Turchia: Ankara chiede a Washington di estradare 84 “golpisti” del movimento Gulen

Il ministro degli Esteri turco Mevlut Cavusoglu ha consegnato alle autorita’ statunitensi una lista di 84 membri del movimento del predicatore Fethullah Gulen. Fondatore dell’organizzazione Hizmet, Gulen e’ stato per lungo tempo vicino al presidente della Turchia, Recep Tayyip Erdogan. La rottura tra i due porto’ il predicatore musulmano a recarsi in esilio volontario negli Usa nel 1999. Per le autorita’ turche, Gulen e la sua organizzazione sono responsabili del tentativo di colpo di Stato avvenuto in Turchia il 15 luglio 2016. Per tale motivo, il governo turco classifica l’Hizmet come gruppo terroristico, rinominato Fethullahist Terror Organizazion (Feto), e chiede l’estradizione di Gulen. L’emittente televisiva statunitense “Nbc” ha affermato la scorsa settimana che la Casa Bianca stava studiando le possibilita’ legali di consegnare Gulen come parte degli sforzi diplomatici per allentare la pressione sull’Arabia Saudita dopo l’omicidio del giornalista saudita Jamal Khashoggi a Istanbul.

Durante una visita a Washington, il capo della diplomazia turca ha dichiarato di non aver ottenuto “garanzie” dopo aver incontrato il suo omologo statunitense Mike Pompeo e il consigliere per la sicurezza nazionale del presidente Trump, John Bolton. “Abbiamo dato loro questa lista di persone negli Stati Uniti per cui chiediamo l’estradizione in Turchia”, ha aggiunto, precisando che l’elenco include i nomi di 84 persone, tra cui Gulen. “Il presidente Trump aveva chiesto a Erdogan di inviare questa lista”, ha detto ancora Cavusoglu. “Gli Stati Uniti stanno scoprendo l’opacita’ di questa rete criminale”, ha dichiarato il ministro turco, accusando Feto di riciclaggio di denaro, evasione fiscale, frode e altre attivita’ illegali. Da parte sua, Pompeo ha accolto lo “slancio positivo” nei rapporti tra i due paesi alleati dopo la liberazione del pastore evangelico Andrew Brunson, ma ha denunciato nuovamente “la detenzione ingiusta di cittadini statunitensi e impiegati locali di missioni diplomatiche dagli Stati Uniti, incluso il ricercatore della Nasa Serkan Golge”.

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