Tria spinge Atlantia e apre all’intesa sulle autonomie

Le autonomie, la cordata per Alitalia, il salario minimo, le priorità in Europa sono fra i temi chiave dell’intervista del ministro dell’Economia Giovanni Tria con La Stampa. Sulle autonomie, non crede che il governo sia a un punto morto: «C’è un dibattito molto politico. Ma l’ accordo è possibile. Sul piano tecnico basta attenersi ad alcuni principi di fondo: la ripartizione delle risorse tra le varie Regioni deve avvenire attraverso la definizione dei fabbisogni standard che tengano conto di tutte le particolarità locali».

Venendo alla cordata su Alitalia, Tria pensa che «Atlantia sia un partner forte. E una sua partecipazione sarebbe auspicabile. D’altra parte la questione del ponte di Genova e delle concessioni va affrontata su un piano strettamente giuridico, da tenere separato». Sul ruolo dell’Italia nell’Ue, Tria dice: «Le priorità in Europa sono cambiate. Adesso il focus del dibattito è la crescita, il tono della discussione è diverso. C’è una convergenza sul fatto che bisogna rilanciare i grandi programmi europei di investimento». L’ Italia, dice, «non è isolata. In questo contesto sarà possibile rilanciare il dibattito sul Fiscal compact». Per Tria «ci sono i presupposti per cambiare le politiche economiche Ue». Per rispettare i vincoli europei, ora l’impegno è sui tagli alla spesa: «Vogliamo ridurre la pressione fiscale soprattutto a quelli che io chiamo ceti medi».

Avremo dei risparmi sulle spese relative a reddito di cittadinanza e Quota 100. Poi c’ è un aumento del gettito Iva, che stiamo analizzando

Capitolo Iva: «Il parlamento ha invitato il governo a non aumentarla», dice Tria. «Avremo dei risparmi sulle spese relative a reddito di cittadinanza e Quota 100. Poi c’ è un aumento del gettito Iva, che stiamo analizzando». Ci sono anche «le tax expenditures su cui operare, un perimetro complessivo attorno ai 50 miliardi». Infine, «abbiamo 300 miliardi di spesa pubblica su cui si può intervenire». Con l’introduzione del salario minimo «rischiamo di avere un impatto scarso o nullo nella parte più avanzata del Paese e un impatto più forte nel resto del Paese. D’altra parte l’esigenza esiste e dovrà essere soddisfatta in modo equilibrato».

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