Tripla bocciatura sulle previsioni di crescita contenute nella nota di aggiornamento al Def

 

Momento critico per il governo italiano, che vede piovere una tripla bocciatura sulle previsioni di crescita contenute nella nota di aggiornamento al Def: le stime sono già state riviste al ribasso allo 0,8% per il 2016 ed all’1% per il 2017, ma non basta  ad allineare le previsioni formulate dall’esecutivo con quelle ipotizzate dalla Corte dei Conti, da Bankitalia e dall’Ufficio parlamentare di bilancio. Unica nota positiva il parere dell’Istat, che definisce le stime ‘coerenti con i conti trimestrali’ per il 2016. L’Upb presieduto da Giuseppe Pisauro ha definito le stime sul Pil 2017 ‘significativamente fuori linea’ e, dunque, troppo ottimistiche per la reale situazione dell’economia italiana. Anzi, l’Ufficio ammette anche che si possono ipotizzare rilevanti scostamenti in eccesso della crescita reale e nominale anche per il 2018. La bocciatura arriva assieme a quella della Corte dei Conti che, nel corso di un’audizione davanti alle commissioni Bilancio di Camera e Senato, parla di un rischio al ribasso delle previsioni formulate dal governo, con effetti negativi sul percorso programmatico di finanza pubblica, e di elementi di fragilità delle previsioni, soprattutto con riguardo al volume delle esportazioni. Nella stessa occasione, il vicedirettore generale di Bankitalia, Federico Signorini, ha sottolineato che l’obiettivo di crescita formulato dal governo è ambizioso e la dinamica del prodotto è significativamente maggiore di quella del quadro tendenziale. L’Istituto di Palazzo Koch, tuttavia, ammette che la previsione è basata su una composizione della manovra sulla quale la Nota non fornisce informazioni di dettaglio. Ed è a questo appiglio che si è aggrappato il Ministro dell’economia Pier Carlo Padoan, nella sua risposta alle eccezioni formulate dalle tre importanti istituzioni economiche. Alla critica di aver formulato stime troppo ottimistiche, il numero uno dell’Economia ha replicato che l’obiettivo è certamente ambiziosa, ma realizzabile, perché si basa su una manovra che dà una spinta alla crescita  e sulle misure contenute in essa, di cui Bankitalia, Corte dei Conti e Upb non potevano certo essere a conoscenza. Questa ambizione è sostenuta in modo concreto da una manovra che dà una spinta alla crescita, ha spiegato Padoan, rimarcando che tutte queste informazioni non erano disponibili e quindi è chiaro che ci sono margini per chiudere il gap tra le previsioni. Il Ministro ha poi affrontato il tema delle relazioni con la Commissione europea, affermando che sul tema della flessibilità non c’è un piano B ma un dialogo continuo per evitare situazioni di conflitto che non farebbero né all’Italia né alla Commissione. Le previsioni sulla crescita non sono una scommessa, replica alle critiche il Ministro dell’economia Pier Carlo Padoan e cita i punti cardine della legge di stabilità per tentare di centrare l’anno prossimo l’1% di Pil. Neutralizzare la clausola di garanzia che riguarda Iva ed accise in primo luogo, anche se questa appare una delle misure controverse: può aiutare a stabilizzare i consumi, ma solleva obiezioni da parte di coloro che ricordano come le imposte indirette sono inferiori a quelle di altri Paesi mentre sarebbe meglio concentrare le risorse su fisco e costo del lavoro. Poi ci sono gli interventi per l’innovazione, la produttività, le Pmi. Infine famiglie e pensioni. Sembrerebbe un insieme di misure accettabili (anche per Bruxelles), ma che potrebbero non avere la forza di trasferire all’economia quel cambio di basso che è poi alla base delle previsioni che danno per il 2017 un Pil al rallentatore, vicino al mezzo punto percentuale. Ed anche questa valutazione non pare essere una scommessa, tanto più che le percentuali stimate per il Pil non sono esaltanti i né per l’ Europa, né per altri giganti dell’economia mondiale. Se Padoan ammette che la congiuntura internazionale ha determinato fra le sue conseguenze anche il rallentamento dell’Italia, come poter ignorare che gli stessi influssi non facciano anche nel 2017 da zavorra dell’andamento economico? Se guardiamo i capitoli che possono rivitalizzare la nostra economia le lacune non sono poche: investimenti pubblici e privati debolissimi, consumi impantanati nella deflazione, occupazione in ripresa ma sempre con l’affanno fra sgravi che terminano e voucher che esplodono. Torna a difendere i conti del Def il premier Matteo Renzi affermando che incontra che il Pil lo produce, e  non chi lo analizza: ‘Come sempre  a ottobre gli esperti ci dicono che le nostre misure non hanno copertura e i numeri non tornano. Rispetto le loro tesi anche se ricordo che dicevano la stessa cosa per gli 80 euro, per la tassa sulla prima casa, per il JobsAct e i suoi incentivi, per l’Irap costo del lavoro, per le tasse agricole, per il patent box e il superammortamento o per i soldi in più sulla scuola o sulla cultura. Abbiamo sempre trovato le coperture, smentendo le previsioni negative econtinueremo a farlo. Il governo non fa nessuna scommessa ma un calcolo, pure prudente, della spinta al Pil che arriverà con la prossima manovra’. E  risponde ai detrattori dicendo  che essendo previsioni ‘glielo dico tra un anno chi ha ragione, l’ultimo anno siamo stati più prudenti della realtà ed è andata meglio…’.

Roberto Cristiano

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