Von der Leyen: ‘La nomina di Fitto riflette l’importanza dell’Italia in Europa’

‘La composizione della nuova Commissione europea riflette l’importanza dell’Italia’,  Ursula von der Leyen lo dice esplicitamente presentando la sua nuova squadra, nella quale a Raffaele Fitto è stato assegnato l’incarico di vicepresidente esecutivo con una delega importante, quella alla Coesione e alle Riforme, e un portafogli di circa 378 miliardi. Il successo del  governo Meloni è pieno: è stato riconosciuto  il ruolo dell’Italia come Paese fondatore, la nostra centralità negli equilibri attuali, il peso della nostra economia nello scenario europeo, seconda per manifattura e terza in assoluto. Ma è stato riconosciuto anche, in maniera diretta, l’ottimo lavoro svolto dall’esecutivo sul fronte del Piano nazionale di ripresa e resilienza. A Fitto, infatti, va anche la delega al Pnrr, condivisa con il commissario per l’Economia Valdis Dombrovskis. Tra Coesione e Pnrr si parla di un portafogli complessivo da mille miliardi.

La sinistra di casa nostra,  evidentemente in difficoltà,  sostiene le recriminazioni di chi sostiene che avremmo fatto un passo indietro rispetto alla delega all’Economia che aveva Paolo Gentiloni e disconoscono che con la vicepresidenza esecutiva Fitto, oltre a gestire le sue deleghe, agisce a nome del presidente e coordina, come supervisore  gli altri Commissari che hanno deleghe nella sua area di competenza. Nel caso specifico si tratta di materie di interesse strategico, tanto per l’Europa quanto per l’Italia, come agricoltura, trasporti e turismo, pesca e blu economy. E, dunque, è chiaro che oggi, con Fitto, l’Italia ha un ruolo così superiore a quello che aveva con Gentiloni da non poter essere neanche paragonabile.

“È un incarico che mi onora e che rappresenta un grande riconoscimento per l’Italia”, ha detto Fitto, ribadendo quanto sottolineato dal premier Giorgia Meloni nel messaggio di congratulazioni che gli ha rivolto. “Congratulazioni a Raffaele Fitto per la nomina a vicepresidente esecutivo della Commissione europea con delega alla Coesione e alle Riforme. Un riconoscimento importante che conferma il ritrovato ruolo centrale della nostra Nazione in ambito Ue. L’Italia torna finalmente protagonista in Europa. In bocca al lupo Raffaele, siamo certi che svolgerai benissimo il tuo incarico nell’interesse dell’Europa e dell’Italia”, ha scritto su X il premier.

Fitto, inoltre, anche da Commissario ha un compito di estrema delicatezza. Così come chiarito nella “mission letter” di von der Leyen, che contiene le regole di ingaggio, dovrà infatti  “garantire che l’Ue continui a supportare riforme e investimenti di lunga durata che contribuiscano direttamente a rafforzare la crescita europea”. Anche su questo terreno, insomma, si misura con un ruolo strategico. La Coesione vale nel complesso circa 378 miliardi (di cui circa 43 per l’Italia) per il ciclo 2021-2027, ai quali poi si aggiungeranno le risorse per il futuro ciclo di programmazione – ancora non quantificabili, ma presumibilmente di entità simile – che la prossima Commissione sarà chiamata a definire insieme con gli Stati membri. Per uno Stato come l’Italia, e specialmente per il Mezzogiorno, si tratta di un interesse nazionale primario. Stessa cosa per le riforme e per lo sviluppo regionale in un quadro dove la dimensione regionale sta assumendo un ruolo sempre più importante.

