‘Totòtruffa’ in teatro: il Trianon Viviani omaggia Mario Scarpetta

Nel quindicesimo anniversario della scomparsa del grande attore attore e commediografo,  degno erede della grande famiglia che inaugurò il suo palcoscenico, l’ente pubblico di Forcella annuncia il proprio sostegno per la messa in scena dell’inedita trasposizione scenica del film di Totò Tutto per truffa, truffe per tutti, l’inedita trasposizione teatrale di Mario Scarpetta del celebre film Totòtruffa ’62, sarà portata in scena grazie al sostegno del Trianon Viviani.

Il teatro pubblico di Forcella lo annuncia nel giorno del quindicesimo anniversario della scomparsa del grande attore e commediografo partenopeo, per ricordarne la memoria ma soprattutto per rendere omaggio alla grande famiglia teatrale Scarpetta. Mario era nipote di Vincenzo Scarpetta, che inaugurò il Trianon nel 1911 debuttando nel ruolo di don Felice Scosciamocca nella classica commedia paterna Miseria e Nobiltà.

Con il sostegno del Trianon Viviani sarà, quindi, finalmente allestita la commedia scritta da Mario Scarpetta per tributare un nuovo sincero omaggio al Principe della risata, un modo per “ricambiare” Totò del suo interesse per il teatro del bisnonno Eduardo, tradotto, negli anni ’50, nelle fortunate trasposizioni cinematografiche de Un turco napoletanoMiseria e Nobiltà e Il medico dei pazzi. Con Tutto per truffa, truffe per tutti, scritta nel 2003, Mario intendeva rinnovare il successo di un’altra sua riduzione teatrale di un film di Totò, La Banda degli onesti, portata in scena dal 1998 al 2004, anno della sua scomparsa.

Mario Scarpetta morì il 14 novembre 2004. A quindici anni dalla scomparsa, ecco il ricordo di Giovanni Pinto, presidente del teatro Trianon Viviani, già coordinatore delle prime edizioni dell’Estate a Napoli promosse dalla sindacatura di Maurizio Valenzi, quindi produttore teatrale, con molti allestimenti che hanno visto protagonista proprio l’artista partenopeo.

Sono passati già quindici anni che Mario non è più con noi.

Tanto tempo, eppure sembrava ieri quando ci salutammo nel Maschio Angioino nell’agosto del 2004, al termine di una tournée che lo vide protagonista con Don Rafele ‘o trumbone e Cupido scherza e spazza di Peppino De Filippo.

In quello stesso mese Mario iniziò a non stare bene, con continui e persistenti abbassamenti di voce nonostante le cure quotidiane a cui si sottoponeva per recitare. Lui aveva attribuito questo problema alle lunghe nottate in barca a Procida nel mese di luglio, la sua vacanza preferita prima di cominciare l’“estiva”. In ottobre era atteso al Parioli a Roma di Maurizio Costanzo, per la ripresa de La Banda degli onesti, una sua riduzione teatrale dal film di Totò, da me prodotta: uno spettacolo che aveva inanellato cinque anni di successi, tanto da portarlo a scrivere un nuovo testo da portare in scena tratto da un altro divertentissimo film del Principe della risata, Totòtruffa ’62. Purtroppo non era così! Il 14 ottobre, all’alba, alla vigilia di questo debutto romano Mario ci lasciò.

Lo avevo conosciuto quaranta anni fa. Era il settembre del 1979 e nel Maschio Angioino, per Estate a Napoli, veniva rappresentata Festa di Piedigrotta di Raffaele Viviani per la regia di Roberto De Simone. Mario, che vi recitava nel ruolo di Cusemiello, il capo dei Bazzarioti, si mostrò molto sorpreso di questo mio interesse per i lavori scarpettiani: «Ho sempre pensato che questo tipo di teatro fosse lontano dai tuoi pensieri – mi disse –: ti vedo impegnato con programmi dell’Estate a Napoli che sono tanto lontani dal teatro che io amo». E io, in risposta: «Con Maurizio Valenzi stiamo tentando di sprovincializzare la vita culturale e spettacolare di Napoli, portando finalmente spettacoli da ogni parte del mondo e anche dall’Italia, che prima di ora si fermavano a Roma; ciò non significa che non abbiamo amore per il nostro grande teatro di tradizione». Quindi mi informò della decisione di dare vita a una sua compagnia teatrale, dopo l’esperienza con Eduardo, durata cinque anni. E così nella stagione 1979/1980, a soli ventisei anni, Mario allestì la sua prima “Scarpettiana” al teatro Cilea di Napoli, rappresentando Tre pecore vizioseIl medico dei pazzi e ‘O scarfalietto, con artisti come Dolores Palumbo, Geppino Anatrelli, Tullio Del Matto e Maria Basile.

Qualche anno dopo, terminato il mio impegno al Comune e intrapresa l’attività di produttore teatrale, iniziò la mia collaborazione con Mario, durata venticinque anni, mettendo in scena i lavori noti del bisnonno Eduardo, ma anche quelli meno noti, come Il testamento di ParasaccoL’amico di papàNu brutto difettoMettiteve a fa l’ammore cu meFelice sposoFeliciello e Feliciella. A Mario, molto compiaciuto di aver trovato un impresario disponibile a mettere in scena anche titoli poco noti di Scarpetta, rispondevo che per valorizzare il teatro di Scarpetta bisognava percorrere anche questa strada più difficile e rischiosa; e chi, se non Mario, poteva mettere in scena e recitare questi lavori sconosciuti al grande pubblico?

La sua testimonianza del teatro di famiglia (Scarpetta, Eduardo e Peppino) non fu comunque esclusiva. In scena con artisti come Carlo Giuffrè, Luca De Filippo, Mario Martone, Toni Servillo e Nello Mascia, si cimentò, sempre con grande successo, in testi di Viviani, Santanelli, Satta Flores, Beckett, Marivaux, Marotta, De Simone, Curcio, Wertmüller, Zoščenko, Gogol’ e Čechov, o anche in testi e rielaborazioni scritti di propria mano – per esempio La Banda degli onesti e Come la serva diventò padrona – per poi ritornare con più vigore all’antico amore di sempre, il teatro di Eduardo Scarpetta.

Degno erede di una grande famiglia di teatro, Mario diede tantissimo sulle scene, ma non ricevette nella nostra Napoli i giusti riconoscimenti per il suo instancabile lavoro e una maggiore attenzione da parte di tutti, come peraltro ebbero a riflettere Luigi De Filippo e Lina Wertmüller.

Ciao Mario, ti porteremo sempre nel nostro cuore ma soprattutto ti ricorderanno con affetto i tuoi spettatori ai quali dicevi alla fine di ogni recita: «Speriamo che questo rispettabile pubblico si sia divertito».

Gianni Pinto

 
       
 
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