Prima che il governo giallo-verde tra M5S e Lega nasca mancano ancora molti giorni e molti tasselli importanti devono andare al loro posto, ma i colonnelli di entrambi i partiti ci stanno lavorando.

Stabilito che sia Forza Italia – che dovrebbe optare per una astensione critica o per una opposizione benevola, che Fratelli d’Italia non entrerà nel governo, i ministri saranno perciò tutti scelti nella rosa di nomi che i due leader, Di Maio e Salvini, stanno sfogliando. Naturalmente, il primo scoglio da superare è il nome del premier. In serata prende corpo anche una suggestione, quella della staffetta tra Di Maio e Salvini a palazzo Chigi. A rallentare la trattativa c’è che Salvini è lo junior partner, con il 17% dei voti, rispetto all’M5S che di voti ne ha il 32%. Ma anche Di Maio ha fatto mezzo passo indietro e solo così può riuscire nell’impresa di portare i 5Stelle al governo.

Due le figure altre di cui si parla: il primo è l’ex presidente dell’Istat ed ex ministro del Lavoro  Enrico Giovannini. Oppure una donna e, in questo caso, un nome davvero a sorpresa, quello dell’avvocato Giulia Bongiorno, ora eletta con la Lega. A cascata, ovviamente, il nome del premier trascina dietro di sé le caselle dei ministeri più pesanti. Poche le certezze. Salvini reclamerebbe per sé il ruolo di ministro dell’Interno, per gestire il tema – a lui molto caro – dell’immigrazione clandestina. Di Maio andrebbe agli Esteri per presentare fuori d’Italia il suo Movimento e la sua nuova Italia. Entrambi potrebbero aspirare al ruolo di vicepremier politici.

Per quanto riguarda il cruciale ministero dell’Economia (Mef), che scriverà la nuova legge di bilancio, parrebbe faccia più gola alla Lega, che vi candiderebbe o Armando Siri (teorico della flat tax) o Claudio Borghi. L’uomo dei conti dei 5Stelle è Lorenzo Fioramonti, uomo di Di Maio, e che ha preparato il viaggio nella City londinese del leader. Potrebbe andare, se non al Mef, di certo allo Sviluppo economico. Un ministero chiave per i 5Stelle è di certo quello del Lavoro, da cui far partire la sperimentazione del reddito di cittadinanza: l’economista Pasquale Tridico sembra essere l’uomo giusto.

Un dicastero cruciale, la Giustizia, l’M5S lo chiede per Alfonso Bonafede, avvocato e fedelissimo di Di Maio, ma se la Bongiorno non arrivasse allo scranno di premier è l’alternativa. Un vero busillis è la casella della Difesa, che viaggia di pari passo con quello dell’Interno. La Lega aveva un nome fortissimo, quello di Giacomo Stucchi, ex presidente del Copasir, e i 5Stelle quella di Elisabetta Trenta, ma entrambi o perché caduti in disgrazia o per intrecci familiari, sono incandidabili. Un altro interrogativo riguarda l’Istruzione, dove il solo nome che gira è quello del pentastellato (ma ex fan di Matteo Renzi che aiutò a scrivere la «Buona Scuola») Salvatore Giuliano. Per due ministeri minori, ma di peso politico alto, Riforme istituzionali e Rapporti con il Parlamento, in rampa di lancio ci sono Roberto Calderoliper il primo e Riccardo Fraccaro per il secondo o un inedito ticket coi due dicasteri uniti.

Tra i ministeri decisamente minori, il leghista Centinaio potrebbe andare a quello di Turismo e Sport, mentre aperte restano le caselle Pari Opportunità e altre. Lega e M5s hanno, però, anche in testa due ministeri nuovi di zecca: uno alle disabilità e uno alla qualità della vita.