Tutti con Giorgia per la vicenda Almasri. Tajani: ‘Ripicca delle toghe’

C’è una correlazione tra il processo di riforma della giustizia che il governo sta operando e l’avviso di garanzia ricevuto dal procuratore capo di Roma Francesco Lo Voi per il caso Almasri. Lo evidenzia Antonio Tajani: “Sono dalla parte di Giorgia Meloni, Piantedosi, Nordio e di Mantovano. Difendo la separazione dei poteri. E condanno scelte che suonano come una ripicca per la riforma della giustizia”.

Triplice vergogna, esclama Matteo Salvini. Il procuratore Lo Voi è una vecchia conoscenza per il ministro: “Giorgia Meloni indagata per il rimpatrio del libico Almasri, avvisi di garanzia per il sottosegretario Alfredo Mantovano e i ministri Matteo Piantedosi e Carlo Nordio. Vergogna, vergogna, vergogna. Lo stesso procuratore che mi accusò a Palermo ora ci riprova a Roma con il governo di centrodestra. Riforma della giustizia, subito!”.

Giorgia Meloni non è ricattabile. “È evidente a tutti gli italiani come la vicenda ‘Almasri’ sia un pretesto utilizzato da parte di alcuni magistrati politicizzati per intimidire chi sta portando avanti le riforme che gli italiani chiedono da tempo”. Non ha dubbi il capogruppo alla Camera di FdI Galeazzo Bignami. “Proseguiremo, a maggior ragione, con la riforma della giustizia che si rende ancor più necessaria. Solidarietà al presidente del Consiglio Meloni e ai ministri Nordio e Piantedosi e al sottosegretario Manovano”. Ci risiamo. La lettura è unanime, siamo ancora, di nuovo, all’uso politico della giustizia.

Il ministro Crosetto riprende i fili di un discorso di qualche tempo fa e ragiona:”Oltre due anni fa parlai di opposizione giudiziaria, come maggior avversario politico di questo Governo. L’assurdo avviso di garanzia odierno al Presidente del Consiglio, al Ministro dell’Interno, al Ministro della Giustizia ed al Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, a due giorni dalla incomprensibile protesta dell’Anm nelle aule giudiziarie, costituisce un ulteriore atto per cercare di avvelenare il clima politico, istituzionale e sociale. La mia totale solidarietà agli amici e colleghi”, scrive su X il ministro della Difesa

Sconcertata la reazione da parte di Gianfranco Rotondi, presidente della Dc e deputato di Fdi. “Per carità -dice- a fronte di una denuncia l’iscrizione nel registro degli indagati è una conseguenza prevedibile, per certi aspetti un atto dovuto. Ma passa un messaggio raggelante e la Meloni fa bene a ribadire di non essere ricattabile. Il Governo andrà avanti in materia di giustizia senza complessi e tremori”. Da registrare la reazione di Carlo Calenda e di Matteo Renzi: Il leader di Azione giudica “surreale” l’accaduto. “Che un Presidente del Consiglio venga indagato per un atto che risponde evidentemente ad una ‘ragione di Stato’ (mai ammessa) è surreale e non accadrebbe in nessun altro paese occidentale. Si saldano così due errori e si riacutizza lo scontro tra poteri dello Stato. Non un bello spettacolo”. Lo scrive Carlo Calenda sui social.

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