L’inchiesta in questione, denominata ‘Gold Fish‘ e coordinata dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Milano – sostituto procuratore Grazia Colacicco, scaturisce dalle risultanze dell’indagine ‘Crazy Diamond‘, conclusa nel 2019, che aveva consentito di accertare la commissione di una truffa, per diverse centinaia di milioni di euro, ai danni di decine di migliaia di risparmiatori, da parte di società che, attraverso il sistema bancario, promuovevano e vendevano diamanti a prezzi notevolmente superiori rispetto all’effettivo valore, paventando agli investitori rendimenti irrealistici ed applicando loro esorbitanti provvigioni.

In particolare, approfondendo ulteriormente i flussi finanziari di una delle società le cui quote erano già state sottoposte a sequestro nella precedente operazione e sviluppando alcune segnalazioni per operazioni sospette, le Fiamme gialle milanesi hanno ricostruito “il complesso meccanismo di riciclaggio utilizzato per occultare una parte dei proventi della truffa, anche attraverso l’interposizione di numerose persone fisiche e giuridiche”.

Le investigazioni, svolte dai militari del Nucleo di polizia economico-finanziaria di Milano, hanno consentito, in pratica, di rilevare che Pesce avrebbe riciclato e reinvestito i propri guadagni illeciti in fondi gestiti da una società d’investimento lussemburghese nonché finanziando numerose imprese a lui riconducibili, tutte attive nel Centro-Nord Italia nei più diversificati settori economici: un ristorante a Forte dei Marmi, una cava di marmo, una sartoria ed un concessionario di autovetture tutti a Carrara e due società operanti nel recupero crediti e nell’intermediazione immobiliare con sede a Milano.