Vaccino anti-Hpv e polemica su ‘Report’

E’ polemica per il servizio di ‘Report’ sul vaccino anti-papilloma virus andato in onda nella puntata di ieri sera. ‘Intollerabile che dal servizio pubblico vengano diffuse falsità contro i vaccini’, scrive su Twitter il senatore del Pd Andrea Marcucci, presidente della commissione Cultura di palazzo Madama, rilanciando il post che ha pubblicato su Facebook Roberto Burioni in cui viene criticata la trasmissione di Raitre.

Il post del medico, diventato celebre per la sua battaglia pro vaccini anche grazie all’uso dei social, viene rilanciato anche dal reggente del Pd Matteo Orfini: ‘Diffondere la paura raccontando bugie è un atto grave e intollerabile’, scrive tra l’altro Burioni, e diffondere la paura raccontando bugie è quello che ha fatto ieri sera la trasmissione di Rai3 Report dedicata al vaccino contro il Papilloma virus.

 Secondo il medico, Report ha dato spazio a teorie prive di base scientifica, a individui senza alcuna autorevolezza ed ha mescolato sapientemente possibili tangenti e ipotesi non confermate per ottenere un effetto abominevole: instillare timore nei confronti di una pratica medica sicura, efficace ed in grado di salvare migliaia di donne da una morte atroce.

Critiche a ‘Report’, via Twitter, anche dalla deputata Alessia Morani  e dal presidente della regione Emilia Romagna Stefano Bonaccini: ‘Mentre tornano a far paura malattie debellate da decenni, a causa di stregoni da web e disinformazione sui vaccini, ci mancava solo #report’.

Il servizio di ‘Report’ sul vaccino anti-papilloma virus (HPV) cita un team di ricercatori indipendenti danesi della rete ‘Cochrane Collaboration’, che accusa l’Agenzia Europea del Farmaco di aver sottovalutato le reazioni avverse alla vaccinazione.

L’HPV, o virus del papilloma umano, è un virus a DNA, ampiamente diffuso tra la popolazione e la sua importanza è senz’altro da collegare al tumore al collo dell’utero.

Infatti è ormai certo che almeno il 90% dei casi di cancro del collo dell’utero sono dovuti all’infezione da HPV.

 È possibile contrarre il papilloma virus per via sessuale, attraverso rapporti non protetti.

Pochi sanno però che molti di coloro che si infettano con questo virus neanche se ne accorgono ed in una percentuale molto elevata (almeno il 90%-95%) lo eliminano da soli nel giro di 2 anni.

Questo significa che solo il 5-10% di coloro che hanno l’HPV presentano un reale rischio di progressione verso il tumore della cervice (la parte che congiunge la vagina e l’utero).

I sottotipi di HPV sono diversi, sicuramente più di un centinaio, e vengono classificati con un numero accanto alla sigla HPV. È possibile identificarne la presenza nelle vie genitali e tipizzarli, mediante un semplice test, l’HPV DNA test, simile ad un tampone vaginale che isola la presenza di DNA virale in quella sede.

I genotipi HPV 16 e HPV 18 causano il 66% dei carcinomi della cervice e il 50-60% delle lesioni precancerose e sono quindi i più diffusi. Altri genotipi HPV come il 31, 33, 45, 52 e 58 sono di frequente riscontro, mente i genotipi HPV 6 e 11 sono responsabili del 90% dei condilomi genitali, ovvero le verruche non correlate ad un rischio tumorale, ma contagiose.

 

Vaccino papilloma virus

I due vaccini per il papilloma virus, disponibili in commercio dal 2006, proteggono entrambi contro HPV 16/18 e uno solo dei due, il cosiddetto quadrivalente, protegge anche da HPV 6/11. Dal 2014 il programma vaccinale prevede due somministrazioni intramuscolari da eseguire a distanza di sei mesi nei soggetti fino ai 14 anni per il bivalente (valido per il papilloma virus di tipo 6 e 11) e fino ai 13 per il tetravalente. Oltre tale età, sono previste invece tre dosi per entrambi i vaccini. A breve sarà in commercio anche il vaccino nonavalente, che coprirà ben 9 ceppi virali diversi e dovrebbe garantire pertanto una copertura maggiore.

Al di là del vaccino, le donne non sono comunque esonerate dal sottoporsi al vero esame di screening per il tumore cervicale, che rimane il pap test e che va consigliato almeno ogni 3 anni dai 25 anni di età in poi, ovviamente se ci sono stati rapporti sessuali. Non è pertanto consigliabile farlo nelle donne che non hanno avuto ancora rapporti.

Grazie allo screening con il pap test, la mortalità per tumore al collo dell’utero è nettamente diminuita, soprattutto perché è possibile individuare precocemente le lesioni precancerose e curarle prima che evolvano.

La prevenzione rimane sicuramente il miglior metodo per controllare l’infezione HPV, stando attenti ad avere rapporti protetti, soprattutto se occasionali o con partner multipli.

 

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