FILE - In this Oct. 19, 2016 file photo, Republican presidential nominee Donald Trump speaks during the third presidential debate with Democratic presidential nominee Hillary Clinton at UNLV in Las Vegas. Trump, that most unconventional of presidential candidates, last spring pledged that he would act perfectly presidential when the time was right. Two months out from Inauguration Day, there are growing signs that Trump's idea of what's presidential may never sync up with past norms - to the delight of some and dismay of others. (ANSA/AP Photo/David Goldman, File) [CopyrightNotice: Copyright 2016 The Associated Press. All rights reserved.]

Usa, esclusi da divieto Trump Paesi islamici con cui fa affari

Il decreto voluto dal presidente americano Donald Trump per la “protezione della nazione contro l’ingresso di terroristi stranieri negli Stati Uniti”, con cui è stato vietato l’arrivo di cittadini di sette Paesi musulmani, non comprende gli Stati da cui arrivavano i terroristi dell’11 settembre 2001, dove di fatto la Trump Organization fa affari o è in procinto di firmare accordi. Un’omissione che per la stampa americana indica chiaramente un conflitto di interessi. I Paesi presi di mira sono Iraq, Iran, Yemen, Libia, Siria, Somalia e Siria, mentre gli attentatori dell’11 settembre arrivavano da Arabia Saudita, Emirati arabi uniti, Egitto e Libano.

E proprio in questi Paesi, come denunciato in questi giorni dai media americani, con Bloomberg che ha citato i dati registrati dalla Federal Electoral Commission (Fec), il presidente americano fa affari. In Arabia saudita, Trump ha registrato quattro aziende, tutte con interessi in progetti di sviluppo a Gedda, la seconda città del Paese dopo la Mecca. Negli Emirati, la Trump Organization ha accordi per un club di golf, ville di lusso e una spa in costruzione a Dubai, e un secondo club di golf disegnato da Tiger Woods. In Egitto sono state registrate due aziende: Trump Marks Egypt e Trump Marks Egypt LLC.

Dalla lista sono esclusi anche la Turchia, dove il presidente americano possiede due torri di lusso a Istanbul, e l’Azerbaigian, dove è stata completata la costruzione di un grande hotel, ancora non funzionante. Ugualmente esclusa l’Indonesia, uno dei più grandi Paesi a maggioranza musulmana, dove Trump intende aprire due immobili. Come ricorda la National Public Radio (Npr, organizzazione indipendente no-profit che riunisce oltre 900 stazioni radio statunitensi), nel 2015 Ivanka Trump disse che l’azienda stava valutando “molteplici opportunità a Dubai, Abu Dhabi, Qatar, Arabia Saudita, le quattro aree dove vediamo maggiore interesse”.

Ugualmente escluso dalla lista il Pakistan, da tempo accusato di sostenere il terrorismo e definito da Trump, subito dopo l’elezione alla Casa Bianca “un Paese fantastico” guidato da un “tipo super”, ossia il premier Nawaz Sharif. Di origini pachistane, ma con cittadinanza Usa, era il responsabile della strage di San Bernardino del 2015, Syed Rizwan Farook che, insieme alla moglie Tashfeen Malik, pachistana cresciuta in Arabia Saudita, ha ucciso 14 persone e ne ha ferite altre 22. L’attentato di Orlando dello scorso anno, in un nightclub frequentato da omosessuali, è stato invece compiuto da un cittadino americano di origini afgane, Omar Mateen, mentre l’attentato alla maratona di Boston fu opera di due fratelli russi.

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