsi formativi e nel 2001, costituendosi come fondazione di diritto privato sotto la Sovrintendenza di Carlo Fontana, l’Accademia ha assunto il volto che ha oggi: quattro dipartimenti – MusicaDanzaPalcoscenico-LaboratoriManagement – che coprono tutti i profili professionali legati al teatro musicale, con un’ampia offerta didattica articolata in corsi di formazione, specializzazione e workshop. L’alto livello della docenza garantisce la preparazione più adeguata, grazie alla presenza dei professionisti del Teatro alla Scala a cui si affiancano grandi artisti e i maggiori esperti del settore. Ogni anno, giovani di età compresa fra i 6 e i 30 anni provenienti da tutto il mondo studiano per eccellere in campo artistico, tecnico e manageriale: cantanti lirici, professori d’orchestra, artisti del coro, maestri collaboratori, ballerini, scenografi, sarti, truccatori e parrucchieri, parruccai, lighting designer, tecnici di palcoscenico, fotografi di scena, tecnici audio, videomaker, manager…

 

 

Davide Coltro / Plenum. Nuove forme dell’umano consorzio

Performance dell’artista che realizzerà alcuni dei suoi Quadri Elettronici coinvolgendo il pubblico.

EVENTO COLLATERALE alla mostra Plenum.

Barbara Lalle e Marco Marassi / Back up and Cry!

Buck up and cry!, l’equivalente in americano di “Coraggio, piangi!”, è un progetto artistico multimediale e performativo di Barbara Lalle e Marco Marassi.

Il tema centrale è la rottura di due tabù del mondo eterosessuale, maschile, bianco, contemporaneo: il trucco ed il pianto.

Trucco e pianto spesso sono stati confusi fino a trasformarsi in tabù. Il pianto nell’antichità, come tutti i liquidi del corpo umano – il sangue, il sudore, lo sperma – era sinonimo di vita e vitalità. Nelle situazioni estreme l’eroe piange e così si sente vivo. Dopo il lutto e la disperazione può rinascere. Il pianto degli uomini si svela già da subito diverso da quello delle donne: le lacrime femminili sono inesauribili e sfiniscono, quelle degli uomini permettono la palingenesi. L’uomo che piange non è un fatto solo contemporaneo e, sicuramente, le lacrime hanno una funzione catartica e fortemente empatica. L’uomo che piange è un valore positivo del mondo contemporaneo come di quello classico: il pianto pulisce l’anima dando sfogo alle sofferenze.

Così come il pianto, nel corso del tempo, anche il trucco è diventato un forte veicolo di concetti a volte diametralmente opposti. In passato l’ideale della bellezza aveva un significato spirituale: gli egiziani, come i greci ed i romani, credevano infatti che la bellezza fosse gradita agli dei. Utilizzavano la Kohl, una polvere di colore scuro ottenuta dalla macinazione del bruciato di mandorle, il piombo e il rame, minerali, cenere e ocra. Durante il Rinascimento italiano, nei paesi europei, la carnagione pallida divenne nota come segno di ricchezza e di posizione sociale; intorno al periodo vittoriano, il trucco del viso cominciò ad essere associato a prostitute ed attrici. Dal patriottismo all’emancipazione sessuale: donne che hanno sedotto uomini, donne che si sono emancipate da stereotipi di uomini che hanno idealizzato una rappresentazione di femminile fino a riappropriarsene facendo nuovamente, prepotentemente, uso di cosmetici, in un lungo ciclo evolutivo. Truccarsi è inversamente proporzionale alla forza di piangere? Ci si trucca per non piangere o si piange per liberarsi da un trucco pesante?

Il progetto Back up and cry! è curato da Roberta Melasecca.

Barbara Lalle (1978 Roma), terapista per la riabilitazione neurologica posttraumatica e docente impegnata quotidianamente nellintegrazione delle disabilità gravi, mossa da una “emergenza di dire”, come artista, esplora le modalità in cui disagio, deprivazione, dolore possano essere compresi, narrati, superati. La ricerca artistica si è diretta verso la realizzazione di performance-rito in cui i fruitori diventino parte di una comunità, alla ricerca di un interstizio di mondo possibile ed auspicabile, momentaneo e temporaneo, ma non illusorio.

 

Marco Marassi, classe 1975, studia fotografia presso la Scuola di Arti e Mestieri Ettore Rolli di Roma. Con la performer Barbara Lalle, compagna nella vita e nellarte, lartista ha sviluppato progetti multidisciplinari in cui il cardine è dialogo fra performance e fotografia ed la trasmutazione del fruitore in performer.

