Belpietro: ‘Vannacci colpito, non per ‘Il mondo al contrario’, ma  per i suoi esposti sull’uranio impoverito

‘Vannacci? Crosetto ha detto: ‘In questo modo si è creato un personaggio’. Ma a creare il personaggio è stato lui e chi gli ha chiesto di radiarlo e cacciarlo dalla posizione di comandante dell’Istituto geografico militare, un cimitero degli elefanti. Uno che ha guidato la Folgore e ha fatto il comandante di missioni pericolose in Afghanistan, che venga parcheggiato all’Istituto geografico militare già è una cosa curiosa. Io mi domando perché. Perché non viene valorizzato? Ve lo spiego subito, perché a un certo punto comincia a fare degli esposti sul tema dell’uranio impoverito. Questo è un dato di fatto. Accusa i vertici militari di aver mentito al Parlamento, di aver negato che fossero state usate munizioni all’uranio impoverito, da lì comincia la storia. Stanno creando un leader politico, chi si è scagliato contro Vannacci ha creato un punto di riferimento, perché Vannacci ha detto quello che pensa la maggioranza degli italiani. Su una serie di argomenti: ambientalismo, sul fatto che si può vivere la propria vita sessuale come si vuole ma non può pretendere di imporlo a noi, e non può pretendere che diventi il modello di un certo Paese’, è la considerazione di Maurizio Belpietro, direttore di Panorama.

Roberto Vannacci sarebbe stato rimosso dal suo ruolo per le sue denunce riguardo la questione dell’uranio impoverito. E’ anche  la teoria del leader di Democrazia sovrana e popolare Marco Rizzo, che ha preso le difese del generale, finito al centro delle polemiche per le discutibili affermazioni fatte nel suo libro “Il mondo al contrario”.

Marco Rizzo, presidente onorario del Partito comunista, non la pensa diversamente da  Belpietro e da Gianni Alemanno. La tesi è quella del complotto, secondo cui il generale avrebbe pagato non tanto per le “opinioni personali” contenute all’interno del libro “Il mondo al contrario”, bensì per le sue passate denunce sull’uranio impoverito.

È da tempo che il segretario di Democrazia sovrana e popolare si fa portavoce di una sinistra reazionaria molto spesso apprezzata e rilanciata anche a destra. Dice  Rizzo: “Non ero a conoscenza che il generale Vannacci avesse presentato ben due esposti alla Procura militare e alla Procura ordinaria di Roma nelle quali denunciava gravi e ripetute omissioni nella tutela della salute del contingente italiano”, dichiara in una nota. Eppure il generale diventa un personaggio pubblico non per queste denunce ma per le sue opinioni personali scritte nel libro ‘Il mondo al contrario’. E viene prontamente rimosso. Chissà se la rimozione sia davvero scattata per le sue opinioni personali o per altro?. Meditate, scrive Rizzo.

Alemanno, dal canto suo, ha avanzato la medesima perplessità nell’intervista rilasciata a Repubblica e nella quale, oltre a difendere il generale, non esclude una candidatura di Vannacci nelle liste della sua nuova creatura di destra-destra in vista delle elezioni Europee del prossimo anno. L’ex sindaco di Roma ritiene che il ministro Guido Crosetto, stigmatizzando le parole di Vannacci, abbia “offeso uno dei migliori ufficiali dell’esercito”, il quale – ecco la tesi del complotto –  era stato già censurato per avere avuto il coraggio di dire cosa pensava dell’uranio impoverito alla commissione parlamentare”.

Il generale Vannacci in passato ha presentato due esposti alle Procura militare e alla Procura ordinaria di Roma nelle quali denunciava gravi e ripetute omissioni nella tutela della salute del contingente italiano in Kosovo, in particolare in relazione ai bombardamenti con l’uranio impoverito durante la guerra del 1998-99. I due esposti, si legge negli atti della commissione d’inchiesta parlamentare, smentivano de facto i vertici del ministero della Difesa che, per anni, hanno sostenuto l’inesistenza di tale minaccia per la salute.

