Voto Rousseau. Zingaretti: Ora possiamo cambiare l’Italia

Avrà sudato sette camice Nicola Zingaretti. Non vedeva l’ora che fosse reso noto il risultato finale della consultazione degli iscritti del M5S sulla nascita del nuovo governo. Sono state ore frenetiche piene di entusiasmo e preoccupazione. Poi ecco, poco dopo le 19, con qualche minuto di ritardo la gioia. Il voto bulgaro, che il segretario Dem conosce abbastanza bene, benedice la nuova maggioranza che andrà a costituirsi in Parlamento per il Conte bis. Un sospiro di sollievo. Missione compiuta. Salvini spedito ufficialmente all’opposizione e, con la speranza di arrivare a fine legislatura per prepararsi al voto, ora bisogna cuocere a fuoco lento Matteo Renzi. Ma senza strappi perché l’ex presidente del consiglio Dem è pronto a varare il suo movimento politico e, almeno sulla carta, comanda i gruppi parlamentari del Pd. Per la Ditta questa seconda missione potrebbe essere più dura e difficile rispetto a quanto fatto con i 5S. Ma per ora si può gioire ed essere più che felici. Tanto che Nicola Zingaretti, avuta la certezza del sì al Conte bis da parte degli iscritti al M5S che hanno partecipato al voto sulla piattaforma Rousseau, via facebbok lancia la sua nuova crociata, “ora andiamo a cambiare l’Italia”. “Con la chiusura del lavoro programmatico si è fatto un altro passo avanti per un Governo di svolta. Ridurre le tasse sul lavoro, sviluppo economico, green economy, rilancio di scuola, università e ricerca, modifica radicale dei decreti sicurezza”, conclude il segretario Dem.

Ora lo aspetta un nuovo compito: indicare i nomi in quota Pd per un governo di cambiamento e di svolta.  I Dem, per fortuna, rispetto a tanti, sono un monolite ed hanno cultura politica. Ma corrono il rischio di indicare nomi che sanno troppo di vecchio, usurati ed obsoleti. I giovani ci sono nel Pd ma, come i colleghi del Movimento, non hanno quell’esperienza politica che ora occorre alla squadra che dovrà affiancare Giuseppe Conte. Alcuni big sono stati costretti a fare un passo di lato, come Orlando, altri restano sempre evergreen come Franceschini. In fondo Zinga ora deve accontentare le correnti e far digerire il rospo a Conte. Altrimenti inizieranno da subito le prime pratiche di disturbo e la durata del governo sarebbe sempre messa in discussione.

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