Palermo. Ha un tumore all’intestino, ma la curano per cancro alle ovaie: morta maestra 48enne

Una diagnosi sbagliata che Maria Di Benedetto ha pagato con la vita. La Procura di Palermo ha infatti aperto un’inchiesta sulla morte della donna, una maestra elementare di 48 anni, madre di quattro figli di età compresa fra 4 e 15 anni e malata di tumore all’intestino. Per anni la donna è stata curata per un cancro alle ovaie, sottoponendosi così  ad una chemioterapia che andava a colpire i punti sbagliati. Quando i medici si sono accorti dell’errore per Di Benedetto non c’è stato nulla da fare: la donna è infatti morta la settimana scorsa. Intanto è finito sotto inchiesta Vito Rodolico, anatomo-patologo del Policlinico universitario del capoluogo siciliano: sarebbe stato lui a leggere i “vetrini” dell’esame istologico e ad effettuare la diagnosi di tumore ovarico. L’accusa nei confronti di Rodolico, denunciato dal marito della maestra, Salvatore Lo Coco, 42 anni, era di lesioni gravissime, ma ora il sostituto Claudio De Lazzaro dovrà trasformarla in omicidio colposo. Domani sarà conferito un incarico a due esperti dell’Università di Messina, che dovranno valutare le carte riguardanti la vicenda, acquisite dai carabinieri del Nas. Lo Coco, assistito dall’avvocato Giuseppe Sciarrotta, non si dà pace: “Ho visto mia moglie spegnersi piano piano. I miei bambini dicevano che sembrava una reduce dei campi di concentramento: senza capelli, pesava 40 chili”. Ad accorgersi dell’errore, risalente al periodo in cui Maria Di Benedetto fu operata al Policlinico, nel giugno 2009, furono nel gennaio di quest’anno i medici di un altro ospedale palermitano, il Buccheri La Ferla, che non si spiegavano come mai la maestra non rispondesse alle cure. La loro analisi fu confermata da altri esami eseguiti al Policlinico Gemelli di Roma. “Siamo andati dappertutto – racconta ancora Salvo Lo Coco, giardiniere del Centro educativo ignaziano, l’ex istituto Gonzaga – e nessuno capiva. Fino a quando al Gemelli non hanno voluto vedere i ‘vetrini’, unico modo per comprendere come mai mia moglie non migliorasse, nonostante la chemio che la distruggeva”. La scoperta non ha consentito però di salvare la vita della mamma di quattro ragazzini, due dei quali in tenerissima età, di 8 e 4 anni. Una consulenza di parte, eseguita da un chirurgo di Ancona, parla di “clamoroso errore”. Al Policlinico di Palermo l’anno scorso una giovane donna, Valeria Lembo, 34 anni, madre di un bambino di pochi mesi, fu uccisa da una dose eccessiva di medicinale chemioterapico: anziché  somministrargliene 9 unità, come previsto, per un errore incredibile il numero 9 fu trasformato in 90 .

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