Vatileaks 2, ci sono nuovi indagati

Ho appena visto il Papa. Sue parole testuali: ‘Andiamo avanti con serenità e determinazione’, afferma monsignor Angelo Becciu, sostituto della Segreteria di Stato vaticana. Papa Francesco sarebbe molto amareggiato dalla vicenda del nuovo scandalo della fuga di documenti e notizie riservate della Santa Sede. Chi ha potuto parlargli in questi giorni in cui sono scattati i due arresti dice di aver sentito un Francesco sconfortato e dispiaciuto.  Un monsignore in cella e una ex collaboratrice laica del Vaticano anch’essa arrestata, e in breve rilasciata perché ha immediatamente collaborato con le indagini. Sono questi, finora, i contorni della nuova bufera giudiziaria scoppiata Oltretevere per la rinnovata azione dei ‘corvi’ con fuga di notizie e carte segrete finite in inchieste giornalistiche, e ora in due libri di imminente uscita. Un nuovo, bruciante caso ‘Vatileaks’ a distanza di tre anni e mezzo da quello che portò in cella l’ex maggiordomo papale Paolo Gabriele per i documenti trafugati nella segreteria di Benedetto XVI. Dopo quasi sei mesi di indagini della Gendarmeria vaticana sulla sottrazione e divulgazione di carte riservate i clamorosi sviluppi si sono concretizzati tra sabato e domenica. Due le persone convocate dalle autorità vaticane per essere interrogate: ‘Un ecclesiastico, monsignor Lucio Angel Vallejo Balda, spagnolo, 54 anni, dell’Opus Dei, già segretario della Prefettura degli Affari economici della Santa Sede, e una laica, Francesca Immacolata Chaouqui, 33 anni, calabrese di padre franco-marocchino, la rampante lobbista e ‘pierre’ entrata a far parte di quella Commissione referente sulle strutture economico-amministrative della Santa Sede (Cosea)’, di cui Vallejo Balda era segretario, istituita dal Papa nel luglio 2013 e sciolta a compimento del mandato. Entrambi, nel corso del fine settimana, sono stati trattenuti in stato d’arresto. Papa Francesco è stato tempestivamente informato dei provvedimenti e ha dato la sua approvazione. Lunedì, quindi, il promotore di giustizia Gian Piero Milano e l’aggiunto Roberto Zanotti hanno convalidato i due arresti, rimettendo in libertà l’indagata Chaouqui, la cui immediata e piena collaborazione ha fatto venire meno le esigenze cautelari. Resta in cella, la stessa nel Palazzo della Gendarmeria dove per cinque mesi fu rinchiuso Paolo Gabriele, monsignor Vallejo Balda, la cui posizione è al vaglio del magistrato inquirente. La donna, si è appreso, ha dato grande collaborazione per definire i contorni delle responsabilità e per contestualizzarle, fornendo anche i relativi riscontri. Chaouqui, che ha respinto le accuse dando la sua collaborazione per accertare la verità, ha fornito agli organi procedenti massima collaborazione e ha depositato documenti a supporto delle dichiarazioni rese, ha confermato l’avvocato difensore Giulia Bongiorno, che ha aggiunto che essendo venute meno le esigenze cautelari è già rientrata a casa ed è certa di chiarire in tempi rapidissimi la propria posizione. Confido di uscire innocente dalla vicenda, ha detto Francesca Chaouqui. Non si sa ancora se per Vallejo Balda partirà anche un procedimento canonico. Dopo l’arresto del sacerdote, la prelatura dell’Opus Dei ha manifestato sorpresa e dolore, sottolineando di non disporre di alcuna informazione sul caso. Se l’accusa si dimostrasse confermata, sarebbe particolarmente doloroso per il danno arrecato alla Chiesa. Pur non essendo nessuno dei due indagati cittadino vaticano, a procedere autonomamente sono state le autorità d’Oltretevere, dal momento che il presunto reato sarebbe stato commesso nella città-Stato. La divulgazione di notizie e documenti riservati è un reato previsto dalla legge n. IX del Vaticano, del luglio 2013, che ha introdotto l’art. 116 bis nel Codice penale d’Oltretevere, punendolo con la reclusione fino a otto anni. Gli accertamenti della Gendarmeria avevano preso le mosse dalla pubblicazione di documenti riferibili alla Cosea già in inchieste condotte per l’Espresso del giornalista Emiliano Fittipaldi, poi ulteriormente incentivati e anche accelerati dalla pubblicazione a giorni, entrambi il 5 novembre, del volume dello stesso Fittipaldi ‘Avarizia’ e di ‘Via Crucis’ di Gianluigi Nuzzi, quest’ultimo già autore di quel ‘Sua Santità’ con le carte fornite da Gabriele nella Vatileaks numero uno. A tale proposito, la Santa Sede rileva chiaramente che i libri annunciati, anche questa volta, come già in passato, sono frutto di un grave tradimento della fiducia accordata dal Papa e, per quanto riguarda gli autori, di una operazione per trarre vantaggio da un atto gravemente illecito di consegna di documentazione riservata. Prossimi passi dell’azione vaticana, che sulla vicenda intende mantenere una linea di evidente fermezza, potrebbe riguardare quindi proprio l’uscita dei due volumi e i rispettivi autori, cui viene attribuita una operazione i cui risvolti giuridici ed eventualmente penali sono oggetto di riflessione da