Controlli preventivi prima delle manifestazioni di sabato, 23 marzo 2017 a Roma. ANSA/MASSIMO PERCOSSI

Trattati di Roma: allerta sugli infiltrati nei cortei

C’è la ‘tradizionale’ minaccia dei black bloc, intenzionati a fare devastazioni nel corso delle manifestazioni di sabato a Roma per i 60 anni dei Trattati di Roma. E c’è quella imprevedibile del ‘lupo solitario’, del jihadista self starter che può seminare il terrore semplicemente alla guida di un’auto, come si è visto ieri a Londra.

Il 25 marzo 1957 la primavera non fece sconti alla Città eterna, ai suoi ospiti e ai Trattati costitutivi della Comunità economica europea e della Comunità europea dell’energia atomica. Scrosci brevi e intermittenti bagnavano le bandiere di Italia, Francia, Germania, Belgio, Olanda e Lussemburgo che facevano un po’ di fatica a sventolare sul Palazzo dei Conservatori mentre le automobili delle delegazioni cominciarono ad arrivare davanti al Campidoglio attraverso un corridoio tenuto libero dagli agenti.

Migliaia di romani cercavano di sbirciare tra le delegazioni dei grandi di un’Europa che prometteva di far dimenticare, se non i nazionalismi, almeno le macerie di pochi anni prima. E, alle 18.00 in punto, i rintocchi della ‘patarina’, la storica campana del Campidoglio, risuonarono nella piazza michelangiolesca per annunciare l’inizio della cerimonia nella Sala degli Orazi e Curiazi. Le foto di quel giorno, in un bianco e nero un po’ sbiadito, non ci rimandano il fasto – forse discutibile per gli occhi di oggi – del damascato rosso che ricopriva il lungo tavolo di noce dove i ministri e capi delegazione avevano preso posto. Ma la solennità, sessant’anni dopo, è intatta. E anche se quel giorno più che certezze c’erano punti interrogativi, il cantiere dell’Europa fu ufficialmente aperto.

La preoccupazione è alta, hanno riferito i vertici delle forze di polizia e degli 007 convocati ieri mattina al Viminale dal ministro dell’Interno, Marco Minniti, per una riunione straordinaria del Comitato di analisi strategica antiterrorismo (Casa).

L’indicazione è stata quella di innalzare ulteriormente il livello di attenzione e rafforzare i controlli sui luoghi affollati. Il timore è anche quello di possibili gesti emulativi. Quanto accaduto ieri a Westminster, ha spiegato Minniti, conferma una minaccia che assume sempre più il carattere dell’imprevedibilità: i tempi di reazione si riducono sempre più. Come Nizza e Berlino, sono attacchi compiuti con i mezzi immediatamente disponibili. Noi dobbiamo quindi riflettere su una strategia che sia all’altezza di questa minaccia: come affiancare l’attività di intelligence al controllo del territorio”

Serve dunque un monitoraggio stretto sui foreign fighters e sugli ambienti a rischio  in modo da cogliere per tempo processi di radicalizzazione. Bastano anche cambiamenti nell’aspetto esteriore, la barba che cresce, vestiti più tradizionali, per far scattare un campanello d’allarme.

Ci sono già state 27 espulsioni quest’anno, l’ultima proprio ieri, un tunisino che viveva a Cinesello Balsamo. Ma non basta. Perché possono passare all’azione soggetti insospettabili, che si sono auto-radicalizzati sfuggendo alle ‘antenne’ degli apparati di sicurezza. Per questo serve anche un presidio accurato del territorio. E vigilati speciali sono i luoghi affollati, diventati obiettivo dei jihadisti a Londra come a Berlino e a Nizza.

Impossibile difenderli tutti, se si pensa solo ad una città come Roma, meta di decine di migliaia di turisti ogni giorno. Ecco perché Minniti ha chiesto di rafforzare ulteriormente i controlli nelle aree di maggiore afflusso di persone anche in vista delle cerimonie di domani, nonché verso i luoghi che notoriamente registrano particolare afflusso di visitatori. Si parla di mete turistiche, monumenti, stazioni, aeroporti, Vaticano, ma anche i posti della movida. Ma, in assenza di segnalazioni specifiche di pericoli dal fronte terrorista, a preoccupare di più in vista delle celebrazioni per i Trattati di Roma, sono i soliti noti: gli antagonisti dei centri sociali più ‘duri’ pronti ad usare i cortei di protesta come ‘scudo’ per violenze di piazza.

Un po’ come è successo all’inaugurazione dell’Expo a Milano, l’1 maggio 2015. Segnali di guerriglia urbana ci sono stati anche recentemente, dagli scontri di Napoli per il comizio di Matteo Salvini, alle contestazioni alla Sapienza al ministro dell’Istruzione, Valeria Fedeli. Si stimano in alcune centinaia i potenziali black bloc da tenere d’occhio sabato. E problemi potrebbe crearne anche l’estrema destra, con Forza Nuova che sfilerà. Non sembrano invece in arrivo presenze significative dall’estero. Si parla di qualche decina di persone. In ogni caso, l’input arrivato alle forze di polizia è quello di essere visibili e rigorose: una gestione dell’ordine pubblico che, come disse lo stesso Minniti dopo gli scontri a Napoli, deve essere improntata ad una ‘tranquilla fermezza’.

 

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