Eduardo mio e Napoli nostra

Leggere la biografia di Edoardo De Filippo non sarebbe familiare quanto assistere alla prima teatrale di “Eduardo Mio” di e con Lina Sastri, in scena al Teatro Parioli di Roma fino al 27 marzo.
Sono proprio il concetto di famiglia e di appartenenza, focus di tutta la prima parte dello spettacolo, ad unire una platea sold-out, costituita da un pubblico maturo che fin dall’apertura del sipario mostra un grande coinvolgimento.

La pièce si divide in due atti che si svolgono attraverso le opere e le poesie di Edoardo e le canzoni della tradizione napoletana, cantate immensamente da Lina Sastri, accompagnata da un quintetto composto da pianoforte, chitarra classica, percussioni, contrabasso e violinoStanding Ovation per l’interpretazione della Tammuriata Nera, interpretata con la tradizionale tammorra.

Non mancano cenni all’attuale guerra, quando all’inizio dello spettacolo Lina Sastri racconta uno degli ultimi incontri con il Maestro in cui le propose di interpretare una donna in guerra in un spettacolo che poi non vedrá realizzazione.

I sentimenti quelli lontani, dice l’interprete, sono quelli che ci mantengono in vita.
È così l’amore a farci immerge nei racconti e negli aneddoti che svelano passo dopo passo il nostro Eduardo.

È poi l’amore per le donne, il focus ad accompagnarci nel secondo atto.

É con  “Gli esami non finiscono mai” del 1973 che la Sastri racconta gli insegnamenti ricevuti, oltre che sul palco, quelli dell’uomo Eduardo.

Il grande filo conduttore dello spettacolo sono le opere del drammaturgo partenopeo:  partendo dal primo atto, un’immersione in Filomena Marturano (1946) metafora della mamma di Eduardo: “La sua grandezza sta nelle sue ombre”.
In un percorso di memoria si passa per Ninuccia, che la Sastri interpretò in “Natale a casa Cupiello”, scritta da De Filippo nel 1931.
Mentre ci racconta gli aneddoti e gli insegnamenti si palesa l’amore di Lina verso di lui.
Questo senso di devozione verso il proprio maestro fa forse intuire il motivo della scelta del vestito bianco da sposa che indossa.
La sua meravigliosa presenza sul palco è un qualcosa che riporta alla cultura napoletana, fatta di valori e di quella società dei primi del ‘900 che in queste due ore di spettacolo rivive.
Napoli stessa é omaggiata dalla Sastri che chiude con “Napulè” di Pino Daniele.

Barbara Lalle

Circa Redazione

Riprova

Sughero Storto: il nuovo elegante Zibibbo spumante delle Cantine Benvenuto

Le Cantine Benvenuto di Francavilla Angitola (Vv) presentano il loro ultimo gioiello: Sughero Storto, uno …

WP2Social Auto Publish Powered By : XYZScripts.com