Trump un anno dopo

Nel libro di Wolf, che sembra aver suscitato grande clamore a livello internazionale, non vi è scritto nulla di quanto, già, non si sapesse sull’inquilino della Casa Bianca. Tutti conoscevamo la volubilità di Trump, la sua incapacità ad analizzare con attenzione le questioni più importanti, la sua vanità, il suo atteggiarsi a grande provocatore.Ha bene osservato a tal proposito il New York Times, il caso Wolf appartiene alle tradizioni di una Washington pettegola e avida di indiscrezioni, in cui i collaboratori di un presidente tentano di conquistare notorietà con un libro più o meno scandalistico sugli errori e gli eccessi del loro ex padrone. E’ già accaduto a molti predecessori di Trump ed accadrà ancora. Esiste una parte della società politica americana, liberal e democratica, che ha sempre considerato l’attuale presidente un corpo estraneo, lesivo per l’immagine degli Usa nel mondo, e spera di vederlo al più presto sul banco degli imputati se sarà possibile avviare contro di lui la procedura dell’impeachment, prevista dalla Costituzione americana. Ma bisogna anche riconoscere che il partito ‘Pro Trump’, oggi si è rinvigorito con la riforma fiscale che piace tanto a gran parte dell’industria, dell’alta finanza e quella parte del mondo del lavoro, contraria alla globalizzazione, che spera nel ritorno in patria delle aziende emigrate in Cina e in altri Paesi. Oggi in America si combatte una sorta di guerra civile incruenta. In un Paese dove l’intesa fra i due maggiori partiti sulle questioni di interesse nazionale, è considerata una virtù tutta americana, la personalità e il modo di atteggiarsi di Donald Trump hanno diviso il Paese. L’indagine sulle interferenze del Cremlino sulle elezioni negli Usa, non è solo un problema russo-americano, è soprattutto americano. Trump in effetti non ha diviso solo gli americani. In politica estera sconfessando in parte tutto quello che aveva costruito Obama, ha creato per gli Usa nuovi amici, ma altrettanti nuovi nemici. In Medio Oriente potrà contare d’ora in poi sull’amicizia dell’Arabia Saudita, d’Israele e di tutti coloro che hanno interesse a rovesciare il regime teocratico in Iran. E ha contribuito infine a dividere l’Unione Europea. Paesi come la Polonia, l’Ungheria e la stessa Romania, in contrasto con Bruxelles, per aver adottato provvedimenti che limitano il potere della magistratura, potranno sicuramente contare sull’amicizia di Trump. Se queste divergenze all’interno dell’UE dovessero avere come effetto un’Europa a due velocità, di questo dovremmo ringraziare Trump.

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