Un segnale chiaro dalle urne: il disincanto dell’elettorato

Ancora una volta siamo in presenza di un forte astensionismo da parte degli elettori. Non capita solo più nel sud della penisola, ma anche in una regione come la Toscana, dove la partecipazione alle urne è stata tradizionalmente e storicamente sempre alta, con un calo pari al 15%. Si è passati dal 62% del 2020 al 47% del 12 ottobre. Il messaggio che mandano i risultati usciti dalle urne è anche quello che gli elettori hanno premiato le forze moderate e penalizzate le estremiste. A prevalere un PD in versione moderata e per questo a lungo avversato da Conte e guardato con diffidenza, per molto tempo dalla stessa Schlein. Prende tanti voti la lista del Presidente collegata con la nuova casa riformista di Matteo Renzi che sfiora il 9%.Crollano i cinque stelle, un vero e proprio declino certificato negli enti locali , una quasi debacle. Un messaggio chiaro , dagli elettori del riconfermato Giani, al PD che non gradiscono l’ asse con gli uomini di Conte. Questo stato di cose, forse non cambierà , non cambierà lo schieramento scelto dalla segreteria nazionale. Sul versante del centrodestra la fotografia che emerge è inequivocabile, sconfitta netta con 15 punti di scarto . Giorgia Meloni consolida il primato del suo partito, portandosi a casa un 26%, tiene Forza Italia anche se non raggiunge la doppia cifra, disfatta della Lega e dell’ex generale Vannacci. Ottiene uno stentatissimo 4% .Il generale non sembra aver portato un gran numero di elettori alle urne e se l’ ha fatto vuol dire che la Lega, in Toscana, è una specie in via di estinzione. A questo punto la Meloni rimane salda al comando della coalizione di centrodestra, non dovendo temere né la Lega con i suoi estremismi, né i centristi di Forza Italia. Tanti, invece sono i problemi in seno al Carroccio, frustrato in Veneto e preoccupato di perdere il candidato Presidente alla prossima tornata per la Lombardia. L’ intento salviniano di scardinare gli equilibri del governo con Vannacci è naufragato miseramente. La spaccatura all’ interno della Lega è forte , soprattutto tra coloro che non vedono di buon occhio il generale e addirittura pensano di creare una ” rifondazione leghista” per difendere l’ identità nordista. Ma al di là di quelle che sono le criticità in seno a molte forze politiche, è un problema di sistema che non è in grado di dare risposte agli elettori. Il fatto che più della metà degli elettori non si reca alle urne dovrebbe far riflettere i partiti e chiedersi il perché della diserzione dalle urne e soprattutto uscire dalla cultura dello scontro , delle risse, delle urla. Le prossime elezioni regionali di Puglia e Campania a novembre, il referendum sulla giustizia del 2026 e le politiche del 2027, riproporranno drammaticamente il tema della partecipazione. E le forze politiche dovrebbero capire che prevarrà chi riuscirà a riportare la gente a votare dando loro un’offerta non urlata. Ma la moderazione sembra essere ormai un termine caduto in disuso .

Circa Andrea Viscardi

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