[RELEASE OBTAINED] A health worker evaluates the growth of 14-month-old Mwitwa, held by his mother, Hilda Chilekwa, at the Chelstone Clinic in Lusaka, the capital. Ms. Chilekwa and her husband, Paul, are both HIV-positive, and Ms. Chilekwa participates in the clinics PMTCT programme. Because she was unable to follow the full programme when she was pregnant, Ms. Chilekwa chose not to breastfeed Mwitwa; she then struggled to afford formula for him. She plans to enrol in a food programme at Chelstone today, to ensure that she and her children receive proper nutrition. Mwitwa tested HIV-negative at six weeks and his test today will confirm he is still HIV-negative. Ms. Chilekwa also wants to test him again at 18 months to be sure. She was too ill to bring Mwitwa for the test at 12 months, and she has still not fully recovered. Mwitwas name means God-given. [#2 IN SEQUENCE OF SEVEN] In April 2010 in Zambia, the Chelstone Clinic in Lusaka, the capital, continues to provide vital programmes to treat HIV-positive pregnant women and to prevent mother-to-child transmission of HIV (PMTCT). PMTCT programmes include HIV testing during pregnancy, antiretroviral (ARV) regimens for sick HIV-positive pregnant women, and early diagnosis and treatment for infants exposed to HIV in utero. These infants receive prophylactic antibiotics and ARVs in the weeks after they are born, and are administered HIV tests at six weeks. If breastfed by an HIV-positive mother, infants continue to receive prophylactics and are tested again at 12 months and 18 months (and 3 months after breastfeeding ceases or at any age if they fall ill). HIV-positive infants diagnosed and treated within the first 12 weeks of life are 75 per cent less likely to die from the disease. Zambia has recently made great strides in expanding PMTCT programmes. In the second quarter of 2009, ARVs were administered to approximately half of all children in need and to some 57 per cent of HIV-positive pregnant women. However, many infants still do not receive PMTCT services because their caretakers lack access to properly equipped facilities, or fear the stigma associated with HIV, or find it difficult to adhere to the structured course of tests and services required.

Unicef: “Ogni giorno muoiono 320 bambini per cause legate all’Aids”

Secondo un nuovo rapporto di sintesi lanciato oggi dall’Unicef su bambini, Hiv e Aids, nel 2018 circa 320 bambini e adolescenti sono morti ogni giorno per cause legate all’Aids, ovvero 13 bambini ogni ora.Nel 2018, circa 160mila bambini fra 0 e 9 anni sono stati colpiti dall’Hiv, portando il numero totale di bambini in questo gruppo di età che convivono con l’Hiv a 1,1 milioni; 140mila ragazze adolescenti sono state colpite dall’Hiv nel 2018, rispetto a 50mila ragazzi adolescenti. 89mila bambini sotto i 5 anni sono stati colpiti durante la gravidanza o il parto e 76mila durante l’allattamento nel 2018.Lo scarso accesso a cure antiretrovirali, in aggiunta a limitati sforzi per la prevenzione, sottolinea l’Unicef, sono le cause principali di queste morti: solo il 54% dei bambini fra 0 e 14 anni che convivevano con l’Hiv nel 2018 – circa 790mila bambini – ricevevano una terapia antiretrovirale salvavita.

“Il mondo è vicino a ottenere grandi risultati nella battaglia contro l’Hiv e l’Aids, ma non dobbiamo fermarci di fronte ai progressi compiuti”, ha dichiarato Henrietta Fore, direttore generale dell’Unicef. “Investire in test e cure per i bambini e gli adolescenti è una questione di vita o di morte e, per loro, dobbiamo scegliere la vita”.I dati mostrano forti disparità regionali nell’accesso alle cure fra i bambini che convivono con l’Hiv. L’accesso è maggiore in Asia meridionale, pari al 91%, seguito da Medio Oriente e Nord Africa (73%), Africa orientale e meridionale (61%), Asia orientale e Pacifico (61%), America Latina e Caraibi (46%) e Africa occidentale e centrale (28%).

Secondo il rapporto, l’accesso delle madri alle terapie antiretrovirali per prevenire la trasmissione del virus ai loro figli è aumentato a livello globale, raggiungendo l’82%, dato in aumento rispetto al 44% di meno di 10 anni fa. Tuttavia, persistono le disparità fra le regioni, con l’Africa orientale e meridionale con il maggiore tasso di copertura (92%), seguito dall’America Latina e i Caraibi (79%), Africa occidentale e centrale (59%), Asia meridionale (56%), Asia orientale e Pacifico (55%) e Medio Oriente e Nord Africa (53%).“Abbiamo ancora molta strada da fare, ma dare a sempre più madri in gravidanza cure antiretrovirali per prevenire la trasmissione da madre A figlio ha aiutato a evitare circa 2 milioni di nuovi casi di Hiv e ha prevenuto la morte di oltre 1 milione di bambini sotto i 5 anni”, ha dichiarato Fore. “Abbiamo bisogno di vedere progressi simili nelle cure pediatriche. Ridurre questo divario fra i bambini e le loro madri potrebbe aumentare significativamente le aspettative e la qualità della vita dei bambini colpiti da Hiv”.

Per porre fine all’Hiv/Aids come minaccia per la salute delle future generazioni, l’Unicef chiede ai governi e ai partner di: migliorare i dati di analisi e le cure per l’Hiv per i bambini e gli adolescenti per rispondere meglio ai bisogni di questa popolazione vulnerabile; investire e attuare interventi efficaci e innovativi per chiudere rapidamente il divario persistente di analisi e cura per i bambini e gli adolescenti che convivono con l’Hiv.“Il costo del fallimento nell’analisi e nella cura di ogni bambino a rischio di HIV lo misuriamo in vite e futuro dei bambini – un costo che nessuna società si può permettere. Le iniziative contro l’Hiv devono essere pienamente finanziate e pianificate per preservare, proteggere e migliorare la qualità della vita dei bambini, nella prima e nella seconda decade”, ha concluso Fore.

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