‘Unioni Civili’, tra Schifani e pausa di riflessione

‘Area popolare ieri ha votato responsabilmente a favore del rinvio‎ alla prossima settimana della discussione sul ddl unioni civili, aderendo così alla richiesta del presidente Zanda, nella convinzione che la pausa di riflessione possa portare a nuove intese che, attraverso modifiche del testo, realizzino ampie condivisioni con maggioranze certe in Aula. Da quello che vediamo, dalle prime dichiarazioni dei vari esponenti politici del Pd e dai relativi incontri che si susseguono riportati dalle agenzie di stampa nasce il forte sospetto che non ci sia alcuna volontà di superare gli aspetti critici e divisivi del provvedimento, come la ‘stepchild adoption’, bensì quella di superare su questo tema le pur legittime differenze di pensiero all’interno del Partito democratico. Ci auguriamo di sbagliare ed attendiamo fiduciosi di verificare gli esiti di questa sospensione’, dichiara il presidente dei senatori di Area popolare Ncd-Udc, Renato Schifani. Siamo molto soddisfatti per il rinvio della discussione sul ddl Cirinnà alla prossima settimana perché e una grossa opportunità che soprattutto il Pd deve cogliere, evitando quelle forzature e prove muscolari che hanno determinato lo stallo nel quale i lavori di questa settimanaAggiungi un nuovo appuntamento per questa settimana si sono ritrovati. Si abbandonino, quindi, le aspirazioni di maggioranze variabili e si parta da quella che sostiene il governo per varare un provvedimento che senza ‘stepchild adoption’, senza omologare le unioni civili ai matrimoni, riconosca i diritti delle coppie di fatto. Ap è pronta a sostenere una legge in tal senso, non si perda questa storica occasione per inseguire una strada che porterebbe a confondere quelli che sono i veri diritti con le semplici pretese, per giunta di una minoranza nel Paese, dichiara ‘a spalla’ la vicepresidente del gruppo di Area popolare Ncd-Udc al Senato, Laura Bianconi. Alla luce, quindi, della difficile situazione che si è venuta determinando in Aula, e che rischia seriamente di affossare una legge che regolamenti le unioni civili, comprese anche quelle tra persone dello stesso sesso, ritengo che sarebbe opportuno valutare l’ipotesi di un ritorno in Commissione. Questo permetterebbe di avviare un confronto più sereno, al riparo da tensioni e prove muscolari, al fine di giungere ad una riscrittura di un disegno di legge condiviso, viatico per un approdo in Aula con relatore. Tutto ciò eviterebbe di esporre l’Aula ad un ‘vietnam parlamentare’, dove naturalmente ad essere colpite per prime sarebbero quelle migliaia di italiani che da tempo chiedono un aggiornamento delle norme contenute nel Codice civile.

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