Via libera a Def e manovra

Il Def per il 2017 è stato varato dal Consiglio dei Ministri. Circa 2,8 miliardi saranno destinati ai contratti degli statali con un aumento in busta paga di circa 85 euro. Il tutto con i rinnovi 2016-2018. Inoltre potrebbero essere stanziati anche 2,3 miliardi di euro per il 2019 e 4,6 miliardi per il 2020. Di fatto gli 85 euro lordi sono sono lordi. Al netto in tasca agli statali potrebbero arrivare circa 35,9 euro. Per centrare l’obiettivo degli 85 euro e dunque attivare risorse per 2,8 miliardi si calcola che 1,6 miliardi verranno per l’impiego pubblico del settore ‘Stato’, mentre altri 1,2 miliardi invece sarebbero diretti al settore ‘Non Stato’ ovvero per tutti i bilanci locali e degli enti.

Padoan sul Def afferma: ‘L’Italia si trova in una fase di transizione verso una crescita più solida, sostenibile e inclusiva, la stiamo inseguendo: è necessario rafforzare questa fase, capitalizzare la strategia di benefici delle riforme recenti che sta continuando e in cui il governo è pienamente impegnato”. Il Def sul tavolo del Cdm, ha poi concluso, aggiorna il quadro economico di finanza pubblica e il programma nazionale di riforme e include la trattazione di temi su disuguaglianza e benessere.

Infine il governo ha rivisto leggermente al rialzo la crescita dell’anno in corso. La nuova stima del Pil è pari a 1,1% contro l’1,0% stimato finora. Intanto la Cgil è pronta a indire uno sciopero generale se nel Documento di economia e finanza non saranno garantite le risorse per il rinnovo dei contratti pubblici. In una nota congiunta della Funzione pubblica e della Flc Cgil si legge: ‘Dopo quasi otto anni di attesa e l’intesa del 30 novembre scorso sull’avvio della trattativa per il rinnovo dei contratti, se dovessero saltare gli stanziamenti sarebbe il segnale che il governo torna a non avere rispetto per i lavoratori pubblici’.

‘Il governo ha dato il via libera al Def, al Pnr, al decreto che contiene diversi interventi di crescita e sviluppo tra cui la correzione di bilancio e ha condiviso un piano di investimenti che sarà tradotto in un dpcm nei prossimi giorni’,  dice il premier Paolo Gentiloni al termine del cdm: ‘I messaggi delle scelte operate dal governo vanno in due direzioni: di forte rassicurazione, perché abbiamo conti in ordine e li abbiamo non aumentando le tasse ma accompagnando il risanamento con misure di sviluppo e crescita. Il Def registra un andamento con una crescita che gradualmente si sviluppa dallo 0,1% del 2014 allo 0,8% del 2015, allo 0,9% del 2016, all’1,1% del 2017. Questa progressione indica la strada che abbiamo seguito in questi anni, la sua gradualità e la necessità di insistere su questa linea.  I numeri sono positivi e sono numeri che migliorano, ma devono tradursi in conseguenze per famiglie e imprese, per la riduzione delle diseguaglianze e il benessere. L’impegno è la continuazione sulla strada delle riforme e di quello che hanno prodotto. Come in passato le previsioni sono prudenti e conservative e spesso in passato sono state corrette in positivo. In particolare sul 2018 perché c’è una previsione di deficit del patto di stabilità europeo che è molto severa e rispetto alla quale noi lavoreremo nei prossimi mesi perché la discussione avviata in Ue possa portare a esiti positivi. Noi però rispettiamo le regole e abbiamo inserito la previsione’.

Oltre al def il Cdm ha approvato un decreto con 4 capitoli: la correzione dei conti dello 0,2%, le misure a favore degli enti locali, misure per il terremoto, altre misure per la crescita, contestualmente abbiamo condiviso un piano di investimenti al 2032 di 47,5 miliardi.

LA DIRETTA 

Arrivano i 4 indicatori del benessere  – Reddito medio disponibile, indice di diseguaglianza, tasso di mancata partecipazione al lavoro e emissioni di CO2 e di altri gas clima alteranti. Sono i quattro indicatori particolarmente significativi per la qualità della vita dei cittadini e della società nel suo complesso che il governo inserirà nel Def per misurare il benessere equo e sostenibile (Bes). Con il Documento di economia e finanza 2017, sottolinea il ministero dell’Economia, l’Italia è infatti il primo paese dell’Unione europea e del G7 a includere nella propria programmazione economica,   oltre al Pil,  indicatori di benessere. Nel Def in via di adozione da parte del Consiglio dei Ministri sarà quindi presentata in via sperimentale l’evoluzione passata e futura dei quattro indicatori.

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