italian Five Stars Movement's leader, Beppe Grillo at the end of the meeting of Five Stars Members at Teatro Flavio in Rome, 24 Jule 2017. ANSA/ FABIO FRUSTACI

Vitalizi alla prova dell’Aula, sulla sfida Pd-M5S incombe Grillo

La proposta per cancellare i vitalizi per tutti i parlamentari, ex deputati e senatori compresi, oggi approda in Aula alla Camera e già domani potrebbe incassare il primo ok del Parlamento, per poi passare al Senato. Il disegno di legge porta la firma del deputato Pd Matteo Richetti ed è sulla carta sostenuto da un ampio spettro di forze politiche, M5S in testa. Ma quasi altrettanto trasversali sono i malumori: c’è infatti chi, anche nel Pd, che questa mattina terrà la consueta assemblea del gruppo,  non condivide la nuova stretta ma appare difficile che qualcuno decida di difendere quello che viene considerato un privilegio.

E proprio per vigilare sull’andamento dei lavori e non lasciare che i Democratici possano intestarsi totalmente questa battaglia Beppe Grillo assisterà ai lavori parlamentari dalla tribuna. Sarò alla Camera,  twitta a metà giornata,  per seguire i lavori dell’Aula sui vitalizi. #BastaPrivilegi per gli onorevoli: una volta per tutte.

Un inedito,  osserva il deputato Pd Emanuele Fiano, visto che   Grillo sarà in tribuna per sostenere una legge del Pd. A dire il vero, già qualche anno fa, tra il 2011 e il 2012, Camera e Senato avevano deciso di trasformare il regime previdenziale dei parlamentari applicando il sistema contributivo ed equiparandolo così a quello dei dipendenti pubblici. Il meccanismo scelto allora però salvaguardava il pregresso e quindi gli assegni anche degli ex parlamentari e di chi è parlamentare da più Legislature, per i quali ora invece scatta la tagliola.

Si tratta di un privilegio inaccettabile,  osserva Richetti,  che va superato. E alle minacce di chi, come appunto deputati e senatori eletti nelle passate Legislature, profila ricorsi i Dem fanno spallucce: ‘Li mettiamo nel conto ma questo rischio non può togliere il coraggio di rimediare a quella che è palesemente un’ingiustizia. Così come non serve spaventare le persone, lasciando immaginare che questa riforma possa comportare in futuro la revisione delle regole previdenziali generali: questa legge non c’entra niente e non è assimilabile’.

Oggi dunque il testo sarà alla prova dell’Aula, dove sarà in parte però modificato. Per superare i dubbi espressi dalla commissione Bilancio,  dalla Ragioneria e dal governo,  che avevano bloccato ancora una volta l’iter e fatto insorgere i pentastellati: alcuni emendamenti, che dovrebbero essere approvati, faranno tornare in Capo alle Camere il diritto di erogare gli assegni, così come è possibile che sia rivisto il capitolo sulle Regioni e quello che riguarda la reversibilità.

Sulla carta i numeri sono molto ampi, con il Sì di Pd, M5S, Lega, Fratelli d’Italia e un fronte aperto in Forza Italia, dove alcuni deputati come Mariastella Gelmini, Mara Carfagna, Deborah Bergamini ed Elio Vito spingono per il sì.

È nel Pd, che si intesterà ufficialmente la legge, che i timori sono al massimo. Non a caso la settimana scorsa, quando la commissione Bilancio è stata chiamata ad esprimere il parere, il relatore Pd Maino Marchi, con  il deputato Mauro Guerra,  hanno espresso una lunga serie di critiche.

Critiche anche dal vice-ministro dell’Economia Enrico Morando (Pd) che ha posto rigidi paletti, chiedendo l’abrogazione dell’articolo 5 (che istituisce una sorta di gestione separata Inps per gli onorevoli) e ‘criteri puntuali’ per il ricalcolo contributivo dei vitalizi: pena il rischio di avere alla fine una spesa superiore per le casse dello Stato. ‘Se queste condizioni non fossero rispettate il governo dovrebbe esprimere parere negativo’, ha anticipato Morando.

 Se la legge passerà alla Camera, resta l’incognita del Senato, dove la resistenza si preannuncia ancora più forte e dove i numeri sono esigui. Ed è proprio il bastione del Senato l’ultima speranza di chi spera in un nulla di fatto.

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