Trattativa sul Recovery fund, le parole non bastano. L’Ue vuole i fatti dall’Italia

Si avvicina il giorno del confronto europeo sul Recovery fund, e l’Ue chiede segnali concreti all’Italia per chiudere la trattativa e convincere i Paesi del Nord, gli Stati frugali che restano contrari alla proposta avanzata dalla Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen.

La von der Leyen e la Merkel vogliono chiudere la partita europea sul Recovery fund in tempi brevi. Possibilmente già in occasione del prossimo vertice europeo, ma la sfida sembra impossibile. Quindi realisticamente parlando la speranza è quella di mettere un punto entro la fine del mese di luglio.

Negli ultimi giorni, di fronte alla resistenza dei Paesi del Nord, a Bruxelles sta maturando la convinzione che possa servire un segnale da parte dell’Italia. Uno dei motivi del no al Recovery fund è legato alla convinzione di alcuni Stati che l’Italia possa non essere in grado di avviare il rilancio. In questo modo andrebbe a sperperare le risorse messe sul piatto dall’Unione europea, che ha varato un piano di aiuti di rilevanza storica. L’idea di fondo è che se il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte si presentasse al prossimo consiglio europeo con qualcosa in mano, come ad esempio le semplificazioni amministrative, allora la trattativa per il Recovery fund potrebbe diventare decisamente più semplice per Roma e per Bruxelles. Sarebbe poi gradito un piano chiaro legato al contenimento del debito pubblico italiano, che come noto continua a preoccupare l’Unione europea.

Conte, o meglio il governo, sta lavorando al piano nazionale di rilancio.

Nella bozza del Piano nazionale di riforma, a cui il governo sta lavorando, si legge che “la riduzione del tax gap è obiettivo prioritario”. Tale scopo sarà perseguito con “il miglioramento della qualità dei controlli e con il rafforzamento dell’efficacia della riscossione”. Nella bozza viene inoltre confermata “la determinazione a non prevedere nuovi condoni”. Il ministro Gualtieri: “Non c’è tempo da perdere per evitare una depressione economica”.

“L’alleggerimento della pressione fiscale – si sottolinea ancora – è una delle componenti più importanti del programma di governo” e dopo il taglio del cuneo partito da luglio, il governo sta lavorando a “una riforma complessiva della tassazione diretta e indiretta” per “disegnare un fisco equo, semplice e trasparente per i cittadini, che riduca in particolare la pressione fiscale sui ceti medi e le famiglie con figli e acceleri la transizione del sistema economico verso una maggiore sostenibilità ambientale e sociale”.

Per quanto riguarda le pensioni, è prevista la revisione di ” Quota 100″. Come è scritto nella bozza, “il governo ha già intrapreso un confronto con le parti sociali in vista della conclusione della sperimentazione di ‘Quota 100′, che la legislazione vigente fissa per fine 2021, e valuterà le scelte in materia alla luce della sostenibilità anche di lungo periodo del sistema previdenziale e del debito pubblico garantendo al contempo il rispetto per l’equità intergenerazionale e il conseguimento degli obiettivi di finanza pubblica fase cosi’ delicata”.

Nella premessa del Pnr, il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, ha specificato che l’esecutivo è intervenuto in questi mesi per “contrastare i devastanti effetti economici dell’epidemia Covid-19” e ora “non vi è tempo da perdere” per evitare “una fase di depressione economica”.

Il documento indica le linee del Piano di Rilancio che l’Italia metterà a punto per settembre basato su tre pilastri: “modernizzazione del Paese, transizione ecologica e inclusione sociale e territoriale e parita’ di genere”. Le “notevoli risorse che l’Unione Europea ha messo in campo – ha scritto ancora Gualtieri – devono essere utilizzate al meglio”.

Per Conte la situazione non è semplice. La maggioranza fatica ad avanzare compatta e i nodi da sciogliere sono ancora tanti. Serve un cambio di passo e una alleanza organica tra Pd e Movimento 5 Stelle. In caso contrario tutto potrebbe accadere. In Europa e in Italia. 

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