‘Una donna al Quirinale’, vista dalla Cei, da Sallusti e da Conte

«Crediamo sia giunto il momento di dare concretezza a quell’idea di parità di genere, così tanto condivisa e sostenuta dalle forze più democratiche e progressiste del nostro Paese. Vogliamo dirlo con chiarezza: è arrivato il tempo di eleggere una donna», si legge nella rivendicazione firmata da Dacia Maraini, Edith Bruck, Liliana Cavani, Michela Murgia, Luciana Littizzetto, Silvia Avallone, Melania Mazzucco, Lia Levi, Andrée Ruth Shammah, Mirella Serri, Stefania Auci, Sabina Guzzanti, Mariolina Coppola, Serena Dandini, Fiorella Mannoia.

«Si parla di democrazia dei generi, ma da questo punto di vista l’Italia è una democrazia largamente incompiuta», prosegue il manifesto, citando diversi Paesi europei che sarebbero più avanzati di noi. «Eppure sappiamo che ci sono in Italia donne che per titoli, meriti, esperienza ed equilibrio possono benissimo rappresentare l’intera nazione al massimo livello», si legge ancora nel testo che evita di «fare nomi». «Ci rifiutiamo di pensare che queste donne non abbiano il carisma, le competenze, le capacità e l’autorevolezza per esprimere la più alta forma di rappresentanza e di riconoscimento. Questo è il punto», avvertono ancora le firmatarie dell’appello, per le quali «non ci sono ragioni accettabili per rimandare ancora questa scelta». «Fate uno scatto. L’elezione di una donna alla Presidenza della Repubblica – è la conclusione – sarà la nostra, e la vostra, forza».

«È fuori dubbio che ci sono donne che per titoli e meriti possono aspirare al Colle, ma tra i requisiti richiesti il loro essere di sesso femminile non dovrebbe costituire alcun vantaggio sui competitori ometti, si parta alla pari e vinca il migliore», ha sottolineato Sallusti, ricordando che se tutte le parlamentari donna decidessero di votare una donna purché sia un Colle al femminile potrebbe essere quasi cosa fatta. Ma «donne contro uomini sarebbe l’ultima pagliacciata di una politica già abbastanza comica di suo», con l’incognita di capire  «da che parte si dovrebbero schierare i non pochi gay e lesbiche presenti in aula».

L’importante è che sia «coraggioso» e che abbia la capacità di tenere unito il Paese in tempi in cui potrebbero essere necessari «sacrifici strenui». Poi, che sia uomo o donna non è determinante, «l’importante è che possa assicurarci che quel ruolo sia svolto al meglio». Il vicepresidente della Cei, monsignor Antonino Raspanti, interviene nel dibattito sul prossimo presidente della Repubblica, ribadendo più volte la necessità per il Quirinale di una figura in grado di «tenere la coralità» del Paese, dal tanto dal punto di vista sociale quanto da quello politico.

Dunque, per il vicepresidente della Cei, al Quirinale ci vorrà soprattutto coraggio nell’indirizzare il Paese e le forze politiche e sociali a un impegno e un sacrificio strenui. Si tratterà di tenere la coralità del Paese, evitare spaccature, perché fanno capolino continuamente su ogni tema».

Sul Quirinale Conte  lancia  l’ultimo spot auto-promozionale: «Una donna al Quirinale». Buttata lì, alla rinfusa, senza nomi.  Una carta valida per tutte le stagioni. Un asso buono da sfoderare, dunque, anche per l’ultimo bluff con cui continuare a condurre una partita che, nel caso del Quirinale, vede Conte e il M5S di cui è leader, fare tappezzeria dalle retrovie. Una mossa con cui presentarsi almeno con una parte dei compiti fatta a casa al conclave grillino che, ormai, con riunioni a cadenza quasi quotidiana, chat, telefonate, rinnova il rito del “confronto” nella galassia pentastellata sempre più bellicosa e depauperata. L’ultimo, peraltro, in calendario proprio oggi, a ridosso della decisiva partita di gennaio per l’elezione del Presidente della Repubblica.

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