Denatalità, tra Giorgia Meloni e il ‘cattivo maestro’ Simonetta Sciandivasci

Giorgia Meloni ha partecipato all’incontro ‘Per un’Europa giovane. Transizione demografica, ambiente, futuro’, dove ha citato i cattivi maestri e la rassegnazione sulla denatalità: ‘Nessun intervento concreto sarà utile se prima non invertiamo la narrazione che è stata fatta su questa materia’.

In particolare, ha citato quei cattivi maestri che ‘in passato hanno propinato un malinteso concetto di libertà: non credo sia libertà dover rinunciare a un figlio per avere una carriera. Come non è libertà dover rinunciare a una carriera per avere un figlio. Libertà è poter fare senza paura entrambe le cose’.  Meloni si è quindi detto ‘intenzionata a cambiare marcia non arrendendosi, come fa il pensiero dominante, al precipizio della glaciazione demografica’.

La replica è arrivata sul quotidiano del gruppo Gedi, in prima pagina,  raggelante e apocalittico. ‘Non esiste alcuna ‘cultura dominante’ impregnata di ‘antinatalismo’, scrive nel suo commento all’intervento del premier, la giornalista e scrittrice Simonetta Sciandivasci. Forte del suo libro ‘I figli che non voglio: riflessioni ed esperienze sulla scelta di non avere figli’ (edito da Mondadori), la Sciandivasci invita invece il capo del governo ‘a rassegnarsi e a prendere atto della realtà’.

La nuova società deve essere aperta, sentenzia l’articolo de La Stampa. ‘Non inclusiva: aperta. Aperta ai nuovi modi di fare famiglia – prosegue la Sciandivasci –  alla possibilità di non farne, a una configurazione socio-economica che non vada all’aria se i vecchi sono più numerosi dei giovani. L’epoca che viviamo si chiama Sesta Estinzione, se davvero questo governo crede nella natura con l’uomo al centro, ha il dovere di mettere in conto che quella natura, forse, in questo momento, non ha bisogno di più figli italiani’. Di certo, tornando alla premier, la Sciandivasci è un ‘cattivo maestro’.

Negli ultimi 10 anni, in Italia, il numero di nuovi nati è diminuito del 25%: nel 2021, sono venuti al mondo solo 400.249 bambini. Ma ciò che fa riflettere sono soprattutto le motivazioni di chi sceglie di non avere figli: le ha individuate la ricerca «Figli: una ricchezza onerosa» commissionata da Plasmon e condotta da Community Research & Analysis sotto la direzione di Daniele Marini (Università di Padova) su un campione rappresentativo della popolazione nazionale.

Nonostante il difficile quadro economico e sociale, più di un italiano su due (57,4%) ha almeno un figlio e un terzo di loro vorrebbe avere altri bambini (34,3%). Fra quelli che non hanno figli (42,6%) invece, il 40,4% vorrebbe averne uno. Gli italiani vivono il contesto attuale come altamente «incerto» (53,7%) e problematico, tale da incutere «timore» per il futuro (37,3%).

«Il coinvolgimento delle imprese e la messa in rete delle buone pratiche di welfare aziendale è uno dei capisaldi del nostro piano strategico per la natalità. Non si può pensare di contrastare la crisi demografica senza creare un ambiente lavorativo favorevole e accogliente per le donne», spiega Eugenia Maria Roccella, Ministra per le pari opportunità e la famiglia. «Stiamo lavorando a un importante piano per la maternità, perché è la libertà delle donne di essere madri senza rinunciare alla propria realizzazione personale e professionale la chiave per uscire dall’inverno demografico. Prevediamo misure di accompagnamento per le mamme, una rete di servizi capillari, un welfare di prossimità che è anche un investimento sul futuro, un codice deontologico per le imprese».

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