Sono 7600 i militari italiani che si sono ammalati di cancro a causa dei proiettili all’uranio impoverito utilizzati dalla NATO durante i bombardamenti del 1999 in Jugoslavia e, di questi, 400 sono deceduti. I numeri sono stati riportati dal Centro studi Osservatorio Militare.

Vannacci è stato destituito dal comando dell’Esercito per le sue affermazioni nel libro “Il mondo al contrario”, considerate omofobe e razziste.

Secondo Marco Rizzo, in realtà, questa sarebbe stata solo una scusa per allontanarlo in quando personaggio giudicato scomodo. A pesare sulla destituzione sarebbero state proprio le denunce sull’uranio impoverito. Queste le parole di Rizzo: ‘Eppure il generale diventa un personaggio pubblico non per queste denunce ma per le sue opinioni personali scritte nel libro Il mondo al contrario. E viene prontamente rimosso. Chissà se la rimozione sia davvero scattata per le sue opinioni personali o per altro?

L’uranio impoverito è un sottoprodotto del procedimento di arricchimento dell’uranio. L’uranio arricchito  viene  utilizzato come combustibile nelle centrali nucleari e come principale elemento detonante nelle armi nucleari. Oltre che in applicazioni civili, l’uranio impoverito viene usato nelle munizioni anticarro e nelle corazzature di alcuni sistemi d’arma. Le munizioni di questo tipo vengono chiamate nella terminologia militare API, Armor Piercing Incendiary, ovvero munizioni perforanti incendiarie. Circa 300 tonnellate di uranio impoverito sono state esplose per la prima volta in un conflitto durante la prima guerra del Golfo da parte dell’esercito statunitense, principalmente dai cannoni GAU-8 Avenger da 30 mm degli Aerei da attacco al suolo A-10 Thunderbolt, ogni proiettile dei quali conteneva 272 grammi di uranio impoverito. L’uranio impoverito è stato usato anche nella guerra in Bosnia ed Erzegovina, nella guerra del Kosovo e, in misura minore, nella seconda guerra del Golfo.

Quando un penetratore all’uranio impatta su un obiettivo, o quando un carro armato con corazzatura all’uranio prende fuoco, parte dell’uranio impoverito brucia e si frammenta in piccole particelle. La dimensione delle particelle di uranio create, la facilità con cui esse possono essere inalate o ingerite e la loro capacità di muoversi attraverso l’aria, la terra, l’acqua o nel corpo di una persona dipendono dalla maniera in cui si è polverizzato l’uranio impoverito metallico.

Un contatto diretto e prolungato con munizioni o corazzature all’uranio impoverito può causare effetti clinici nefasti solo se l’uranio è esposto e direttamente in contatto con la cute; resta quindi molto pericoloso solo se direttamente inalato, ingerito, o posto a contatto di ferite, circostanza classica che si verifica quando i proiettili si disintegrano colpendo il bersaglio ed il particolato si disperde in aria, si deposita, inquina l’acqua. La tossicità “chimica” dell’uranio impoverito (analoga a quella di piombo e tungsteno) rappresenta viceversa la fonte di rischio più alta a breve termine (intossicazione acuta), mentre non è provato che anche la sua radioattività possa causare problemi clinici nel lungo periodo (anni o decenni dopo l’esposizione, specialmente se protratta nel tempo), in quanto l’emivita biologica di tale elemento è relativamente breve, pari a) ca. 12-24 ore per le forme idrosolubili come il catione uranile dell’U(VI) o UO22+, che viene normalmente escreto per via renale-urinaria, sotto forma di idrossido e carbonato complessi; b) di alcuni giorni per le forme poco solubili, come una numerosa serie di ossidi e composti intermetallici tipici di questo elemento, che vengono comunque escreti per via gastrointensinale e fecale.

Il pericolo principale di contaminazione è quindi l’inalazione ed il raggiungimento dei siti più profondi del sistema bronco-polmonare (alveoli), seguito dal contatto e la diffusione nei capillari sanguigni e dall’assorbimento mediante il ciclo alimentare o attraverso l’acqua.

Infine, un pericolo particolare deriva verosimilmente dall’incorporazione di particelle di uranio impoverito attraverso le ferite (o schegge permanenti in loco dopo l’avvenuto ferimento), che le porta direttamente a contatto con i tessuti vitali.

