Donald Trump ha avvertito l’Unione Europea, annunciando che introdurrà dazi al 200% su vini, champagne e alcolici provenienti “dalla Francia e da altri Paesi rappresentati dall’Ue”. Trump ha scelto il suo social Truth per ufficializzare la sua ritorsione contro i dazi dell’Unione imposti sul whisky prodotto negli Stati Uniti. L’Italia, che negli Usa ha un importante partner in termini di export, potrebbe accusare il colpo.
Giovedì 13 marzo ha annunciato la ritorsione commerciale nei confronti dell’Ue. Queste le parole del presidente Usa: “L’Unione Europea, una delle autorità fiscali e tariffarie più ostili e abusive al mondo, creata al solo scopo di sfruttare gli Stati Uniti, ha appena imposto una pesante tariffa del 50% sul whisky. Se questa tariffa non verrà immediatamente rimossa, gli Stati Uniti applicheranno a breve una tariffa del 200% su tutti i vini, champagne e prodotti alcolici provenienti dalla Francia e dagli altri Paesi rappresentati dall’UE. Questo sarà un grande vantaggio per le aziende vinicole e di champagne negli Stati Uniti”
Poi se l’è presa con il Wall Street Journal, dicendo che “non ha idea di cosa stia facendo o dicendo. È controllato dal pensiero inquinato dell’Unione Europea, che è stata creata con l’obiettivo principale di fregare gli Stati Uniti d’America. Il loro (WSJ!) modo di pensare è antiquato e debole, ed è molto dannoso per gli USA. Ma non temete, vinceremo su tutto! I prezzi delle uova sono in calo, il petrolio è in calo, i tassi di interesse sono in calo e il denaro derivante dai dazi sta affluendo negli Stati Uniti. L’unica cosa di cui dovete avere paura è la paura stessa! Gli Stati Uniti non hanno il libero scambio. Abbiamo uno scambio stupido. L’intero mondo ci sta DERUBANDO!”
I dazi Usa rischiano di pesare su alcuni prodotti italiani, eccellenze dell’enogastronomia. Alcune regioni, in particolare, subirebbero con maggior durezza i dazi di Trump Il ministro degli Esteri, nonché vicepremier, parlando con i giornalisti al G7 Esteri di Charlevoix ha dichiarato che al segretario di Stato Usa, Marco Rubio, “dirò soltanto che una guerra commerciale non conviene a nessuno. Sono altresì convinto che l’Italia può importare di più dagli Stati Uniti, può investire di più in Usa e un import maggiore e maggiori investimenti italiani potrebbero essere anche uno scudo per tutelare le nostre esportazioni in quel Paese”.
Alcuni mesi fa l’Unione italiana vini (Uiv) ha diffuso alcune stime relative all’export negli Usa. Secondo le analisi dell’Osservatorio Uiv, ipotetici dazi al 20% determinerebbero una perdita delle vendite di 330 milioni di euro nel 2025: coi dazi al 200% la situazione diventerebbe catastrofica.
Il governo del Canada è pronto a rispondere ai dazi imposti da Trump su acciaio e alluminio con tariffe per un valore di circa 21 miliardi di dollari
Il 2024 si è chiuso con un valore delle spedizioni in Usa di oltre 1,9 miliardi di euro, il 24% dell’export del vino italiano nel mondo: una quota più che doppia se confrontata sul totale delle merci italiane dirette all’estero (11%). L’altro grande paese che fa dell’export del vino la sua forza è la Francia. Il ministro per il Commercio Estero, Laurent saint-Martin, in un messaggio pubblicato sul suo profilo X, si è scagliato contro l”’escalation” di Donald Trump in questa ”guerra commerciale che ha scelto di dichiarare”, preannunciando che “non cederemo mai alle minacce e proteggeremo le nostre filiere”, aggiungendo che la Francia resta “determinata a replicare”.
Le tariffe doganali annunciate dagli Stati Uniti rischiano di trasformarsi in un macigno per le economie europee, Italia in primis. Giancarlo Giorgetti, parlando alla Camera, ha avvertito che questa mossa potrebbe innescare una reazione a catena capace di indebolire l’intero sistema commerciale globale, tagliando le gambe alle aziende europee che si trovano già a fare i conti con una concorrenza spietata e sleale. I dazi di Trump spaventano l’Eurozona, ma l’Italia non si farà trovare impreparata.
Il dibattito sulla politica commerciale americana rispolvera il vecchio fantasma della globalizzazione sfrenata, quella che per anni ha fatto il bello e il cattivo tempo senza che nessuno osasse mettere dei paletti. Giancarlo Giorgetti ha ricordato come per decenni la competizione globale sia stata una sorta di Far West, dove le aziende italiane si sono trovate spesso dalla parte sbagliata della pistola.
Da una parte, l’incertezza sulle nuove tariffe doganali statunitensi, gli ormai celeberrimi dazi di Trump, tiene tutti col fiato sospeso; dall’altra, c’è chi non dimentica il passato, quando il libero mercato selvaggio ha decimato interi settori produttivi nel nome di una concorrenza che di leale aveva ben poco.
Se c’è una cosa su cui Giorgetti è irremovibile, è che una guerra commerciale non porta acqua al mulino di nessuno. Ma, anziché piangersi addosso, per il ministro potrebbe essere il momento giusto per riscrivere le regole del gioco e dare una ripulita all’Organizzazione Mondiale del Commercio, per far sì che il libero scambio non diventi più sinonimo di giungla senza regole.
La risposta dell’Italia ai dazi americani
Le contromisure italiane saranno svelate il 21 marzo a Villa Madama, come anticipato dal ministro degli esteri Antonio Tajani. Ma nel Governo c’è fermento: mentre alcuni puntano a una strategia comune con l’Europa, altri, come Matteo Salvini, vedono in Bruxelles il vero nemico e denunciano un eccesso di regolamentazione che zavorra le imprese europee più di qualunque tariffa estera.