Una ripresa che non basta.Cresciamo la metà dei nostri partner dell’euro

C’è bisogno di un trend di crescita più robusto e non del solito decimale in più. L’incremento dello 0,3 del Pil stimato dall’Istat per il primo trimestre 2016 non ci basta e non solo per lo scontato confronto con Francia, Germania e Spagna che ci assegna l’ormai consueto ruolo di Cenerentola. Non ci deve bastare, perché se si guarda al futuro immediato equivale, secondo il giudizio degli esperti, all’1% per l’intero 2016. Se fosse così, avremmo vanificato quello che il Ministro dell’economia, Padoan, aveva salutato come ‘una finestra di opportunità’ che risentiva dell’effetto positivo, in uno, del calo del petrolio e delle politiche espansive della BCE, oltre che dell’appetibilità dell’euro. Queste condizioni di favore non staranno ad aspettare i comodi dell’Italia. Va pur detto che i segnali positivi dai dati dell’Istat emergono sull’andamento dell’economia reale e si possono individuare nella, seppur lenta, ripresa della domanda interna che si è trovata a compensare i problemi che si sono creati nel commercio internazionale e che hanno stoppato le nostre ambizioni in termini di esportazioni. Quidi non si possono sottovalutare le novità, né disconoscere gli indicatori di segno positivo. Corre, però, l’obbligo di non accontentarsi di questa lenta ripresa. Abbiamo bisogno di un robusto balzo in avanti in termini di crescita, quantomeno per essere alla pari con i nostri maggiori partner europei. Infatti, nei giorni scorsi, il Ministro Padoan ha adottato una serie di provvedimenti di buona finanza, tendenti ad agevolare la crescita delle imprese e rimettere in connessione risparmio delle famiglie ed economia reale, per armonizzare uno sviluppo, che oggi risulta disomogeneo ed accentua le distanze nazionali tra generazioni e territori. Occorre, quindi, accelerare la stesura tecnica di questi provvedimenti per portarli all’approvazione del Consiglio dei Ministri nei tempi più brevi possibili. Va riformato con celerità il Ministero dello Sviluppo Economico, che in questi giorni ha visto insediarsi alla sua guida l’ormai ex vice Ministro, Carlo Calenda. Il Mise versa in condizioni a dir poco pietose, ridotto, pur con perizia, a gestire le 150 crisi aziendali. Un Paese che si vanta di avere nel campo delle produzioni industriali, delle eccellenze mondiali, meriterebbe di meglio. In questo mese di maggio ci saranno due importanti assise, l’assemblea della Confindustria e quella delle Considerazioni finali del Governatore della Banca d’Italia. Ci auguriamo che da entrambe le sessioni, emerga la volontà ferma di non rassegnarsi ad una crescita debole ed i suggerimenti più adeguati di politica economica da attuarsi nel breve e medio termine. In caso contrario si corre il pericolo concreto, da una parte, di rimanere inerti ad attendere il risultato sulla cosiddetta Brexit e, dall’altra, di concentrare le attenzioni politiche del Paese sulla scadenza, che fuor di dubbio ha la sua grande importanza, del referendum costituzionale.

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