Università, un Ddl per aiutare il mondo dei ricercatori

‘Svecchiare il personale universitario aiutando il mondo dei ricercatori’, . è la proposta contenuta nel ddl firmato dal sen. Giorgio Pagliari e da altri 38 senatori del Pd e di altri gruppi che è stato fissato all’ordine del giorno della Commissione Istruzione la prossima settimana.  Come testimoniano i confronti statistici internazionali più accreditati,  spiega Pagiliari,  una grave crisi finanziaria e strutturale attanaglia da anni il sistema universitario. Tra i Paesi europei dell’OCSE l’Italia è ultima per investimenti nell’università, sia rispetto al PIL che rispetto alla spesa pubblica nazionale. Inoltre ultima anche per percentuale di laureati nella classe d’età 25-64, nonché per investimenti nella ricerca rispetto al PIL. Di fronte a tale contesto spetta alla politica la responsabilità di preparare e sostenere le proprie proposte alternative per costruire l’università del nuovo secolo, curandone i mali attuali entro una visione strategica e coerente. Per questo si è deciso di intervenire sulla normativa in materia di ricercatori a tempo determinato. Appare infatti irragionevole, nonché discriminatorio, valutare come titoli utili ai fini della partecipazione al concorso per ricercatore i soli assegni conseguiti con le norme  del 1997 e non anche quelli conseguiti a normativa attualmente vigente. Pertanto, il presente disegno di legge si propone di introdurre una modifica al fine di consentire al maggior numero di precari della ricerca universitaria la possibilità di accedere ai contratti di ricercatore senza privilegiare i soli assegnisti del 1997.  Allo stesso tempo  pare ragionevole estendere l’accesso anche a tutti i soggetti in possesso di abilitazione scientifica: costoro, infatti, dispongono già del titolo che sarebbe loro richiesto alla fine del rapporto in vista della trasformazione in professori associati.  Una proposta  che contribuisce allo svecchiamento del personale universitario attraverso l’assorbimento da parte degli atenei di una quota maggiore di soggetti abilitati non strutturati, riducendo al contempo la durata massima delle posizioni a tempo determinato prima del raggiungimento di una posizione strutturata.

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