Addio a Lea Vergine, moglie di Enzo Mari: la critica d’arte muore per Covid il giorno dopo di lui

È morta anche lei, meno di 24 ore dopo il compagno di una vita. Se n’è andata a 84 anni la moglie di Enzo Mari, Lea Vergine, anche lei come il marito per le complicazioni del Covid. Erano entrambi ricoverati all’ospedale San Raffaele di Milano, dove ieri è mancato il ‘gigante’ del design italiano  e, oggi, anche la moglie.

Lea Vergine, all’anagrafe Lea Buoncristiano, napoletana di nascita e milanese d’adozione, è stata una celebre curatrice e critica d’arte molto conosciuta, tra le primissime donne che sono riuscite ad occupare un posto di rilievo nel panorama artistico-culturale italiano.

Elegante, pungente, straordinariamente ironica e geniale, è stata una vera pioniera delle arti performative, con il suo occhio sempre puntato al femminile, in un mondo, quello dell’arte italiana degli anni ’60-’70, dominato dall’ego maschile.

Amica di Gillo Dorfles e Arturo Schwartz, curatrice di moltissime mostre che hanno segnato la storia dell’arte del Belpaese, collaboratrice di alcuni dei principali quotidiani italiani, tra cui il Manifesto e Il Corriere della Sera, ha scritto diversi saggi sull’arte contemporanea. Oggi il mondo dell’arte e quello culturale, dunque, dice addio ad uno dei personaggi più celebri, capace di rimanere nella storia.

Tra i saggi più famosi: “Il corpo come linguaggio. Body art e storie simili”, dove analizzava la rivoluzione e l’evoluzione della body art; “Attraverso l’Arte. Pratica politica. Pagare il ’68”, “Dall’Informale alla Body Art. Dieci voci dell’Arte Contemporanea: 1960/1970”. Famosissimo il suo “L’altra metà dell’avanguardia 1910-1940. Pittrici e scultrici nei movimenti delle avanguardie storiche nel 1980”, testo controcorrente che per la prima volta invitava a guardare il contributo delle donne ai principali movimenti del ‘900. E poi ancora “L’arte in trincea. Lessico delle tendenze artistiche 1960-1990″, “La vita, forse l’arte” e molti altri.

Lea Vergine e Enzo Mari si erano incontrati negli anni ’60 e avevano vissuto un po’ a Napoli, ma poi se n’erano dovuti andare perché, entrambi impegnati in altre relazioni, non erano granché graditi. E finalmente, il trasferimento sotto la Madonnina alla fine degli anni ’70, dove avrebbero reso grande, insieme, il design italiano, contribuendo a spingere il Made in Italy a livello internazionale.

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