Vincitore del premio “Warsteiner young talents” presso lAffordable Art Fair 2015; Finalista Premio Arte Laguna 2015.

 

Fabio Lovino / Ritratti d’autore

In un set fotografico allestito per l’occcasione dall’artista, il pubblico potrà osservare il suo metodo di lavoro e avrà la possibilità di farsi fare un ritratto.

EVENTO COLLATERALE alla mostra La luce degli occhi.

 

CONFERENZE

Patrizia Caraveo / Una vita da scienziata

EVENTO COLLATERALE alla mostra di Gerald Bruneau, Una vita da scienziata.

Dal 2002 Patrizia Caraveo è dirigente di ricerca e direttore dell’Istituto di Astrofisica Spaziale e Fisica Cosmica di Milano (IASF). Ha collaborato a diverse missioni spaziali internazionali dedicate all’astrofisica delle alte energie a cominciare dalla missione europea Cos-B. Il suo campo d’interesse principale è il comportamento delle stelle di neutroni alle diverse lunghezze d’onda. È stata tra i primi a capire il ruolo fondamentale delle stelle di neutroni nell’astrofisica delle alte energie. Durante gli anni di ricerca sull’identificazione della sorgente Geminga, riconosciuta come la prima pulsar senza emissione radio, ha messo a punto una strategia multilunghezze d’onda per l’identificazione delle sorgenti gamma galattiche. È membro dell’Unione Astronomica Internazionale. Dal 1997 è professore a contratto all’Università di Pavia dove tiene il corso di Introduzione all’Astronomia”.

Daniela Ferrari / Arte e/è fotografia

 

Daniela Ferrari è curatrice di mostre e conservatrice presso il Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto. I suoi interessi vertono principalmente sullarte italiana del XX e XXI secolo in particolare su Futurismo, Novecento Italiano e ricerca verbovisuale. Ha pubblicato nel 2012 il Catalogo generale della Collezione VAF-Stiftung (Silvana Editoriale), collezione di cui è curatore responsabile presso il Mart che annovera più di 1800 opere che spaziano dalla fine dellOttocento fino alla contemporaneità. Nel 2012 ha scritto il volume “Archivio di Nuova Scrittura Paolo Della Grazia. Storia di una collezione” (Silvana Editoriale). Nel 2018 ha curato con Andrea Pinotti il libro “La cornice”. Storie, teorie, testi (Johan & Levi) che ripercorre le tappe fondamentali della storia della cornice e del suo ruolo cruciale nellesperienza dellimmagine pittorica.

 

Claudio Corrivetti / Il libro Fotografico

Un fotografo-editore parla del libro fotografico e della suo ruolo nell’era digitale.

Claudio Corrivetti è fotografo e direttore della casa editrice Postcart , specializzata in libri di fotografia d’autore, che ha fondato nel 1994. Postcart vanta un catalogo di circa duecento titoli che comprende volumi monografici, varie collane e una serie di coedizioni con realtà italiane ed estere come Aperture Foundation, Schilt, Filigranes, André Frère Editions, Radius Books. Alcuni ibri di Postcart hanno vinto premi nazionali e internazionali.

 

Antonio Manta / Fotografia al femminile

Antonio Manta sostiene che in questi ultimi anni la fotografia più intima, più personale e di ricerca, venga realizzata da donne. Questo l’ha portato a selezionare nel tempo diversi lavori di autrici che per vari motivi si accostano alla fotografia. Per alcune di loro è un mezzo di terapia, ma anche la voglia profonda di raccontare un universo poco compreso e mal interpretato. Guardando migliaia di fotografie per lavoro, Manta ritiene che questa sensibilità tutta femminile permetta di capire quasi sempre se un’immagine è stata realizzata da una donna o no. Ed è su questa sua convinzione  che si confronta in questo dibattito con psicologi ed esperti.

Antonio Manta (Empoli, 1966) è fotografo e stampatore. Senza tralasciare la fotografia di paesaggio e la ritrattistica, si è espresso soprattutto come fotoreporter lavorando in Romania, Marocco, Tunisia, Togo, Uganda, Laos, Israele, Cambogia, Vietnam e Armenia, paesi che ha visitato per progetti legati a scopi umanitari. È docente di Teoria del colore e tecnica di stampa digitale nel biennio specialistico di Fotografia dei Beni Culturali presso l’Istituto Superiore Industrie Artistiche di Urbino (ISIA). Nel 2010 avvia una collaborazione con Epson che lo indica come principale testimonial e sviluppatore italiano del sistema di certificazione internazionale Digigraphie®. Dal 2008 è testimonial Canson Italia e dal 2012 testimonial Mondo. Collabora con altri marchi prestigiosi quali Profoto e Eizo. Come stampatore ha ottenuto importanti riconoscimenti nazionali e internazionali. Nella sua febbrile attività di sensibilizzatore e promotore della cultura fotografica, Antonio Manta è noto per i numerosi seminari e workshop sulla post-produzione finalizzata alla stampa fine art / FineArt.