parte dell’Ufficio del Promotore in vista di ulteriori provvedimenti, ricorrendo, se del caso, alla cooperazione internazionale. Pubblicazioni di questo genere, viene rimarcato, non concorrono in alcun modo a stabilire chiarezza e verità, ma piuttosto a generare confusione e interpretazioni parziali e tendenziose. Bisogna assolutamente evitare l’equivoco di pensare che ciò sia un modo per aiutare la missione del Papa e il nuovo scandalo che sta affliggendo la Chiesa sembra essere solo all’inizio. Resta, come dicevamo,  agli arresti monsignor Lucio Angel Vallejo Balda, mentre l’ex consulente Francesca Immacolata Chaouqui, è stata nuovamente interrogata e ha continuato a parlare, fornendo agli inquirenti vaticani indicazioni che possano tenerla lontana da una cella. Giovedì scorso, infatti, la signora è stata raggiunta da un provvedimento restrittivo, ma le sarebbe stato evitato il trauma dell’arresto perché sarebbe incinta di tre mesi. L’avvocato Giulia Bongiorno che l’assiste, ha chiarito che non si tratta di una collaborazione giudiziaria in senso classico, perché non c’è ancora una vera incolpazione. E ha fatto capire che molte altre persone potrebbero essere coinvolte. Ci sono documenti riservati trafugati e non ancora utilizzati. Carte segrete che raccontano quanto accaduto negli ultimi anni allo Ior, l’Istituto finanziario di fatto forziere della Santa Sede. Documenti che in parte sono finiti nei due libri sul Vaticano in uscita domani e in parte hanno preso strade che gli uomini della gendarmeria hanno cominciato a esplorare e che potrebbero portare a nuovi e clamorosi sviluppi. Per questo le verifiche avviate dagli investigatori si concentrano adesso sulle persone che potrebbero aver aiutato monsignor Lucio Angel Vallejo Balda e Francesca Chaouqui a individuare e copiare gli atti veicolati all’esterno. Persone esperte di computer, addirittura in grado di svolgere attività di hackeraggio, con cui i due indagati avevano rapporti. Ulteriori riscontri sarebbero arrivati analizzando il computer e il cellulare di monsignor Vallejo Balda. L’analisi dei contatti dell’alto prelato consente di ricostruire la rete dei suoi rapporti degli ultimi mesi. I dati custoditi su pc e cellulare servono infatti a fornire riscontri a quanto è stato acquisito grazie alle intercettazioni e alle verifiche svolte a partire dal maggio scorso. Tenendo conto che già qualche settimana fa monsignor Vallejo Balda avrebbe avuto il sospetto di essere sotto inchiesta e avrebbe effettuato mosse che lo hanno definitivamente tradito. Anche Chaouqui, dopo essere stata convocata in Vaticano, avrebbe avuto la netta percezione di essere stata incastrata e per questo avrebbe deciso di collaborare. Le indiscrezioni assicurano che l’interesse di chi indaga si concentra pure sul ruolo avuto da suo marito, esperto informatico che ha lavorato a lungo per il sistema di ultimo livello della Santa Sede. La strategia prevede che i nuovi potenziali protagonisti vengano convocati come persone informate dei fatti, in modo da poter contare sulla loro disponibilità a collaborare. Alcuni avrebbero infatti incarichi in Vaticano e al rischio di subire conseguenze giudiziarie si aggiunge quello di essere allontanati dagli uffici dove lavorano tuttora. Lo Ior rimane lo snodo cruciale di questa nuova indagine sui ‘corvi’ del Vaticano perché, nonostante gli impegni per una collaborazione reale con la magistratura italiana, molte reticenze hanno segnato il rapporto con i pubblici ministeri titolari di inchieste che hanno riguardato conti aperti presso l’Istituto, o comunque depositi collegati in altri istituiti di credito, prima fra tutti Deutsche Bank. E questo avvalora il sospetto che la nuova fuga di notizie possa in realtà riguardare anche l’identità dei titolari, le movimentazioni degli ultimi anni effettuate anche per sfuggire ai controlli. E dunque diventare arma di ricatto visto che si tratta di documenti rimasti riservati. L’esistenza di questi conti, almeno un centinaio nella maggior parte cifrati proprio per nascondere il nome di chi li ha aperti e gestiti, era stata confermata dai nuovi vertici dello Ior pur con la precisazione che sarebbero stati chiusi entro breve. I titolari sono infatti laici ma lo statuto dello Ior vieta che si possano avere clienti non religiosi e, proprio sulla base della trasparenza che avrebbe dovuto caratterizzare il nuovo corso, era stato annunciato un provvedimento di blocco. Non è andata così. Svariati depositi, anche quelli utilizzati per il transito di proventi illeciti come è stato documentato da indagini svolte dall’autorità giudiziaria italiana, sono tuttora attivi. E proprio questo potrebbe aver alimentato l’interesse di chi ha trafugato le carte dal sistema informatico, ma anche dai fascicoli custoditi nell’archivio della Cosea, la Commissione referente per lo studio dei problemi economici e amministrativi, di cui Balda e Chaouqui facevano parte.

Cocis

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