L’esposizione sia a composti chimici di uranio impoverito sia di uranio naturale può, in generale, indipendentemente dalle sue proprietà radioattive:

causare danni ai reni, pancreas, stomaco/intestino

mostrare effetti citotossici e carcinogeni in animali

causare effetti teratogeni in roditori e rane (in contatto con sali di uranio disciolti in acqua) e in umani in contatto con polveri di uranio naturale ed impoverito

Sindrome dei Balcani

Per “sindrome dei Balcani” si intende quella lunga serie di malattie – per lo più linfomi di Hodgkin e altre forme di cancro – che hanno colpito i soldati italiani al ritorno dalle missioni internazionali. I primi casi segnalati in Italia risalgono al 1999, quando un soldato cagliaritano (Salvatore Vacca) morì di leucemia al ritorno della missione militare in Bosnia ed Erzegovina. Da allora le vittime sono state 45 e circa 500 i soldati malati. Un rapporto di causa effetto tra l’esposizione all’uranio impoverito e queste malattie non è ancora stato dimostrato. Con sentenza pronunciata in data 19 dicembre 2008 il Tribunale di Firenze, accogliendo la domanda di parte attrice, ha ritenuto la responsabilità del Ministero della Difesa per patologie contratte da militare in servizio in conseguenza di esposizione all’uranio impoverito. Nel caso in questione il militare aveva partecipato alla missione Ibis in Somalia.

Allo scopo di identificare eventuali responsabilità dei vertici militari italiani e della NATO, il Parlamento ha istituito una commissione d’inchiesta per far luce sulla vicenda, i cui lavori si sono conclusi nel marzo del 2006. Fra le varie e numerose ipotesi per spiegare la sindrome dei Balcani e la sindrome della guerra del Golfo vi sono studi che indicano nanopolveri inorganiche (non necessariamente contenenti uranio), indipendentemente dalla loro tossicità, come possibili cause delle patologie. Il caso più recente di tumore, probabilmente dipendente dall’uranio impoverito e da nanopolveri, è quello dell’archeologo Fabio Maniscalco, che ha lavorato nei Balcani come ufficiale tra gli anni 1995 e 1998, e si è ammalato di una forma rara ed anomala di tumore del pancreas-

Il 4 gennaio 2010 l’Associazione Vittime Uranio ha reso noto nel corso di una conferenza stampa a Lecce il bilancio sul numero di militari italiani morti per possibile contaminazione da uranio impoverito. Si tratta, secondo l’associazione, di almeno 216 casi di morte. «È tuttavia – ha spiegato  Francesco Palese, giornalista responsabile del sito Vittimeuranio.com e portavoce dell’associazione – un bilancio incompleto.» Nel corso della conferenza stampa è stato diffuso anche un documento della Sanità militare italiana che riporta 171 morti e 2500 malati, registrando l’ultimo decesso nel 2006 e non comprendente i reduci da molte missioni, dai poligoni e tutti coloro che al momento della morte non erano più in servizio. «Integrando questo documento con i dati in possesso dell’associazione – ha detto Palese – arriviamo a contare 216 morti, ma è un dato ancora parziale.

Il 1º marzo 2010 il Consiglio dei ministri ha dato il consenso agli indennizzi ai soldati impiegati nelle missioni di pace, nei poligoni, nei siti di stoccaggio; quelli, in poche parole, che abbiano contratto malattie prestando servizio militare. Tra i casi di morti di militari italiani che sono al vaglio degli inquirenti per possibili collegamenti con intossicazione da uranio impoverito, si veda ad esempio il caso di Paolo Mucelli, il marinaio ogliastrino di Baunei deceduto a Cagliari il 28 marzo 2011 con diagnosi di leucemia fulminante.

Nel 2019 viene riconosciuta la gravità della contaminazione e le reticenze dei vertici militari. A tal proposito sono significativi, come detto,  i due esposti, presentati alla Procura militare e alla Procura ordinaria di Roma, da parte del generale Roberto Vannacci, comandante dell’Operazione “Prima Parthica” in Iraq, al fine di denunciare le gravi e ripetute omissioni nella tutela della salute del contingente italiano.

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