Tumore alla prostata e familiarità

 

La prostata è una ghiandola presente solo negli uomini, posizionata di fronte al retto e che produce una parte del liquido seminale rilasciato durante l’eiaculazione. In condizioni normali, ha le dimensioni di una noce, ma con il passare degli anni o a causa di alcune patologie può ingrossarsi fino a dare disturbi soprattutto di tipo urinario. Questa ghiandola è molto sensibile all’azione degli ormoni, in particolare di quelli maschili, come il testosterone, che ne influenzano la crescita. Il tumore della prostata ha origine proprio dalle cellule presenti all’interno della ghiandola che cominciano a crescere in maniera incontrollata. Il tumore della prostata viene classificato in base al grado, che indica l’aggressività della malattia, e allo stadio, che indica invece lo stato della malattia. A seconda della fase in cui è la malattia si procede anche a effettuare esami di stadiazione come TC (tomografia computerizzata) o risonanza magnetica. Nelle sue fasi iniziali, il tumore della prostata è asintomatico e viene diagnosticato in seguito alla visita urologica, che comporta esplorazione rettale, o controllo del Psa, con un prelievo del sangue. Quando la massa tumorale cresce, dà origine a sintomi urinari con difficoltà a urinare, o bisogno di urinare spesso, dolore quando si urina, sangue nelle urine o nello sperma, sensazione di non riuscire a urinare in modo completo. Gli uomini con un padre o un fratello che hanno avuto un tumore alla prostata corrono un rischio doppio di ammalarsi anche loro e finora ci si è limitati a dire che i figli di chi ha avuto il cancro rischiano il doppio. Ora alcuni ricercatori svedesi calcolano la probabilità di sviluppare la malattia nella forma più o meno aggressiva. La malattia può presentarsi sotto varie forme e si va da condizioni che non richiedono alcun trattamento, con una prognosi favorevole, a patologie invece molto gravi che possono essere anche fatali.  Finora però mancava un’analisi specifica dei rischi con maggiori dettagli sul tipo di tumore che la probabilità assegna nelle diverse situazioni. Adesso lo studio svedese dell’Università di Lund e di Umeå colma per la prima volta la lacuna dando indicazioni più precise sul destino che attende gli uomini. E ci riesce dopo avere monitorato la salute di 50 mila individui, fratelli di un malato di cancro alla prostata.  Il 30 per cento degli uomini con un solo fratello malato hanno ricevuto la diagnosi per la stessa malattia intorno ai 75 anni (il 15% a 65 anni). Il rischio però aumenta con l’aumentare del numero dei parenti malati.  Per chi ha avuto un padre e un fratello malati, o due fratelli, le probabilità di ricevere la temuta diagnosi salgono al 55 per cento a 75 anni. Solo nel 14 per cento dei casi, però, il rischio riguarda le forme più aggressive. I fratelli o i figli di chi ha avuto un tumore innocuo non possono stare tranquilli perchè non sono infatti meno a rischio di sviluppare la forma aggressiva.  Gli uomini con fratelli o con il padre con forme leggere di tumore, non sottoposti a terapie, non sono consapevoli di essere esposti a rischi comunque alti. Con questo studio gli autori sperano di inaugurare un nuovo corso della prevenzione che si basi su dati epidemiologi maggiormente diversificati. Non basta chiamare in causa una generica familiarità per ipotizzare un generico rischio e bisogna tenere in considerazione l’età, la diagnosi e il numero di parenti che hanno avuto un tumore alla prostata. Le linee guida invitano tutti gli uomini sopra i 40 anni con casi noti in famiglia a sottoporsi al test del Psa.

Moreno Manzi

 

 

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