Traffico rifiuti Campania, Puglia e Abruzzo, 6 misure cautelari

Sei misure cautelari, di cui tre in carcere, una ai domiciliari e tre divieti di dimora nelle Regioni di Puglia e Abruzzo sono state eseguite nei confronti degli appartenenti a una organizzazione criminale, operante tra Campania, Puglia e Abruzzo, dedita al traffico e allo smaltimento illecito in aree e depositi non autorizzati di ingenti quantitativi di “rifiuti speciali non pericolosi” che dovevano essere conferiti in discarica. L’ordinanza, emessa dal Tribunale di Bari, e’ stata eseguita dai carabinieri di Bari, la Guardia di Finanza di Foggia, unitamente al Servizio Centrale Investigativo Criminalita’ Organizzata (Scico) della Guardia di Finanza e dai Nuclei Operativi Ecologici dei Carabinieri di Bari e Pescara con l’ausilio di un elicottero della Sezione Area della Guardia di Finanza di Bari. Contestualmente, con provvedimento d’urgenza della Direzione distrettuale antimafia della procura della Repubblica di Bari, sono stati messi i sigilli ai beni e ai rapporti finanziari degli indagati per un valore di 1.635.282 euro corrispondente alla stima del profitto illecito conseguito.

L’indagine avviata dai militari della Guardia di Finanza di San Severo nel foggiano, poi proseguita in sinergia con i carabinieri del Nucleo investigativo di Bari e dei Noe di Bari e Pescara, ha permesso di disarticolare un gruppo criminale dedito all’illecito stoccaggio di rifiuti solidi, prevalentemente provenienti dai comuni della provincia di Caserta, in siti all’aperto o all’interno di capannoni industriali reperiti nella provincia di Foggia e di Chieti. I rifiuti misti, classificabili come scarti della raccolta differenziata – cosiddetti ‘fine nastro’ – sono stati scaricati e ammassati in capannoni industriali oppure accatastati in un’area recintata con muri alti oltre 4 metri, allo scopo di evitare che la discarica abusiva fosse visibile dalla pubblica strada. Figura apicale e punto di riferimento dell’organizzazione e’ un imprenditore di San Severo che, in collaborazione con uno dei suoi fratelli (un terzo fratello e’ indagato a piede libero), titolari di imprese nel settore del recupero di cascami e rottami metallici, e di due imprenditori casertani, anch’essi fratelli, operanti nel settore dei servizi logistici, ha sistematicamente e scientemente pianificato nei minimi dettagli, con ripartizione di ruoli e compiti – anche nel periodo in cui era sottoposto a misura restrittiva domiciliare per reati della stessa specie accertati in una precedente indagine condotta dai carabinieri – il trasporto dalla provincia di Caserta a quella di Foggia e di Chieti di balle di rifiuti misti, causando un grave danno ambientale e destando allarme sociale nelle comunita’ dei territori inquinati.

L’attivita’ investigativa ha preso le mosse da un sequestro, eseguito nel marzo 2018 dai finanzieri di San Severo, di una discarica abusiva realizzata all’interno di un capannone industriale nel centro foggiano, dove erano state illecitamente ammassate 600 tonnellate di eco-balle di rifiuti indifferenziati riconducibili, come accertato da personale dell’Arpa Puglia e dal consulente tecnico della procura, a scarti tessili, di plastica, gomma, legno, carta, che avevano diffuso esalazioni nauseabonde avvertite sin da fine agosto 2017. L’attivita’ d’indagine che ne e’ scaturita, in una prima fase diretta dalla procura di Foggia, ha permesso di individuare a settembre 2018 una seconda discarica abusiva all’interno di un’area recintata di circa 3.500 metri quadrati a San Severo, di proprieta’ della famiglia dei fratelli sanseveresi indagati, dove erano state accatastate circa 10.000 tonnellate di balle di scarti di lavorazioni tessili, mischiati a plastiche ed altri rifiuti comunemente definiti “fine nastro” che nel tempo avevano rilasciato percolato sul suolo. Il quadro indiziario che si e’ andato delineando nel corso delle indagini, e’ stato l’esistenza di un’abituale e sistematica illecita movimentazione di rifiuti speciali derivanti dallo scarto della raccolta dei rifiuti solidi urbani, provenienti dalla Campania, finalizzata ad un loro smaltimento in discariche abusive. Le successive attivita’ investigative hanno permesso il sequestro di altre due discariche abusive di rifiuti speciali non pericolosi, realizzate all’interno di due capannoni. Il primo nella zona industriale di Vasto in provincia di Chieti, di circa 1.250 metri quadrati, dove i carabinieri nell’ottobre 2018 si sono imbattuti in un muro di 1.500 tonnellate di eco-balle alto 6 metri, maleodoranti, in cui erano compattati rifiuti misti, prevalentemente contenitori e imballaggi anche di sostanze pericolose.

Il secondo capannone, di 1.600 metri quadrati, nelle campagne di Chieuti nel foggiano, dove nel novembre 2018 sono state rinvenute ammassate a tutt’altezza – per 5 metri – 1.000 tonnellate di eco-balle costituite da scarti degli impianti di selezione e valorizzazione dei rifiuti provenienti dalla raccolta differenziata urbana. Le vetrate del capannone erano state opportunamente oscurate per impedire che dall’esterno potessero essere visibili le cataste di rifiuti. Complessivamente le indagini hanno permesso il sequestro di: 13.100 tonnellate di rifiuti speciali non pericolosi (compattati in eco-balle); 3 capannoni industriali; e un’area di 3500 metri quadrati. Riconosciuti i gravi indizi di colpevolezza raccolti dalla polizia giudiziaria a carico degli indagati per i ripetuti episodi di trasporto e illecito smaltimento di rifiuti speciali che dovevano invece essere avviati in discarica, il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Bari ha disposto nei confronti dei sei soggetti facenti parte il sodalizio criminale, di cui 3 residenti nella provincia di Caserta, due custodie cautelari in carcere, una agli arresti domiciliari e tre divieti di dimora nelle Regioni di Puglia e Abruzzo. La ricostruzione economico – patrimoniale dei beni e delle disponibilita’ riconducibili ai soggetti facenti parte dell’organizzazione, ha permesso di evidenziare un “profitto” illecito – in termini di costi di smaltimento in discarica non sostenuti dall’organizzazione – di oltre 1,6 milioni di euro e di chiedere all’autorita’ giudiziaria l’emissione di un decreto di sequestro dei beni mobili ed immobili oltre alle liquidita’ bancarie e finanziarie nella disponibilita’ del gruppo criminale. Cosi e’ stato disposto il sequestro preventivo di 4 compendi aziendali, 4 quote societarie, 4 fabbricati, 9 terreni, 4 polizza vita e 38 rapporti finanziare per un importo complessivo di oltre un milione e 635mila euro, corrispondente all’illecito profitto da reato conseguito dagli indagati.

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