Lasua replica a Palma è arrivata a stretto giro di posta: «Il Garante dei Delinquenti contro i decreti Sicurezza? È la conferma che sono decreti fatti bene». Ad aver bisogno di un “garante”, ha proseguito, «non sono detenuti e spacciatori, ma gli agenti della Polizia Penitenziaria troppo spesso aggrediti, minacciati e perfino denunciati».
Altra protesta, nella giornata del 26 giugno, giornata mondiale contro la tortura, arriva da Samuele Ciambriello, garante dei detenuti per la Campania, che fa presente che la tortura può avere mille sfumature. Tortura possono essere i trattamenti che mortificano la dignità di una persona o negano il rispetto di diritti fondamentali. Tortura sono i soprusi o le costrizioni. Nessunindividuo deve essere sottoposto a tortura o comunque a trattamenti degradanti e disumani, hanno ricordato l’Osservatorio regionale delle carceri.
«Pensiamo, per esempio, ai trattamenti sanitari obbligatori, a quanti li subiscono senza poter far valere i loro diritti. Pensiamo – ha aggiunto Ciambriello, calando il tema della tortura nella realtà del nostro territorio – ai detenuti del sistema carcerario campano caratterizzato da un fenomeno di sovraffollamento mai risolto che acuisce le tensioni nei penitenziari e il malessere di quanti ne condividono le criticità: carcerati e agenti. Pensiamo al logorio di chi è affetto da problemi psichiatrici e attende a lungo un trasferimento alla Rems (la residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza) che non arriva. Pensiamo agli immigrati fermati per strada, perché ebbri o considerati sospetti a prescindere, trattenuti in questura o, se nel primo caso, sottoposti a trattamenti sanitari obbligatori per poi essere dimessi e abbandonati a se stessi».
E sono già una ventina i casi di questo tipo registrati in Campania negli ultimi mesi. Di qui lo spunto per quella che Garante e Osservatorio carcere hanno definito «una riflessione collettiva sugli abusi ai danni di persone inermi» per sollecitare più impegno da parte delle istituzioni e maggiore sensibilità da parte dell’opinione pubblica. Ciambriello ha invocato «un maggior impegno istituzionale e una più profonda presa di coscienza da parte dell’opinione pubblica contro la tortura in tutte le sue articolazioni», perché «l’indifferenza è la migliore alleata di ogni ingiustizia». La sfera sanitaria viene indicata tra quelle con le criticità maggiori.
«La riforma ha saputo fare una sola cosa: cambiare il nome ai Centri Clinici e denominarli Sai (Strutture assistenziali intensive). Ma nella condizione in cui versano non sono più in grado di assicurare prestazioni adeguate», denuncia Francesco Ceraudo, pioniere della medicina penitenziaria e già presidente dell’Associazione nazionale dei medici penitenziari. «Sono venuti meno in modo clamoroso i necessari investimenti sul personale e sulle apparecchiature medicali e si è portata avanti la politica del basso profilo che non delinea alcun progetto di riqualificazione professionale e strutturale. In queste condizioni – ha aggiunto – diventa quasi impossibile assicurare il diritto alla salute in carcere e di questo deve tener conto la magistratura in tutti i gradi di giudizio senza trincerarsi dietro posizioni retrive e pilatesche».