epa07719813 German Defense Minister Ursula von der Leyen and nominated President of the European Commission delivers her statement at the European Parliament in Strasbourg, France, 16 July 2019. EPA/PATRICK SEEGER

Ursula Von der Leyen eletta presidente della Commissione Ue

Sarà la tedesca Ursula von der Leyen a guidare la prossima Commissione europea, divenendo così la prima donna nella storia europea a presiedere l’esecutivo comunitario. Dopo il via libera dei Ventotto, a conferirle lo scettro è stato il Parlamento Ue che l’ha eletta – per il rotto della cuffia – successore di Jean-Claude Juncker con una maggioranza risicatissima di 383 voti a fronte di 327 contrari. Decisivi a suo favore sono stati i 14 eurodeputati del M5S, non organici alla maggioranza a Strasburgo, senza i quali le sarebbe mancato il quorum necessario di 374 voti.

I 14 voti del Movimento Cinque Stelle sono stati decisivi per l’elezione di Ursula von der Leyen alla presidenza della Commissione. L’attesa, considerato buona parte dei Socialisti, tutti i liberali e tutto il PPe avevano dichiarato il loro appoggio alla candidata tedesca, era che von der Leyen arrivasse a sfiorare i 400 voti. Ma il voto segreto ha invece scombinato le previsioni, i franchi tiratori si sono fatti sentire e la ministra tedesca è passata solo per nove voti di scarto. Senza l’apporto dei 14 esponenti del M5S von der Leyen sarebbe stata bocciata dal Parlamento europeo.

I deputati europei valuteranno le competenze dei nuovi commissari nelle audizioni che si svolgeranno la  prima settimana di ottobre, poi la nuova commissione europea dovrà ricevere l’investitura del Parlamento europeo a Strasburgo nella sessione plenaria tra il 21 e il 24 ottobre.

Al sì dei pentastellati si è contrapposto il no della Lega, con i partiti di governo in Italia che si sono quindi spaccati. A favore di Ursula si è espresso lo schieramento delle forze pro-europee rappresentato dal gruppo dei Popolari, di cui fa parte la tedesca, dai Socialisti e democratici e da Renew Europe, i liberal-centristi di Macron, ma in maniera tutt’altro che compatta. Tra i tre gruppi sono infatti mancati oltre una settantina di europarlamentari, fra franchi tiratori, che hanno cercato di impallinare la candidata, e schede bianche. Nel luglio del 2014 Jean-Claude Juncker fu eletto con una maggioranza ben più comoda: 422 sì e 250 contrari.

  

“Mi sento molto onorata, la fiducia che riponete in me la riponete nell’Europa, un’Europa forte e unita da est a ovest, da nord a sud, pronta a combattere per il futuro invece che contro sé stessa”, ha detto subito dopo l’ok di Strasburgo la von der Leyen, che domani si dimetterà dal suo incarico di ministro della Difesa in Germania. “Il compito che dovrò affrontare pesa su di me ed il mio lavoro comincia adesso”, ha aggiunto, ringraziando tutti i membri del Parlamento europeo che l’hanno eletta. Tra i punti del suo programma la lotta al cambiamento climatico, con la presentazione di una svolta verde per l’Europa nei primi cento giorni del suo mandato, un nuovo patto sui migranti ma con l’obbligo dei salvataggi in mare e la promessa di un salario minimo in tutti i Paesi Ue.

“L’elezione di Da Presidente della Commissione Europea rappresenta un inizio incoraggiante. Ma è solo l’inizio. Apprezziamo le proposte programmatiche della Presidente von der Leyen in direzione di un’Europa finalmente più solidale, più rispettosa dell’ambiente e più sicura rispetto ai traffici illeciti e alla migrazione illegale”. È quanto si legge in una nota del premier Giuseppe Conte che aggiunge: “Il percorso della nuova Commissione Europea in direzione di un’Europa più vicina ai bisogni dei cittadini, più giusta e più democratica avrà successo se potrà contare sull’impegno di tutte le Istituzioni europee e degli Stati Membri. Su quello italiano potrà certamente contare. Consapevole del suo ruolo come Paese fondatore dell’Unione Europea, l’Italia intende fare la sua parte affinché l’Europa sappia rinnovarsi e torni a mettere i cittadini al centro del suo futuro”.

Ursula von der Leyen, nel suo discorso, prima dell’elezione, strappa il primo applauso in aula all’apertura del suo discorso ricordando Simone Veil, prima presidente donna del Parlamento europeo 40 anni fa. “Quarant’anni dopo finalmente è di nuovo una donna ad essere candidata alla Presidenza della Commissione europea” ha detto Von der Leyen, designata alla presidenza dell’esecutivo europeo. “Lo sono grazie a tutti coloro che hanno rotto le barriere e le convenzioni e che hanno costruito una Europa basata sulla pace, unita, e basata sui valori”.

 “Chi vuole indebolire questa Europa troverà in me una dura nemica”, ha poi avvertito, insistendo al contrario su un rafforzamento dell’Europa. Poi si è detta disposta a garantire una proroga della Brexit, “nel caso fosse necessario più tempo per motivi validi”, ricordando infine che sarà sua cura garantire la parità di genere nella sua Commissione.

Voglio garantire che in una economia sociale di mercato ogni persona che lavora a tempo pieno possa avere un salario minimo che garantisca una vita dignitosa. L’opzione ottimale è avere contrattazioni collettive con i sindacati perché loro possono adeguare il salario minimo al settore e al comparto. So che ci sono modelli diversi ma dobbiamo creare un quadro generale.

Dal 1958 ci sono stati 183 commissari e solo 35 donne. E’ meno del 20%: rappresentiamo metà della popolazione e vogliamo la nostra giusta parte. Farò in modo che ci sia piena parità di genere nel mio collegio dei commissari: se gli Stati membri non mi proporranno abbastanza commissarie donna, non esiterò a chiedere nuovi nomi, dice poi von der Leyen.

  Sollevata di non avere il sostegno dei sovranist: ‘Sono sollevata che non avrò il suo sostegno, per me è veramente un premio per tutto quello che ho fatto’, dice poi Ursula von der Leyen rivolgendosi all’eurodeputato di Alternative fur Deutschland, Joerg Meuthen (“Identità e democrazia”). Il gruppo ID della destra sovranista al Parlamento europeo, in cui siedono gli eurodeputati della Lega e del Rassemblement National di Marine Le Pen, aveva appena annunciato con Meuthen il suo voto contrario all’elezione della candidata alla Commissione europea.

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