President Donald Trump speaks at the Conservative Political Action Conference (CPAC), Friday, Feb. 24, 2017, in Oxon Hill, Md. (AP Photo/Alex Brandon)

Usa: “Washington Post”, la Casa Bianca prova a stringere il cappio sulle agenzie governative

L’amministrazione del presidente Usa Donald Trump e’ ancora alle prese con l’ostruzionismo della minoranza democratica al Senato sul fronte delle nomine, e’ ancora sguarnita di figure cruciali ai vertici delle agenzie governative; per far fronte a questa carenza di organico, e tentare di arrestare la fuga di notizie da parte della burocrazia federale, che negli ultimi mesi ha tentato con tutti i mezzi di ostacolare l’azione di governo, la Casa Bianca ha mobilitato una coorte di consiglieri e consulenti politici incaricati di esercitare una rigida supervisione sull’operato dei funzionari ministeriali. Stando a fonti anonime del quotidiano “Washington Post”, pero’, questo tentativo di “eterodirezione” delle agenzie da parte della Casa Bianca sta creando tensioni all’interno della stessa amministrazione. All’Agenzia per la protezione ambientale (Epa), ad esempio, il direttore Scott Pruitt, nominato da Trump e inviso al personale dell’agenzia, avrebbe ricevuto una mole tale di “consigli non richiesti” da parte del suo “supervisore politico” da averlo estromesso dalle riunioni dello staff dopo meno di un mese. Al Pentagono, invece, l’ex ufficiale dei Marine e pilota militare incaricato dalla Casa Bianca di supervisionare l’operato del ministero e’ gia’ stato spregiativamente soprannominato “il commissario”. I segretari del gabinetto Trump, affermano le fonti citate dal quotidiano, hanno alle loro spalle un vero e proprio “governo ombra” di consulenti politici nominati direttamente dalla Casa Bianca, onnipresenti alla porta dei loro uffici o addirittura all’interno.

Sino ad ora, la Casa Bianca avrebbe inviato 16 di questi consiglieri presso altrettanti dipartimenti ed agenzie, inclusa la Nasa. Queste figure non fanno capo ai segretari o ai direttori di agenzia, ma direttamente all’Ufficio per gli affari di gabinetto della Casa Bianca, affidato al vicecapo dello staff presidenziale Rick Dearborn. Un suo collaboratore, prosegue la “Washington Post”, tiene una videoconferenza con i consiglieri distaccati ogni settimana. Ufficialmente, la funzione di queste figure e’ di fare da tramite tra le agenzie e la Casa Bianca per le questioni politiche; in realta’, sostiene il quotidiano, il loro incarico e’ differente: vigilare che l’agenda presidenziale non venga stravolta dai singoli rami del governo chiamati a darle concreta attuazione. “Credo sia una strategia intelligente, specie all’inizio, quando e’ in corso una transizione verso politiche radicalmente differenti”, commenta un ex consulente della campagna elettorale di Trump, Barry Bennett. “Dal momento che mancano ancora molti funzionari di alto livello, e’ necessario che qualcuno faccia da voce e orecchi della Casa Bianca sulla scena”. La strategia adottata dall’amministrazione Trump, sottolinea pero’ la “Washington Post”, e’ irrituale, e non trova alcun corrispondente negli insediamenti a Washington di Barack Obama, George W. Bush o BIll Clinton.

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