Zelensky: «I team ucraini e americani hanno ripreso a lavorare». Domani incontro a Riad

«I team ucraini e americani hanno ripreso a lavorare e speriamo che la prossima settimana avremo un incontro significativo», scrive su X il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, in uno dei post con cui ha dato aggiornamenti sugli incontri a Bruxelles, dove ha partecipato al pranzo con i leader europei riuniti per il Consiglio straordinario su Ucraina e difesa, durante il quale è stato affrontato il Piano per il riarmo presentato dalla presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen. «Sono grato per tutto il supporto ricevuto», ha scritto ancora Zelensky, sottolineando che «gli ucraini apprezzano davvero che in un periodo di così grandi emozioni nella politica globale, l’integrità europea sia preservata e l’Europa stia davvero cercando di fare la cosa giusta».

«Rubio, Witkoff, Waltz vanno a Riad domani per incontrare gli ucraini, tra cui Yermak (braccio destro di Volodymyr Zelensky, ndr)», ha scritto la corrispondente della Casa Bianca di Fox News, Jacqui Heinric su X. La notizia è stata poi confermata dallo stesso Witkoff, che ha rivelato che farà parte della delegazione.

«Stiamo discutendo per coordinare un incontro con gli ucraini a Riad, o anche eventualmente a Gedda», ha detto ai giornalisti l’inviato per il Medio Oriente, parlando di «soddisfazione» per le scuse di Zelensky e aggiungendo che «l’idea è di definire un quadro per un accordo di pace e un cessate il fuoco iniziale». È stato poi un alto funzionario ucraino a confermare all’Afp, a condizione dell’anonimato, la data di martedì.

L’inviato statunitense per l’Ucraina, Keith Kellogg, parlando al Council on Foreign Relations di Washington, ha difeso la decisione di Donald Trump di sospendere gli aiuti e la condivisione di intelligence con Kiev, che aveva generato un grande allarme, sottolineando però che si tratta di «una pausa, non di uno stop definitivo», sui cui tempi la decisione sta tutta nelle mani di Trump. «La mia esperienza con Trump è che funziona come un contratto. Quando comprate una macchina o una casa, prima di procedere firmate un contratto. Il motivo per cui Zelensky è venuto alla Casa Bianca era per firmare un documento che stabilisse il percorso da seguire. Ma quel documento non è stato firmato», ha detto Kellogg, ribadendo che, secondo lui, non si può andare avanti senza un impegno formale, che – è stata l’accusa – Kiev ha mancato numerose occasioni di portare a termine. Quindi, per Kellog, rispetto a quanto accaduto nello studio ovale «gli ucraini se la sono cercata».

«Quando si parla di garanzie di sicurezza – ha sottolineato l’inviato Usa per l’Ucraina – credo che si debba guardare a questo aspetto. Non si tratta solo della parte cinetica, quella militare, che è chiaramente importante, ma anche di quella economica, le sanzioni. Cosa farete con i beni russi congelati? In questo momento ci sono 300 miliardi in Belgio. Si tratta principalmente di denaro degli oligarchi. Volete sequestrarli? Penso che il presidente Putin debba capire che possono essere sequestrati, a patto che gli europei siano disposti a farlo». Kellog, poi, ha citato le sanzioni: «Se facessimo capire di essere seri, questo potrebbe costringere Mosca a sedersi al tavolo dei negoziati», ha detto, rivelando di aver discusso con i partner europei su cosa intendano realmente quando chiedono una garanzia di «backstop» da parte degli Stati Uniti, ovvero una copertura americana a sostegno degli aiuti europei all’Ucraina.

«È importante che l’Ucraina sia in una posizione di forza, soprattutto nei colloqui di pace, quindi il sostegno deve continuare. Accolgo con favore il fatto che Stati Uniti e Ucraina stiano discutendo, proprio in questo momento, su come procedere e risolvere alcune delle difficoltà emerse», ha detto il segretario generale della Nato, Mark Rutte, nel corso di una conferenza stampa a Bruxelles, sottolineando che «questo processo è in corso e, naturalmente, sono cautamente ottimista sul fatto che possa portare a risultati e favorire un’evoluzione positiva della situazione».

E’ significativo che durante l’incontro nello Studio Ovale alla Casa Bianca disse a Zelensky: “Spero che sarò ricordato come un pacificatore… Lo faccio per salvare vite, più di ogni altra cosa, questo potrebbe portare a una terza guerra mondiale. Stava andando nella direzione sbagliata”.

Consideriamo che la stampa americana ha appena riportato ciò che l’ex presidente Jimmy Carter ha detto a Donald Trump nella sua recente intervista sulla Cina:

“Hai paura che la Cina sia davanti a noi, e io sono d’accordo con te. Ma sapete perché la Cina è davanti a noi? Normalizzate le relazioni diplomatiche con Pechino nel 1979. Da quella data, sai quante volte la Cina è andata in guerra con qualcuno? Neanche una volta mentre siamo costantemente in guerra.

Gli Stati Uniti sono la nazione più guerriera nella storia del mondo, perché vogliono imporre Stati che rispondono al nostro governo e ai valori americani in tutto l’Occidente, controllano le aziende che hanno risorse energetiche in altri paesi. La Cina, invece, sta investendo le sue risorse in progetti come ferrovie, infrastrutture, treni intercontinentali e transoceanici, tecnologia 6G, robotica, università, ospedali, porti, edifici e treni ad alta velocità anziché utilizzarli per spese militari.

“Quanti chilometri di treni ad alta velocità abbiamo in questo paese?
Abbiamo sprecato 300 miliardi di dollari in spese militari per sottomettere i paesi che cercavano di uscire dalla nostra egemonia.

La Cina non ha sprecato un centesimo in guerra, ed è per questo che ci sta superando in quasi ogni area. E se prendessimo 300 miliardi di dollari per installare infrastrutture, robot, sanità pubblica negli USA, avremmo treni a proiettile trans oceaniche ad alta velocità.

Avremmo ponti che non crollerebbero, un sistema sanitario gratuito per gli americani, migliaia di americani non sarebbero contagiati più di qualsiasi altro paese al mondo.

Avremmo strade che reggono bene. “Il nostro sistema educativo sarebbe buono come la Corea del Sud o Shanghai. ”

Ovviamente Jimmy Carter ha i suoi buoni motivi e le sue buone ragioni per sostenere queste tesi ma, a dire il vero, queste motivazioni non reggono con Donald Trump che anche nel primo mandato non sostenne alcuna guerra o supportò comportamenti bellici di altri.

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