ll sindaco di Bologna, Matteo Lepore, che aveva proposto di ribattezzare il Pd come partito democratico ed del Lavoro.  Ovvero, Padel. La sigla aveva suscitato facili ironie, soprattutto in rete, ma tra i dem in molti avevano preso sul serio quella ipotesi. Il tema è infatti tornato in auge nell’assemblea nazionale, nella quale sono state gettate le basi per la successione a Enrico Letta. Il Pd? “Mi piacerebbe chiamarlo Partito del lavoro”, ha fatto sapere Andrea Orlando. Propensa al cambio di nome anche la candidata alla segreteria Elly Schlein.

Stefano Bonaccini, suo principale competitor, si è invece mostrato più cauto e dubbioso. “Non ho nessun tabù ma non perdiamoci in discussioni surreali”, ha osservato. Esplicito il rifiuto di Paola De Micheli: “Non se ne parla“.

Il colmo, infine, è rappresentato dal fatto che il tanto discusso cambio di nome potrebbe scontrarsi con le regole dello stesso statuto Pd, nel quale si prevede che non possano essere sottoposti a referendum gli articoli fondativi. Quelli che, tra le altre cose, indicano il nome e il simbolo del partito.