 

Angelo Raffaele Turetta / Sabotare la realtà

 

Conversazione sulla fotografia.

Angelo Turetta è presente a Todimmagina anche con la mostra “Atterraggio fantastico”.

Giuseppe Casetti – La fotografia trouvée

 

Il fondatore della libreria-galleria “il museo del louvre” di Roma – che oltre a foto d’autore propone un fondo di circa 140.000 scatti anonimi, “photo trouvée”, quasi tutti vintage print – con la sua esperienza di pioniere del settore in Italia, ci racconta il fenomeno della fotografia vernacolare: il suo fascino e il suo diffondersi nel mondo in varie forme, dal collezionismo all’arte.

Giuseppe Casetti cura anche “L’angolo della photo trouvée” nella sezione Amarcord di Todimmagina.

 

Le professioni tecnologiche dello spettacolo. Fotografia e video di scena, tecnologia del suono, lighting design

 

Filippo Toppi, coordinatore didattico del corso di Fotografia di scena dell’Accademia del Teatro alla Scala e altri docenti della stessa scuola presentano  alcuni corsi di una delle scuole più autorevoli per la formazione delle figure professionali che operano nello spettacolo dal vivo.

 

La fotografia del futuro. Tecnica ed estetica dei nuovi linguaggi fotografici

Importanza della fotografia social durante il lockdown

LETTURA PORTFOLIO

La Lettura portfolio è organizzata in collaborazione con Nadia Cianelli, delegata regionale FIAF per l’Umbria e Daniela Giannangeli. Alcuni autori del Festival (Gerald Bruneau, Luciano Corvaglia della TAG Gallery, Alberto Giuliani, Fabio Lovino, Angelo Turetta e altri) saranno a disposizione per visionare le immagini realizzate dal pubblico, dare consigli e scoprire nuovi talenti.

BOOKSHOP

Presentazione e firma dei libri di alcuni autori esposti e vendita di libri fotografici a cura della casa editrice Postcart di Claudio Corrivetti.

Claudio Corrivetti è fotografo e direttore della casa editrice Postcart, specializzata in libri di fotografia dautore, che ha fondato nel 1994. Postcart vanta un catalogo di circa duecento titoli che comprende volumi monografici, varie collane e una serie di coedizioni con realtà italiane ed estere come Aperture Foundation, Schilt, Filigranes, André Frère Editions, Radius Books. I ibri di Postcart hanno vinto numerosi premi nazionali e internazionali.

 

AMARCORD

L’angolo della Fotografia trouvée

Mostra e vendita di fotografie vernacolari a cura della libreria-galleria  “il museo del louvre” di Roma.

La libreria galleria il museo del louvre, ubicata nel ghetto di Roma, è una sorta di wunderkammer, ovvero una camera delle meraviglie, dedicata alla cultura del Novecento, con uno spazio espositivo che oltre a libri, propone autografi ed ephemera, disegni e quadri, con una particolare predilezione verso la fotografia. Oltre alle foto dautore e dartista propone una serie infinita di scatti anonimi, photo trouvée”, con un fondo che comprende circa 140.000 immagini, quasi tutte vintage print.

Ernesto Pini –  Le memorie di un barbiere

Ernesto Pini ha raccolto per decenni una quantità impressionante di immagini su Todi: fotografie e video realizzati da lui stesso, riproduzioni, cartoline, ritagli di giornale, volantini… Da poco in pensione, la sua bottega di barbiere è diventata un salotto dove questo materiale eterogeneo è conservato e si può consultare con la sua guida, ascoltando i suoi racconti pieni di ricordi.

TODIMMAGINA TV

Tutti gli eventi, oltre a interviste, special e reportage, saranno visibili sulla Web-TV attiva sul sito di Todimmagina 24h su 24, in diretta e on demand.

Circa Redazione

Riprova

10 proposte per il futuro della Scuola

Un manifesto di 10 proposte concrete per il futuro della scuola a Palermo. E’ quanto …

WP2Social Auto Publish Powered By : XYZScripts.com