Tra Economist e primo sondaggio post-estivo si assiste agli elogi su Giorgia Meloni

Dopo un’estate passata a dare la caccia alla premier e a imbastire gossip e retroscena su vacanze, vicende familiari e dintorni, il primo sondaggio dopo le vacanze estive della politica italiana arriva forte a smentire gli elettori del volto multiforme della sinistra in cerca di un campo largo che non arriva mai, utile solo  a fissare paletti e confini.

L’Economist, bibbia della finanza anglosassone che un tempo riteneva  Berlusconi inadatto a governare,  elogiava la premier Giorgia Meloni, con un lungo articolo in cui  spiegava come avesse letteralmente smentito gli scettici, elogiandone la sua politica sia sul fronte economico che su quello della immigrazione clandestina.

Arriva ora dall’Economist  un  reportage dal sud Italia, in cui si spiega come le mosse del governo italiano e i fondi del Pnrr abbiano portato benefici importanti per una parte del paese che da decenni soffre un ritardo competitivo importante con il resto del paese. Il giornale inglese ha avuto parole al miele per come sono stati fino ad ora gestiti i soldi del grande piano di resilienza e ripresa.

“Grande cambio di passo del Mezzogiorno a livello politico, amministrativo, economico, burocratico”. A pagina 44 della rivista economica più importante al mondo si legge del grande cambio di passo del Mezzogiorno a livello politico, amministrativo, economico, burocratico. Una vera e propria rinascita, che secondo il giornale britannico è dovuto all’unione di due fattori: i fondi messi a disposizione dall’Unione europea per rimettere in carreggiata il Meridione nella più ampia strategia di riconnettere i territori in difficoltà e superare le ataviche divisioni tra i tanti Nord e i Sud europei; la capacità dell’esecutivo italiano di utilizzare quei fondi, di non sperperarli, di non sprecarli, di adoperarli in modo serio, concreto, celere.

E anche in questo contesto, il cambio di passo si è avuto con l’arrivo del Governo Meloni. “I fondi UE del nuovo fondo stanno andando alla costruzione di una nuova linea ferroviaria da Napoli a Bari e di un parco eolico al largo della Sicilia. Si stanno allestendo asili nido nel tentativo di aumentare il basso tasso di occupazione femminile, insieme a una debolezza dell’economia meridionale” si legge nel pezzo nell’edizione cartacea del settimanale.

Quello che lascia poi stupiti è che il giornale inglese, smentendo la vulgata comune arriva a criticare il governo Draghi per come ha gestito la programmazione del Pnrr,  al contrario di quello invece fatto sotto il governo Meloni, sotto l’abilissima regia del ministro Fitto, ora commissario europeo in pectore.

Nel pezzo, infatti, si legge che per affrontare il problema legato al rischio di infiltrazioni mafiose nella gestione dei fondi, Draghi ha optato per assumere “circa mille persone per fornire assistenza tecnica alle autorità locali. Ma – obietta la rivista – ricevevano stipendi relativamente modesti e contratti triennali”. Tuttavia, il governo di Giorgia Meloni ha adottato una linea diversa.

Il giornale inglese spiega come anche sul fronte spesa siano stati fatti dei passi avanti da gigante, anche se si manifesta ancora qualche dubbio sulla capacità di riuscire a spendere tutta la cifra entro il limite stabilito dalla commissione “E dovrebbe essere in grado di garantire che il denaro venga speso più velocemente. Bruxelles normalmente eroga denaro dal fondo solo quando è convinta che il paese in questione abbia realizzato le riforme e gli investimenti desiderati entro le scadenze stabilite. L’Italia ha fatto bene su questo fronte. Ma la sua sfida più grande, e non solo al Sud, è l’insistenza della Commissione sul fatto che gli stanziamenti debbano essere spesi entro la fine del 2026”.

Insomma, al di là di quello che si possa pensare sul governo Meloni, è indubbio che la grande attenzione mediatica che sta suscitando presso i più autorevoli giornali internazionali, è certamente una grande novità per un paese da troppo abituato a convivere con l’idea di essere sempre e comunque sotto esame, alla stregua di uno scolaro indisciplinato.

L’unico recinto in cui, anche nella clausura estiva, si è mossa l’opposizione infatti, è quello delle caccia alle streghe e delle recriminazioni indiscriminate sparate con il fucile puntato sulla maggioranza e sui suoi equilibri a cui la sinistra pensava di poter dare una spallata col dibattito su Ius scholae e Ius soli.

Invece  i dati dell’indagine firmata dall’Istituto Piepoli, non lasciano adito a dubbi su cosa realmente interessi agli elettori e su chi confermano di voler puntare.

Il primo sondaggio dopo l’estate conferma le preferenze per la maggioranza di centrodestra

Sale Fratelli d’Italia, cala il Pd, il Movimento 5 Stelle resta stabile ma, nell’eterno conflitto in corso tra i vertici pentastellato, Conte assesta un colpo al garante rosicchiando posizioni alla voce sul consenso personale. I dati vengono presentati dalla tribuna del talk di La7 Omnibus, e confermano che – a detta di Piepoli – FdI resta abbondantemente il primo partito con il 28,5%, guadagnando lo 0,5.

Nel centrodestra, si riduce il divario tra Forza Italia e la Lega. Il partito di Antonio Tajani, forse a causa delle polemiche sullo Ius scholae, paga lo scotto del malcontento e perde mezzo punto, scendendo all’8,5%. Mentre il partito di Matteo Salvini resta saldo all’8%. A chiudere il gruppo dell’alleanza di governo poi c’è Noi Moderati di Maurizio Lupi,  stabile all’1 per cento tondo.

Ma è nel capitolo del centrosinistra,  nel sempre più fantomatico “campo largo” che pezzi i pezzi ogni ora (e ogni polemica) che passa, il Partito democratico arretra perdendo 0,5 punti, arrestandosi al 22,5% (-0,5). Che rappresenta comunque sempre quasi il doppio del M5S, arenato all’11%, con Alleanza Verdi e Sinistra che guadagna lo 0,5 (ora al 6,6%) così come Azione (3,5%, sempre +0,5). Fermi al 2,5% gli ex alleati alle ultime Europee (finite senza aver superato la soglia di sbarramento peraltro), Italia Viva di Matteo Renzi (tra i più attivi negli attacchi a orologeria indirizzati a Arianna Meloni, che l’ha smentito punto per punto) e +Europa di Bonino e Riccardo Magi, entrambi al 2,5 per cento.

La premier Meloni che, come scrive Libero sul sondaggio, « resta di gran lunga la prima della classe con il 43%, anche se con un punto lasciato per strada». Alle sue spalle, ma a debita distanza troviamo Tajani con il 33%. E solo dopo Conte ed Elly Schlein: il primo rilanciato dalla visibilità che gli scontri fratricidi con Grillo, vuoi o non vuoi, gli stanno concedendo. La seconda sparita dai radar di un’estate che doveva essere “militante” ma che invece ha dimostrata più che altro quanto Elly si sia stata “latitante”, nel senso di “non pervenuta”. Almeno agli elettori interpellati dal sondaggio.

I due ami-nemici di Pd e M5S, allora, crescono entrambi di 2 punti percentuali salendo al 31%, davanti a Salvini al 29 per cento. Alle loro spalle, ma sempre a debita distanza, Nicola Fratoianni di Sinistra italiana e Angelo Bonelli dei Verdi, che scalano posizioni salendo al 22% (e guadagnando il 2% a testa).

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