Con la nomina di Raffaele Fitto come vicepresidente della Commissione europea Meloni incassa un altro successo che premia la lungimiranza del capo di governo e la professionalità dei suoi collaboratori. «Nella definizione della Commissione europea vale il peso delle nazioni e l’Italia è una nazione che conta. Credo che da questo risultato, molto importante e di cui sono molto soddisfatta, dobbiamo anche un po’ imparare rispetto al dibattito che c’è nel Paese», afferma  Giorgia Meloni ospite di Bruno Vespa a 5 Minuti su Rai1. Non mancando di aggiungere: «Sbaglia chi pensa che le dinamiche dei partiti in Europa debbano contare più della forza degli Stati membri. E sbaglia chi eventualmente in passato avesse preferito altre logiche rispetto a far valere la forza della nazione. L’Italia è una nazione forte, vale la pena di imparare e sapere rivendicare con maggiore determinazione il peso che abbiamo, soprattutto se poi si ha un’Italia seria, affidabile, leale, pur non rinunciando a dire quello che pensa per il bene dell’Europa. Credo che Fitto e l’Italia abbiano avuto una delega molto importante. Una vicepresidenza esecutiva, che era la nostra grande ambizione. Vuol dire chiaramente avere uno dei ruoli più influenti all’interno della Commissione europea, con una delega molto importante che riguarda le “Riforme e i fondi di coesione”. Nella lettera di incarico che Ursula von der Leyen scrive a Raffaele Fitto, quando si parla di riforme si dice “garantire che l’Europa metta in campo gli adeguati investimenti e le adeguate riforme per la sua crescita”. Quindi va inteso come materia di competenza economica».

Il piano del discorso si sposta necessariamente sui rapporti con la von der Leyen, nonostante il non voto a Ursula per la riconferma alla Commissione europea. Un punto su cui il presidente del Consiglio da Vespa ha rimarcato: «Il segreto dietro l’intesa con Ursula von der leyen? Io faccio quello che dico di solito. E forse il vantaggio che ho è proprio che tutti sanno che non c’è trucco e non c’è inganno. Sono una persona leale, sono una persona pragmatica. Penso che alla fine forse è soprattutto un po’ il pragmatismo delle mamme, se devo individuare una risposta. Poi Ursula von der Leyen ha sette figli – prosegue Meloni –. Io ne ho uno, e quindi non sono competitiva su questo. Però alla fine penso che siamo tutte persone che lavorano soprattutto guardando al futuro, per i figli. E su questo cerchiamo delle soluzioni pragmatiche».

«Fitto, persona stimata a 360 gradi anche in Europa. E non ho dubbi che superi l’esame del parlamento Ue e non ho dubbi che superi l’esame del parlamento. Poi le altre dinamiche sono politiche. E lì chiaramente tutto diventa più complesso. Però, io dico questo, dipende da noi. Dipende da quanto l’Italia riesce a muoversi compatta. Perché noi dobbiamo ricordare che Raffaele Fitto non è il commissario di Fratelli d’Italia, il commissario del governo: è il commissario italiano. E poiché le forze politiche tutte hanno una loro influenza in Europa, in Europa fa la differenza la nostra compattezza. Poi, al risultato finale concorrono anche le variabili delle dinamiche politiche, certo, ma che non hanno nulla a che fare con merito e competenza’.

A riguardo Giorgia Meloni ribadisce: «Faccio un esempio: il gruppo dei socialisti è una forza molto influente nel Parlamento europeo. Ora però nel gruppo dei socialisti la delegazione di maggioranza relativa, cioè quella più numerosa, sono gli italiani. Escludo che il Partito Socialista europeo possa prendere sul Commissario italiano una posizione diversa da quella che indica la delegazione italiana, che è anche la più rappresentativa. Quindi credo che se noi riusciamo a muoverci in maniera compatta, non si possono nutrire dubbi. Tra l’altro ricordo, ma giusto per storia, Raffaele Fitto, esponente al Parlamento Europeo di Fratelli d’Italia all’opposizione dell’allora governo di centrosinistra, votò Paolo Gentiloni».

«Silvio Berlusconi, al tempo – ricorda ancora Meloni – che era al Parlamento Europeo e stava in un’altra commissione, si fece cambiare di commissione per andare a fare la dichiarazione di voto a favore di Paolo Gentiloni. E non eravamo esponenti di quel partito. Mi aspetto, allora, che ci si sappia muovere come fanno le nazioni serie. E quindi diciamo al di là di quelle che sono le nostre giuste contrapposizioni interne… Quando ci si muove fuori dai confini nazionali ci si muove facendo prevalere l’interesse nazionale all’interesse dei partiti». O almeno così dovrebbe essere. Un concetto che vale soprattutto ora, che con l’attuale governo l’Italia «si presenta come seria, affidabile e leale – come sottolinea Meloni su Raiuno – pur non rinunciando a dire quello che pensa per il bene dell’Europa. Che è quello che abbiamo fatto».

Valga allora l’inesorabile logica:”Il nostro Paese! Nei suoi rapporti con nazioni straniere possa sempre avere ragione; ma il nostro Paese, giusto o sbagliato che sia!”.

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