Vedremo mai la fine degli ospedali psichiatrici giudiziari?

Sarebbe dovuto essere il momento dei bilanci e delle riflessioni e non degli ennesimi annunci. Eppure per la terza volta la notizia si ripete perchè il prossimo 31 marzo  chiuderanno gli ospedali psichiatrici giudiziari. Per far chiudere gli OPG al 31 marzo 2015 senza proroghe e per la nomina di un Commissario per l’attuazione della legge 81/2014 sul superamento degli Opg, per fermare i nuovi ingressi e favorire le dimissioni, con buone pratiche per la salute mentale, una buona assistenza socio sanitaria nel territorio, per evitare che al posto degli Opg crescano nuove strutture manicomiali, le cosiddette Rems: i “mini Opg” il cui numero può e deve essere invece drasticamente ridotto. Gli ospedali psichiatrici giudiziari (OPG) sono una categoria di istituti che in Italia, a metà degli anni settanta, ha sostituito i vecchi manicomi criminali. Sono strutture giudiziarie dipendenti dall’amministrazione penitenziaria del Ministero della Giustizia. Al 30 giugno 2010 tali strutture contenevano un totale di 1.547 detenuti. La prima legge in Italia a disporre il ricovero coattivo all’interno dei manicomi è stata la legge 14 febbraio 1904, n. 36. Successivamente, con la riforma dell’ordinamento penitenziario del 1975e con il relativo regolamento di attuazione di cui al D.P.R. 29 aprile 1976, n. 431, entrarono a far parte del sistema penale italiano. Il ricovero in OPG è attualmente previsto dall’articolo 222 del Codice Penale, su cui si è più volte espressa la Corte Costituzionale ; importante al riguardo è la sentenza n. 253/2003 con cui la corte ne ha dichiarato l’illegittimità costituzionale della parte dell’articolo che non consente al giudice di adottare, in luogo del ricovero in ospedale giudiziario, una diversa misura di sicurezza, prevista dalla legge, idonea ad assicurare adeguate cure dell’infermo di mente e a far fronte alla sua pericolosità sociale. Analoga la sentenza 367 del 29 novembre 2004 che ha sancito l’illegittimità costituzionale di parte dell’art. 206. Già nel 2011, il decreto legge 22 dicembre 2011, n. 211, successivamente convertito in legge 17 febbraio 2012, n. 9, aveva disposto all’art. 3-ter la chiusura delle strutture per la data del 31 marzo 2013. Tale norma fu adottata dopo un’indagine parlamentare che accertò le condizioni di estremo degrado degli istituti e la generalizzata carenza di quegli interventi di cura che avevano motivato l’internamento. In proposito la stessa legge prevede poi che le misure di sicurezza del ricovero in ospedale psichiatrico giudiziario e dell’assegnazione a casa di cura e custodia sono eseguite esclusivamente all’interno delle strutture i cui requisiti sono stabiliti con D.M. emanato dal Ministro della salute, adottato di concerto con il Ministro della giustizia, d’intesa con la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome. Il 17 gennaio 2012 la Commissione giustizia del Senato ha approvato all’unanimità la chiusura definitiva degli OPG entro il 31 marzo 2013. Il decreto legge 25 marzo 2013 n. 24 ha poi prorogato tale chiusura al 1º aprile 2014. Ancora una volta, tuttavia, il termine originariamente disposto non è stato rispettato, e lo stesso 1º aprile l’ex  Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano promulgò “con estremo rammarico” un decreto legge che fissa al 30 aprile 2015 la data entro la quale dovranno essere chiuse queste strutture. Quindi, lo stesso si era detto una prima volta nel 2013 e poi una seconda nel 2014. La comprensibile sensazione di déjà vu è dovuta alle proroghe che hanno rimandato di due anni la fine di queste sei strutture ibride, un po’ carceri e un po’ manicomi, riuscite inspiegabilmente a sopravvivere fino a oggi alla legge Basaglia, alle sentenze della Corte Costituzionale, alla riforma della sanità penitenziaria, alle pesanti critiche del Comitato europeo per la prevenzione della tortura e all’indignazione dell’ex presidente della Repubblica.  Ora sembra arrivato finalmente il tempo di lasciarsi alle spalle l’autentico orrore di istituti indegni di un Paese civile,  denunciato da Giorgio Napolitano nel discorso di fine anno del 2012. Cosa accadrà dal 1° aprile prossimo? 

Clementina Viscardi

 

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