Dall’inizio della crisi nel 2016 per la prima volta aumenta l’occupazione tra i giovani ma al tempo stesso prosegue la crescita del lavoro atipico. Tra i giovani occupati uno su quattro svolge un lavoro a termine o una collaborazione e la percentuale sale per le donne con una su tre. Inoltre tra le donne il 41,5% delle occupate con lavoro atipico è madre. Sono alcune delle indicazioni fornite dal presidente dell’Istat, Giorgio Alleva, nell’audizione alla commissione affari costituzionali della Camera.
Alleva ha indicato che per entrambi i generi la quota di lavoratori temporanei, già in partenza più consistente fra i giovani, aumenta dal 1997. In particolare, tra il 2008 e il 2016, nella classe 15-34 anni, la quota di dipendenti a termine e collaboratori aumenta di 5,6 punti, dal 22,2% al 27,8%. Nel 2016 si attenua la crescita del lavoro atipico, ma solo per i dipendenti a termine, mentre i collaboratori continuano a diminuire, a fronte di incrementi nel lavoro a tempo indeterminato anche tra i più giovani.
La crisi ha penalizzato ulteriormente i giovani, maggiormente impiegati in lavori temporanei, che spesso non si sono visti rinnovare i contratti giunti a scadenza. Di conseguenza, a partire dal 2008, si è registrato un calo dell’occupazione dei giovani e un progressivo aumento della disoccupazione.
Il presidente Istat ha rilevato che il calo dell’occupazione maschile nel periodo compreso tra il 2008 e il 2014 è stato di circa 16 punti percentuali nelle classi 20-24 anni e 25-29 anni e di circa 11 punti nella classe 30-34 anni. Tra le donne il calo, iniziato nel 2009, è di circa 10 punti nelle prime due classi e di 6 punti tra le donne di 30-34 anni.
Negli ultimi anni si rilevano segnali di ripresa. Nel 2016, per la prima volta dall’inizio della crisi – ha detto Alleva – aumentano gli occupati di età compresa tra i 15 e i 34 anni (+0,9%). La crescita riguarda anche il corrispondente tasso di occupazione (39,9%, +0,7 punti percentuali), che tuttavia rimane di oltre dieci punti sotto il livello del 2008. Tali incrementi sono dovuti esclusivamente alla dinamica positiva dei giovanissimi (15-24 anni), a fronte di una sostanziale stabilità della classe 25-34 anni.