Verdini dice addio a Forza Italia

La scissione evocata nei giorni scorsi è divenuta realtà. Denis Verdini, ex coordinatore di Forza Italia lascia la creatura politica creata da Silvio Berlusconi. Il senatore azzurro avrebbe comunicato l’intenzione di andar via allo stesso ex Cav in un lungo incontro a Palazzo Grazioli. “Le nostre posizioni restano distanti e ti confermo l’intenzione di voler andare via”, ha affermato risolutamente Verdini. Hanno preso parte alla riunione, oltre a Verdini e Berlusconi, anche Fedele Confalonieri, Gianni Letta e Niccolò Ghedini. L’ex plenipotenziario del partito ha spiegato all’ex premier che entro i prossimi giorni, al massimo entro la fine della prossima settimana, ufficializzerà l’addio da Forza Italia. Il senatore può contare su una pattuglia di parlamentari che gli consente a Palazzo Madama di poter dar vita ad un nuovo gruppo che dovrebbe tra martedì e mercoledì prossimo. Alla Camera, diversamente, non potrebbe costituire un gruppo potendo contare solo su otto deputati. Il gruppo dovrebbe chiamarsi ‘Azione liberal popolare e Autonomie’. Le posizioni di Verdini e Berlusconi sarebbero rimaste distanti soprattutto per quanto riguarda il rapporto con il governo e col presidente del Consiglio Matteo Renzi. Per il senatore fiorentino, divorzio con Berlusconi a parte, arriva contestualmente il rinvio a giudizio fatto dal gup Silvia Cipriani. Insieme a Verdini su richiesta del pm Luca Turco saranno processati anche due imprenditori edili, Ignazio e Marco Arnone, padre e figlio.  Secondo l’accusa, nel 2009-2010 Verdini, allora presidente della banca di Credito Cooperativo Fiorentino di Campi Bisenzio, affidò dei lavori alla ditta di Arnone jr. mentre l’impresa del padre si trovava in situazione pre-fallimentare ed esposta per oltre 4 milioni proprio con la banca campigiana. Per il pm, i compensi riscossi dal figlio furono poi in parte riversati tramite false fatture sulla ditta del padre, che in tal modo poté restituire parte del debito alla banca di Verdini. Ma tutto questo venne fatto in danno degli altri creditori, contesta adesso la pubblica accusa. E anche dell’impresa di Marco Arnone, successivamente fallita al pari di quella del padre. Secondo la Procura fiorentina, Verdini sarebbe stato ‘l’istigatore’ dell’intera operazione. Soltanto nell’ultimo anno l’ex coordinatore di Forza Italia ha collezionato cinque rinvii a giudizio per il fallimento della sua ex banca, per corruzione nell’inchiesta sulla cosiddetta P3, per illecito finanziamento nella vicenda della compravendita di un palazzo a Firenze con relativa plusvalenza di 18 milioni di euro per il sentore forzista Riccardo Conti e uno anche per corruzione nella vicenda che riguarda l’appalto della Scuola marescialli di Firenze. A febbraio è stato chiesto il suo rinvio a giudizio per bancarotta fraudolenta nell’ambito dell’inchiesta sulla Ste (Società toscana di edizioni) che pubblicava fra gli altri anche Il Giornale della Toscana.

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