Facebook, rivelazione choc della top manager: ‘Ho un cancro incurabile’

Ha 46 anni, un lavoro stupendo e ben pagato in Europa, quattro figli fra i 13 e i 20 anni, un marito importante e un cancro incurabile. Nicola Mendelsohn, la più alta esponente di Facebook in Europa, considerata ‘la potente regina dell’industria tecnologica britannica’, non ci sta più a tenere silenzioso il suo tormento e lo ha reso pubblico, postandolo proprio sui social. Mi hanno trovato da un anno un cancro incurabile del sangue che si sviluppa lentamente e colpisce i globuli bianchi, dice: ‘Il tempo di sopravvivenza può arrivare al massimo a 10 anni ed è ancora troppo. Per quello ho voluto rendere pubblica la mia storia, per mettere enfasi nelle ricerche e far capire meglio di che cosa si tratta, perché è una malattia poco conosciuta, ma non rara’

In coincidenza col World Cancer Day, celebrato domenica in tutto il mondo, la Mendelsohn che oltre all’Europa ha guidato anche l’espansione di Facebook in Medio Oriente e Africa a partire dal 2013, confessa: ‘La cosa più devastante non è stata la diagnosi ma trovare le parole per trasmettere la notizia ai miei figli… Sono diventata un’attivista del Fullicular lymphoma Facebook group poche settimane dopo che mi è stato accertato il tumore e lì ho capito che è una delle forme più comuni del cancro del sangue, ma che si manifesta prevalentemente sugli uomini oltre i 65 anni…’.

Il suo sorriso e lo sguardo intenso che brilla negli enormi occhi chiari, dovrà diventare un simbolo della determinazione nei confronti di questa malattia lenta e spietata.

Parlo spesso di come le persone possono impadronirsi del proprio destino, ma è dura ricordarsi che ci sono cose che non si possono controllare, racconta Mendelsohn. La manager, però, non si è rassegnata: fa controlli, le sua analisi del sangue sono buone, dice di avere energie, fa esercizio fisico e ha scelto di monitorare il suo cancro seguendo l’approccio ‘guarda e aspetta’. Inizierà cioè il trattamento di chemio o radioterapia se i suoi sintomi peggioreranno. I 3.500 membri del gruppo Facebook da lei creato, intanto, sono già un punto di riferimento a livello internazionale che si batte per accelerare diagnosi e prevenzione sugli elementi a rischio. «We can. I can….», questo lo slogan della resistenza rilanciato il 4 febbraio e identificato dal bottone arancione e blu della campagna globale anche dell’Onu.

Vuole ispirare una presa d’atto e avviare una grande mobilitazione per facilitare l’accesso alle cure, il ritorno al lavoro una volta che il cancro è stato diagnosticato e un incremento degli investimenti per il controllo del tumore che avanza.

Facebook, nei panni di un divulgatore compassionevole e spietato insieme, ha la forza attraverso il lavoro volontario e coraggioso della Mendelsohn e degli altri malati, di produrre uno straordinario sistema informativo e un esempio sociale da imitare.

Sicuramente in un momento così difficile per la super manager non è stato d’aiuto la scoperta che il marito Jonathan, alto esponente dei lobbisti del partito laburista inglese, sia stato pizzicato nell’elenco dei partecipanti al gala benefico del President Club per soli uomini dove le hostess in minigonna e autoreggenti erano più numerose delle gambe dei tavoli. Non è questo però il confronto più sgradevole che lady Nicola ha dovuto affrontare perché anche nelle grandi corporation che lei ha guidato, la battaglia per i diritti delle donne e della parità è venuta sempre prima di tutto. Con o senza cancro. 

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