Nora Lux. Il mio è un dialogo tra corpo femminile e il suo elemento che caratterizza la Natura, la matrice sulla quale poggia la Creazione e su cui la creatività può agire plasmando, attraverso la prima materia, il Sole. Come una donna Sacerdotessa al contempo officiante e sacrificio, così sacrifico la mia stessa immagine nell’opera. È la tecnica dell’autoscatto che mi accompagna da 15 anni insieme all’elemento Terra e alle sue grotte che diventano luoghi di passaggi ctoni, simbolo di profondità dell’inconscio, di metamorfosi ancestrali, terra serrata nel dialogo tra il chiuso e il vuoto, come il corpo femminile è concluso nel dialogo tra luce e ombra, e l’utero nel confronto ciclico tra morte e vita. Nelle grotte, nelle necropoli etrusche, nelle vie cave, luogo del ritorno del tempo e di rispecchiamento di terra e cielo, di capovolgimento fisico degli elementi, le macchie delle pietre si allungano in parallelo sul mio corpo come una discesa agli inferi materni, in una riappropriazione delle profondità in chiave positiva, terricola. Ritorno negli stessi luoghi a distanza di pochi anni e sono di fronte all’immutabilità e alla radicale diversità di un paesaggio che è soprattutto magico-emotivo: la grotta è la stessa, ma questa volta il mio corpo è come assorbito e intrappolato, il mio corpo che anni prima si era collocato iconicamente al centro di una scena adesso è ridotto a un balugino fuggevole. La grotta che prima era silenzioso oggetto di una manifestazione epifanica, con lo scorrere del tempo è diventata essa stessa corpo vibrante con la sua porosità e cavità, le stesse porosità e cavità di un corpo umano, di un’anima umana. Seguo le ferite e le irregolarità, come fossero informazioni del mio corpo del mio vissuto in un dialogo tra l’infero e la luce, con la mia ombra, tra ciò che sprofonda e ciò che riaffiora.mUna vocalità eterna impregna questa roccia, la GRANDE DEA, e tale vocalità viene liberata dal mio occhio diaframma autonomo, e dal mio corpo , restituendo voce al tempo, forma al peso dei ricordi ancestrali di cui è impregnata la grotta, luogo dell’anima prima di qualunque anima umana, sacello di una divinità cancellata dai secoli umani eppure viva negli sprofondi. Nel tacito echeggiare di discesa e risalita, di morte e rinascita, di sangue e terra, sacrificio e concepimento. Luoghi di perdita e di riconoscimento di sé, del mio corpo di donna come labirinto-caverna iniziatica, ma soprattutto del mio essere, dell’insopprimibile, indicibile confronto tra la morte e la vita, tra il noto e l’ignoto cui ogni uomo è chiamato. Per me ritornare nei luoghi della mia opera vuol dire far rinascere l’emozione della prima volta in cui ho vissuto quei luoghi e al contempo posso metabolizzarne il cambiamento, assumerlo su di me artisticamente e fisicamente, imprimerlo nel mio corpo prima ancora che nell’obiettivo. La scelta dell’autoscatto rende ancora più incisivo questo lavoro sul tempo ciclico, sul corpo come luogo terreno: come è cambiato il corpo, così è cambiato il luogo, perché entrambi composti di terra e vita. La fotografia può fissare l’eterno. Il mio proposito è più ambizioso: vorrei non fissare ma lasciare scorrere, permettere al tempo di passare, non fermarlo e dominarlo ma creare con esso e su di esso. Guardare la mie foto significa anche inserirsi in un dialogo al femminile, ripercorrendo il lavoro svolto sulla Dea Madre secondo gli studi di Maria Gimbutas e Erich Neumann. (www.noralux.com)
Francesco Frigione è psicologo e psicodrammatista analitico; psicoterapeuta individuale e di gruppo. Nato a Napoli, vive e lavora a Roma. Docente di psicodramma presso la scuola di specializzazione per psicoterapeuti PsicoUmanitas (riconosciuta dal MIUR); formatore di educatori e studenti, autore di progetti psico-socio-culturali in Italia e in Argentina. Membro del CSPL. Ha fondato e dirige la webzine e il quadrimestrale internazionale Animamediatica.
Antonio Dorella è membro del CIPA, Centro Italiano di Psicologia Analitica, all’interno del quale si interessa agli aspetti clinici della professione di psicologo analista. E’ membro dello IAAP, l’Associazione Internazionale di Psicologia Analitica. Si occupa soprattutto del rapporto fra Psicologia e Religione, tema sul quale scrive dal 1998 all’interno della Rivista semestrale del CSPL, tema al quale, inoltre, ha dedicato diverse conferenze e un libro: Strada nel deserto. Vive a lavora a Roma.
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