‘Una copertura sanitaria universale è possibile. E i vaccini sono una parte fondamentale del sistema’, afferma  il professor Amartya Sen, premio Nobel per l’Economia 1998 e teorizzatore del benessere multidimensionale, non ha dubbi. Dagli ospedali parte la lotta alle diseguaglianze economiche e alle povertà e, sempre dal sistema sanitario, inizia la guerra civile dell’educazione e della scienza che batte populismi e leggende metropolitane. È quasi scontato che, in occasione della lectio magistralis alla Fondazione Mast,  che lunedì chiuderà il Festival della Scienza medica di Bologna  che il discorso scivoli sul tema più attuale del dibattito politico: i vaccini.

L’obbligatorietà della vaccinazione non è mai una violazione dei diritti e delle libertà individuali. Nella vita prendiamo molte precauzioni, la vaccinazione è solo una di queste: vaccinarsi non serve solo a prevenire le malattie per noi stessi, ma soprattutto serve a non causare infezioni agli altri.

L’obiettivo della copertura sanitaria universale è perseguibile e può essere realizzato in tempi brevi anche nei Paesi a reddito più basso. L’Onu ha fissato la data del 2030 per questo obiettivo. Una copertura sanitaria universale non significa solo una tutela della salute più efficace, perché garantisce un’aspettativa di vita più elevata, ma può portare alla crescita economica e alla riduzione delle povertà.

Una popolazione che invecchia in condizioni di salute migliori è più produttiva, inoltre la presenza di una copertura sanitaria universale consente di evitare la riduzione della capacità reddituale per le famiglie con un tenore di vita medio-basso, fattore importante se si verificano emergenze sanitarie gravi.

 La copertura sanitaria in Italia ha portato a uno sviluppo complementare delle eccellenze private e queste eccellenze spingono tutte le strutture verso il meglio.

Il premier ha spiegato  che le sanzioni esistenti venivano scarsamente applicate o avevano uno scarsissimo potere di deterrenza. L’aumento delle sanzioni sarà graduale, per questo diciamo da 10 a 30, perché il sistema sanzionatorio avrà tra gli obiettivi quello di informare, aggiornare e coinvolgere le famiglie e non solo di stabilire sanzioni.

Dopo aver ringraziato le ministre Lorenzin e Fedeli e la sottosegretaria Boschi che hanno lavorato per la definizione di un decreto che penso sia una scelta importante che qualifica l’attività di governo nel campo della protezione della salute, il premier ha detto che l’obiettivo è di evitare che le difficoltà si trasformino in vere emergenze sanitarie. Ci troviamo di fronte alla constatazione del fatto che nel corso degli anni la mancanza di misure appropriate e il diffondersi anche di comportamenti e teorie antiscientifiche hanno provocato un abbassamento dei livelli di protezione dal punto di vista dei vaccini, ha spiegato Gentiloni illustrando le ragioni che hanno portato al decreto. “Inoltre negli ultimi mesi ci sono state diverse decisioni di alcune regioni, il governo sente l’esigenza e il dovere di dare un indirizzo e un orientamento generale.