BF3-1106

Tribunale di Gela: Si alla chiamata della Raffineria di Gela quale responsabile civile.

Il giudice Marica Marino ha accolto le eccezioni sollevate dai difensori di venti imputati, tutti accusati di lesioni colpose a seguito delle patologie che, nel corso degli anni, hanno colpito diversi ex operai dell’indotto Eni.

“Fin dal 2009 ho insistito affinché ci fosse piena luce sull’utilizzo di amianto nel petrolchimico di Gela e quindi, in qualità di Presidente Nazionale dell’Osservatorio Nazionale Amianto, ho promosso attraverso la sede territoriale di Gela, coordinata da Salvatore Granvillano, una verifica dei dati epidemiologici, da cui è risultata una più alta incidenza di patologie asbesto correlate tra coloro che hanno lavorato nel petrolchimico. Ciò ha dato l’impulso alle istanze di giustizia. Come difensore di molte vittime e familiari debbo evidenziare come i lavoratori di Gela sono stati trattati come una donna sedotta e abbandonata. Infatti, non c’è stata una politica industriale e di sviluppo del territorio, nel quale sono rimasti solo i cancri causati dal benzene e dall’amianto”, ha sottolineato Ezio Bonanni, presidente dell’Ona.

Sono state ammesse le costituzioni di parte civile di quattro ex lavoratori, a loro volta affetti da patologie collegabili alle pericolose sostanze presenti in fabbrica e alle emissioni generate dal ciclo produttivo della raffineria. Gran parte dell’indagine condotta dai pm della procura ruota intorno all’esposizione all’amianto in fabbrica e alla mancata adozione delle necessarie misure di precauzione. I legali degli operai, gli avvocati Davide Ancona ed Ezio Bonanni, hanno ribadito le ragioni dei loro assistiti, riuscendo anche ad ottenere la chiamata in giudizio, come responsabile civile, della società Raffineria di Gela spa.

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