Tra indulto ed amnistia

Intervistiamo l’avvocato penalista Attilio Panagrosso che gestirà una nostra rubrica dedicata alle tematiche riguardanti la Giustizia, vista nella accezione più vasta del termine. Gli abbiamo rivolto alcune domande che riguardano l’affidamento in prova ai servizi sociali per Silvio Berlusconi.

 

Avvocato Panagrosso cosa pensa dell’affidamento in prova ai servizi sociali concessa a Silvio Berlusconi?

Relativamente alla ordinanza del Tribunale di Sorveglianza di Milano, che ha concesso l’affidamento in prova ai servizi sociali al già Presidente del Consiglio dei Ministri Silvio Berlusconi, parto dall’affermazione del già presidente del Consiglio dei Ministri D’Alema, riportate su alcuni quotidiani on line, secondo il quale solo i meno potenti vanno in galera, per far comprendere ai lettori che, in realtà, la decisone adottata dal Tribunale di Sorveglianza di Milano, ha accolto quella richiesta perché ricorrevano i presupposti di legge. L’affidamento in prova ai servizi sociali, previsto e disciplinato dall’art. 47 dell’ordinamento penitenziario, è una misura alternativa alla detenzione in carcere, che può essere concessa allorquando la pena da espiare, anche se residua, non superi quattro anni, che il condannato non commetta altri reati e che la misura sia idonea alla rieducazione del reo. Evidentemente, il Tribunale di Sorveglianza procedente ha ritenuto che nel caso di specie ricorressero i presupposti per la concessione della invocata misura alternativa, sulla scorta delle positive informative redatte delle Autorità di Pubblica Sicurezza, sul conto del preposto, nonché sulla appurata disponibilità dell’Ente ad avvalersi della collaborazione del dott. Silvio Berlusconi, al fine di offrire un servizio agli anziani che ospita. Non può e non deve ritenersi che la misura sia stata concessa per consentire allo stesso di poter svolgere la campagna elettorale, dunque che altri al suo posto sarebbero stati reclusi.

E riguardo alla possibilità concessa a Berlusconi di poter svolgere la campagna elettorale?

Salvo leggere poi la motivazione del Tribunale, la autorizzazione a svolgere la campagna elettorale, con le prescritte limitazioni, in termini di tempo ed orari, è l’ovvia conseguenza del principio costituzionalmente garantito di soddisfare, per un verso, la pretesa punitiva dello Stato e dall’altro, garantire la possibilità del reinserimento sociale del condannato. L’affidamento in prova ai servizi sociali, come le altre misure alternative, sono finalizzate ad evitare che il condannato abbia contatto con l’ambiente carcerario, contesto ad elevato rischio di “contaminazione criminale”.

Arriviamo ora al problema “Giustizia”. Cosa può dirmi riguardo ad un possibile indulto o probabile amnistia?

E’ ormai noto a tutti che la l’Italia è stata condannata, dalla Corte Europea, a risarcire gli internati, i reclusi e i detenuti, perché costretti, in ragione dello spazio a disposizione, nonché della vita condotta all’interno dell’istituto, ad restrizione contraria al senso di umanità, oltre che rieducativa. La probabile Amnistia, con il probabile indulto, è sicuramente una via di fuga, rispetto alle minacciate sanzioni della Comunità Europea, ma per non farla rimanere cieca è necessario il tempismo del Governo e, quindi, del Parlamento ad approvare una radicale riforma del sistema giudiziario penale. A modesto avviso, uno dei problemi del sovraffollamento delle carceri é l’abuso del ricorso alla misura cautelare della custodia intramuraria. Non basta, evidentemente, la formula usata dal legislatore, nella redazione dell’art. 275 C.p.p., secondo la quale la custodia cautelare deve essere applicata solo allorquando le altre misure non sono idonee a salvaguardare il pericolo della reiterazione del reato, poiché il tutto è rimesso all’apprezzamento dell’inquirente e del giudicante delle indagini preliminari. Si pensi per esempio a reati contro la Pubblica Amministrazione e/o alla Giustizia, per i sospettati di questi reati, non meno della custodia in carcere, le misure interdittive e le altre misure cautelari, sono idonee a scongiurare il pericolo di reiterazione di reati. Penso, dunque, siano utile l’amnistia e l’indulto, insieme ad una subitanea riforma strutturale della Giustizia, per evitare che tra qualche anno ci troveremo nella medesima critica situazione attuale, sia sotto il profilo etico-morale, a cospetto degli stessi detenuti, oltre che della Comunità Europea, sia sotto il profilo pratico, nel senso che non avremmo più dove mettere i detenuti.

Roberto Cristiano

 

 

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